Si sta delineando la fine dell’avventura degli italiani all’estero con la scusa della recessione

Ho un sogno ma ci credo

Ogni giorno, leggendo i comunicati stampa dei deputati eletti all’estero, veniamo a conoscenza solo di cattive notizie per i nostri connazionali. Solo disparità di trattamento tra italiani: quelli in Italia e quelli fuori Italia. Persino sull’ici la disparità ai danni dei secondi si è oramai consumata.

Che dire? Ma soprattutto cosa sperare che avvenga domani mattina?

Insomma, cosa auspichiamo succeda affinché le cose cambino? Molti lasciano fare al Signore a questo punto. Ci pensi Lui a ristabilire le cose e a mettere le persone giuste nel posto giusto e a ridare la “buona volontà” agli uomini.

Noi, invece, prima ancora di rimetterci nelle mani del Padre Eterno, cerchiamo di ricavare dagli uomini ciò che in fin dei conti dipende solo da loro.

Ho un sogno ma ci credo.

Sogno che gli italiani fuori confine, quelli costretti a partire a seguito delle ristrettezze economiche come una volta, oppure quelli invitati ad andare per lavoro d’eccellenza come succede da qualche decennio, si coalizzino e formino un loro Partito.

I partiti si basano su due cose fondamentalmente; sui numeri e sulla volontà programmatica di proporsi alle istituzioni.

Ambedue le condizioni sono presenti per il partito. Il P.I.E sta prendendo vita, si sta delineando la risposta che in maniera chiara evidenzia quanto la classe ’37-’38 dei nostri connazionali sia quella più recettiva.

I settantenni di ogni estrazione e ceto sociale, se ne contano anche di professionisti laureati ed in pensione, son quelli che hanno risposto e rispondono con maggiore entusiasmo. Sono di quelli che hanno capito tutto, soppesato gli uomini e dedotto le conseguenze. Subito dopo i giovani intellettuali e lavoratori di alta specializzazione ai quali viene dato del “lei” e dai quali si prendono direttive.

In ritardo all’appello tutta la fascia intermedia di connazionali che non hanno dimestichezza con le tecnologie e meno ancora con il computer e quanti si sono rimessi letteralmente nelle mani dei Comites oltre che in quelle di nostro Signore.

I numeri nel mondo ci sono e ci sono anche i propositi che, per il solo fatto di essere lontani dalle segreterie dei partiti esistenti, sono una garanzia di “buon lavoro”.

Basta guardarsi un po’ intorno: troppi predicatori, troppi fumaiuoli accesi che millantano credito senza averne. Chi predica amicizie strette con i parlamentari, chi ha avuto promesse, chi ha delle aspettative personali, chi spera di candidarsi ed essere eletto la prossima tornata elettorale. Ce n’è di tutti i tipi e la gente non se n’è accorta ancora. A suo scapito però, si sta perpetrando la fine della favoletta degli italiani all’estero con la scusa della recessione.

La contingenza economica non c’entra niente, è solo una scusa. E’ stato così dal primo momento e cioè dall’inizio della XV legislatura.
E’ tempo invece di preoccuparsi seriamente di cosa ci riservano per domani e dopodomani e pretendere delle risposte serie ed immediate.

I nostri connazionali sparsi nel mondo sono come un esercito che combatte sparpagliato fuori del campo di battaglia. Non è destinato a vincere mai niente. Nessun battaglione (movimenti o associazioni) avrà possibilità, non dico la guerra, di vincere neanche una scaramuccia perché combatte altrove un nemico che invece è in Italia.
Il sogno è quello di portare questo esercito in Italia sotto un’unica bandiere del P.I.E e farlo schierare per pretendere i propri diritti.

Il P.I.E si sta attrezzando per poter fare in modo che questo sogno divenga realtà.

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