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Convocazione di Cattolici Identità  Cristiana

Loreto – Palacongressi 28 – 30 Novembre 2008

“NON C’E’ LAICITA’ SENZA FEDE”

di LUCA MARCONI

RINGRAZIAMENTI
Un caloroso benvenuto a tutti e alcuni ringraziamenti che non sento per nulla formali, ma decisamente sinceri. A tutti voi che siete arrivati a questa convocazione, partecipanti, espressione di associazioni e movimenti cristiani in Italia. Più di 200 sigle in Italia di realtà che hanno una dimensione nazionale o comunque interregionale. Non è stato facile trovare e contattare tutti. Ho fatto centinaia di telefonate e abbiamo inviato migliaia di lettere. Siamo molti e molto dispersi. Ma da tutti una risposta cortese e interessata, anche quando era negativa. (Un saluto particolare agli amici giunti dalle regioni e dalle provincie più lontane: Sicilia, Calabria, Friuli Venezia Giulia e Puglia).
Grazie al partito, alle sue strutture e ai suoi vertici. Dal Segretario nazionale Lorenzo Cesa e dal leader dell’Unione di Centro Pierferdinando Casini, agli amici delle Marche e delle sue cinque provincie per la collaborazione e la sensibilità dimostrata nel comprendere la portata di questo evento.
Grazie a tutti coloro che hanno accettato di intervenire nel dibattito, se pure a titolo personale, e che rappresentano le più importanti e numerose realtà ecclesiali italiane.
Grazie a tutti i volontari, a Media Project e all’amico Domenico Campogiani che ha lavorato in questi mesi al mio fianco.
Grazie al Comune di Loreto e a tutte le autorità civili e militari che hanno collaborato, domani avremo il Sindaco per un saluto, e all’Arcivescovo Mons. Giovanni Tonucci per la splendida accoglienza e disponibilità mostrate.
Da ultimo grazie a Rocco Buttiglione, Presidente del partito e vice presidente della Camera dei Deputati, che ha sempre creduto nella necessità di un dialogo forte e convinto con il popolo cristiano. Ce lo dirai domani, caro Rocco. Ma tutti, stasera, possiamo attestarti la nostra stima ed il nostro affetto per come, da sempre, hai voluto testimoniare la tua fede e la tua sincera adesione al vangelo a qualsiasi livello della vita pubblica, al Governo come in Parlamento, fino alla clamorosa vicenda della tua esclusione dalla Commissione Europea. Caro Buttiglione nella lunga e tormentata diaspora post democristiana tu e Pierferdinando Casini avete resistito e combattuto perché il simbolo dello scudo crociato non scomparisse. E se noi, a gennaio prossimo, potremo ancora celebrare, come esperienza viva la tradizione avviata 90 anni fa dall’amato e venerato Don Luigi Sturzo, del popolarismo democratico cristianamente ispirato, e perché tu insieme ad altri amici ci avete creduto e non avete venduto lo scudo crociato ai potenti acquirenti di destra e di sinistra. Ve ne sono e ve ne siamo grati sinceramente.

IL PROGRAMMA
Due parole sul programma. Non era facile immaginare un programma considerata la grande diversità dei partecipanti che andavamo ad invitare. Abbiamo proceduto con realismo e buon senso. Dovevamo dialogare e ascoltarci (abbiamo già più di sessanta interventi programmati!), ma volevamo anche caratterizzare l’incontro sotto il segno della fede. Per questo iniziamo con un piccolo pellegrinaggio che sarà guidato dal Crocifisso, quello che altri, e non sono gli islamici, vorrebbero togliere dalla nostra storia e dai nostri edifici pubblici. Ma volevamo anche rendere omaggio a Maria, nel Santuario Mariano d’Italia, quello dell’Annunciazione: “hic Verbum Caro factum est (qui il Verbo si è fatto Carne) “ è scritto all’interno della piccola casa di Gesù, Maria e Giuseppe conservata a Loreto. Questo fatto ha cambiato la storia e anche la storia della politica; non si può prescindere da questo, pena tutti gli orrori che l’uomo ha saputo produrre con guerre, dittature e persecuzioni. Qui a Loreto 10 anni fa, il Cardinale Ruini, al quale saremo sempre grati per la sua guida forte e illuminata della Chiesa Italiana in questi difficili anni, ha pronunciato la preghiera per l’Italia. Vogliamo ripetere questo gesto. Quando pensiamo alla nostra Patria da servire, e da salvare, pensiamo prima di tutti a Dio, perché cambi il cuore malvagio degli uomini, a cominciare dal nostro. Solo a Lui doneremo il nostro cuore e solo di fronte a Lui ci inginocchieremo, perché vogliamo conservarci liberi verso ogni uomo e verso il potere. Vogliamo sconfiggere il cinismo del potere, in base al quale ogni gesto di bontà e nuova speranza non hanno senso. Avremo molti di questi momenti di fede: per domattina, non è nel programma, alcuni di noi, Rocco in testa, hanno manifestato il desiderio di pregare con le lodi mattutine: l’appuntamento è alle 9.00 esatte. E’ tempo che la fede cristiana sia annunciata sui tetti, e non appena sussurrata nella sagrestia! Domani leggeremo anche un’esortazione biblica che ci viene offerta da un carissimo amico, Ernesto Olivero, fondatore del SERMIG, meglio noto come l’arsenale della pace di Torino, che non potendo essere in mezzo a noi ha voluto comunque offrirci una sua testimonianza.

MODALITA’ DEL PROGRAMMA
Quello che vogliamo vivere è un tempo di dialogo, riflessione, incontro personale, attento ascolto reciproco, desiderio di comprendere le ragioni di tutti. Per questo i momenti che richiamano più direttamente alla spiritualità cristiana non sono, e non vogliamo che siano, separati dal contesto del tempo dedicato al dibattito e alla condivisione. Questi tempi ci fanno dire ad alta voce che Dio c’è e che siamo contenti di seguirlo, come vogliamo che tutto il mondo degli uomini si consacri a Dio secondo l’auspicio del Concilio Vaticano II. Anche per questo, caro Lorenzo, mi sento di ringraziare il partito: per aver compreso e condiviso l’importanza di un gesto che non poteva essere relegato ai margini di questa convocazione.

LA NOSTRA ISPIRAZIONE
D’altra parte esistiamo per la nostra ispirazione cristiana. L’amico Francesco D’Onofrio mi ebbe a chiedere che senso poteva avere un ufficio del partito dedicato al Mondo Cattolico e alle Realtà Ecclesiali. La sua obiezione, non peregrina, rimandava al fatto che mai la DC si sarebbe sognata di creare un simile servizio. E’ vero, infatti, che la nostra ispirazione cristiana ci proietta immediatamente verso quel popolo cristiano del quale noi stessi ci sentiamo parte integrante. E’ pur vero però, che la grande confusione degli ultimi decenni e lo stesso impoverimento ideale della democrazia cristiana, divenuta alla fine sempre più partito di potere, ci ha impedito di vedere e di desiderare la radice cristiana del nostro essere in politica. Oggi tutto questo è più chiaro e il nostro compito è di renderlo ancora più esplicito. Per questo ritengo che non avrebbe senso per me, e credo per tantissimi altri amici, una militanza politica in un partito post democristiano che non facesse chiaro riferimento alla dottrina sociale cattolica. Questo però non è un dogma per tutti i cristiani, liberi di militare in ogni partito i cui programmi siano compatibili con la dottrina sociale, ma comunque impegnati ad affermare sempre, anche a costo della poltrona, i valori fondamentali del cristianesimo. Non è solo un problema di coerenza, è soprattutto un fatto di coscienza e di fede, che ogni battezzato dovrebbe comunque maturare alla luce del discernimento che la comunità fa sulle singole scelte della politica.

NON C’E’ LAICITA’ SENZA FEDE
Mi è stato detto che questa affermazione può apparire fondamentalista. Ebbene, il nostro tentativo in questi giorni sarà di scoprire che non è così e perché. Molta confusione nasce dai termini, la parola laico ne ingenera talmente tanta che in molti suggeriscono di non usarla più. Noi crediamo che se laicità è tutto ciò che non è religioso e consacrato, non per questo deve essere senza un credo, senza una fede, senza Dio. Laicità non è ateismo. L’umano senza Dio genera mostri e li abbiamo visti all’opera durante tutto il ‘900. speriamo in un tempo nuovo che seppellisca la degenerazione del pensiero frutto della Rivoluzione francese e di quella bolscevica. Speriamo in un nuovo tempo nel quale, se proprio abbiamo bisogno di evocare un modello, veda come riferimento, mai assoluto comunque, la rivoluzione americana. Da essa si è formata uno stato laico e religioso al tempo stesso, dove la separazione fra Dio e Cesare si è realizzata meglio che in qualunque altra nazione del mondo. Questo perché si è riconosciuto che lo stato non può prescindere dalla fede di chi lo compone. Ogni credo va rispettato, ma lo stato stesso ha necessità di fondamenti etici. Senza questi ogni comunità diventa una giungla col prevalere del più forte; oggi è il più ricco economicamente perché può disporre di più mezzi anche per condizionare il consenso democratico – elettorale. Ecco perché ci sentiamo di affermare che non può esserci una autentica laicità, intesa anche come libertà di pensiero e rispetto dell’oppositore politico, senza una fede: non vogliamo dire per forza cristiano; per noi è così, ma vogliamo che ogni fede sia rispettata e costituisca la base della convivenza civile. Solo in questo contesto, direbbe Don Luigi Sturzo, può nascere la PATRIA. Quella che non è nata nel 1860 con l’Unità d’Italia perché, allora, i liberali al potere esclusero l’unica realtà che poteva veramente unificare il paese. Il nuovo stato era diviso su tutto: l’unica cosa che l’univa era la fede del 99% dei suoi cittadini: cioè la fede cattolica. Lo stato nasce contro quelli, contro la Chiesa, contro la fede cristiana. Una piccola élite, che ci porterà a due disastrose guerre mondiali che potevamo benissimo evitarci, impone la propria gestione del potere a scapito delle masse, senza nessuna preoccupazione di costruire il popolo italiano. Non saranno le guerre e la retorica patriottica o quella fascista a fare gli italiani, ma i sentimenti e le opere di riconciliazione nazionale fondate sul perdono e la misericordia che, prima Sturzo e poi la DC di De Gasperi, metteranno in campo in modo autenticamente laico e cristiano. Da lì si creano le condizioni di una Nazione non solo anagrafica, ma che diventa Patria, nonostante, negli anni successivi, i socialisti e i comunisti guarderanno più all’internazionale rossa che alla comunità italiana. Altro che cattolici fuori dal contesto politico. Siamo stati noi a dare al paese la spinta per diventare Patria e credo che ancora oggi abbiamo molto da dire.

IL CENTRO E LA PDL
Per l’appunto da qui nasce la nostra fissazione per il Centro. Questo non è una semplice collocazione d’aula, al Senato o alla Camera, che poi non si rispetta più molto. Non è lo stare lontani da destra e sinistra. E’ soprattutto mettere la politica al centro e noi collocati nella politica. La centralità della politica significa centralità del Bene Comune, significa primato della persona umana, distanti da chi vuole partire dalla propria posizione di destra o di sinistra, frutto di ideologie, se pur rispettabili, ma che non possono essere le nostre. In verità, il cristianesimo è, per sua natura, una non ideologia e non può essere inquadrata in nessuna. Il cristiano dialoga con chiunque cerchi il bene dell’uomo, con attenzione all’ultimo, quello senza saperi, senza averi, senza poteri. Questo è il centro che oggi tutti vorrebbero occupare da destra e da sinistra a prescindere però dal vero centro, quello storico, quello che è lì da sempre. La PDL, ad esempio, nasce dalla genialità e dall’iniziativa personale di Silvio Berlusconi. Ma non è il centro che fa riferimento alla tradizione del Partito Popolare Europeo. E’ una lista con liberali, socialisti, radicali e cattolici, uomini della vecchia e della nuova destra. Un grande contenitore che ha dentro di tutto, ma non è il centro.

IL CENTRO E IL PD
Dall’altra parte abbiamo il Partito democratico con analoghi problemi. Un grande contenitore con liberali, socialisti, radicali e cattolici, uomini della nuova e vecchia sinistra postcomunista, ma non è il centro come lo abbiamo descritto prima. La stessa questione del posizionamento europeo del PD, come anche della PdL, è sintomatico di questa difficoltà. Se il PD andrà nel gruppo socialista sarà chiara la sua visione alternativa al PPE. Se rimarrà solo resterà con tutte le sue contraddizioni, fuori dai socialisti, dai popolari, dai liberali, senza una chiara identità. La storia dei cattolici in Italia è stata diversa. C’è un solco dal quale non si può prescindere: quel solco è stato tracciato da Sturzo, De Gasperi, Fanfani, la Pira, Moro. In questo solco c’è la storia dei valori dai quali vorremmo partire. La DC ha fondato il PPE. E’ difficile fondere questa storia e questi valori con altri. Ci si può alleare per necessità di governo, ma non ci si può fondere per costruire un sistema di potere quando le visioni che ci orientano sono differenti. Così facendo si tradirebbe la vocazione ad essere qualcosa di vero e coerente, di essere un’espressione politica cristianamente ispirata. Non è certo obbligatoria l’esistenza di un partito siffatto, ma se c’è, deve avere una caratteristica tutta sua, perché per sua stessa natura non può confondersi: chi ci ha provato, a destra o a sinistra, non è riuscito a rimanere lievito, al massimo una voce e, purtroppo, anche poco ascoltata.

IL PAPA
La nostra riflessione non poteva sfuggire dalla contingenza politica, ma possiamo anche fermarci un po’ questi giorni e riflettere al di là di essa. In questo abbiamo voluto farci aiutare dal Santo Padre. Egli prima a Cagliari, il 7 settembre durante l’omelia pronunciata sul sagrato di Nostra Signora di Bonaria e successivamente in Vaticano, incontrando la plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici ha detto cose che dovremmo sapere già, ma che a volte sembriamo voler dimenticare. Particolarmente quando dichiara in modo così semplice e familiare: “Permettetemi, cari amici, un’ultima riflessione riguardante l’indole secolare che è caratteristica dei fedeli laici. Il mondo, nella trama della vita familiare, lavorativa, sociale, è luogo teologico, ambito e mezzo di realizzazione della loro vocazione e missione (cfr Christifideles laici, 15 – 17). Ogni ambiente, circostanza e attività in cui ci si attende che possa risplendere l’unità tra la fede e la vita è affidato alla responsabilità dei fedeli laici, mossi dal desiderio di comunicare il dono dell’incontro con Cristo e la certezza della dignità della persona umana. Ad essi spetta di farsi carico della testimonianza della carità specialmente con i più poveri, sofferenti e bisognosi, come anche di assumere ogni impegno cristiano volto a costruire condizioni di sempre maggiore giustizia e pace nella convivenza umana, così da aprire nuove frontiere al Vangelo! Chiedo dunque al Pontificio Consiglio per i Laici di seguire con diligente cura pastorale la formazione, la testimonianza e la collaborazione dei fedeli laici nelle più diverse situazioni in cui sono in gioco l’autentica qualità umana della vita nella società. In particolar modo, ribadisco la necessità e l’urgenza della formazione evangelica e dell’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici impegnati nella politica, che siano coerenti con la fede professata, che abbiano rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune.”
Ora è evidente che questa parola del Papa esige una risposta. Non possiamo far finta di nulla. Di qualsiasi associazione e movimento e in qualsiasi partito politico stiamo militando, noi cristiani siamo tenuti ad una risposta alta e forte. Concorrere tutti a far sorgere una nuova generazione di laici cristiani impegnati nella vita pubblica. Benedetto XVI non ci avrebbe mai chiamati a fare una nuova super associazione culturale cattolica, o un nuovo sindacato, o un nuovo partito, ma lavorare per far sorgere una classe politica con precise caratteristiche: coerente con la fede professata che abbia regole morali, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune. Persone buone capaci di stare nella storia al di là di interessi particolari e delle loro stesse carriere, evangelicamente direi al di là di se stessi. Esistono uomini e donne siffatte? Credo di si, crediamo di si, vogliamo ancora sperare che esistano e che siano capaci di una nuova missione, di uscire da chiese e sacrestie per offrire al mondo il senso pieno e vero della vita che può venire solo da Cristo; ma anche uomini e donne capaci di lottare per affermare quella giustizia sociale e quella pace frutto della volontà di coloro che sanno credere al di là delle cose e sanno desiderare il bene al di sopra di tutto, per se stessi, ma ancor di più per qualsiasi uomo e per qualsiasi donna, anche se sconosciuti e persino se nemici. Qui a Loreto vorremo incoraggiarci in questa testimonianza, respirare aria pulita, raccontarci le cose belle che Dio continua a fare, offrirci l’un l’altro quella buona novella sulla quale poter costruire la vera civiltà dell’amore.

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