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PARTITO ITALIANI ALL’ESTERO : SIAMO CITTADINI ITALIANI NEL MONDO.

Esattamente un anno fa in un mio intervento pubblicato su alcune testate italiane all’ estero scrivevo: “ L’ essere “ cittadino “ italiano significa fondamentalmente usufluire dei diritti costituzionali a prescintere dalla residenza. Diritto costituzionale alla liberta’ d’ espessione, alla assistenza, al voto, alla educazione e all’ informazione, ergo l’ oscuramento Rai satellitale e’ vergognosamente incostituzionale. Francamente piu’ di una volta mi sento offeso l’ essere chiamato: italiano residente all’ estero. A nessuno e’ mai passato per l’ anticamere del cervello che siamo anche noi “ cittadini “. Ecco a distanza di un anno posso liberamente “decretare “ che l’ era della valigia di cartone volge al termine. Non piu’ assistenzialismo ma diritti costituzionali. Il voto a differenza di quanto e’ andata professando la Lega Nord per la Padania e’ un nostro diritto costituzionale, se dovessero in Italia escludere dal voto i pensionati, i disoccupati, gli evasori fiscali, perche’ non pagano le tasse ditemi francamente chi avrebbe il diritto al voto? Se poi vogliamo aggiungerci anche i tre milioni di analfabeti …Tantomeno mi risulta che milioni di italiani nel mondo nel lasciare la Patria abbiano rinnegato la cittadinanza. All’ estero si sta delineando una nuova forza motrice, una nuova identita’ “ quella del cittadino italiano nel mondo” , basta leggere gli interventi, le opinioni e gli articoli sulle varie testate di lingua italiana all’ estero per rendersene conto. Un italiano che non ha piu’ paura dello stato che sia esso di sinistra o di destra. Quest’ oggi ho consultato ( come al solito ) la Costituzione ( non vado a messa ma non ho mai desiderato la roba altrui solo cio’ che mi appartiene ) nella quale non ho ancora appurato un articolo che ci qualifichi cittadini di seconda categoria. Vorrei concludere e citare Matteo Lazzarini residente a Bruxelles in una lettera del 26 aprile 2008 a Sergio Romano “emerito” editorialista del Corriere della Sera : “ Gli elettori italiani all'estero sono discriminati “

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La cittadinanza

Caro Romano, sul voto agli italiani all'estero, le volevo ricordare che il problema non è l'italiano stentato degli emigrati in Argentina o in Australia (quanti italiani d'Italia si esprimono in un italiano stentato oppure solo in dialetto veneto o napoletano?) bensì un altro: il voto di noi cittadini italiani all’estero vale un terzo di un voto di un cittadino italiano residente in Italia. Siamo infatti circa 2,6 milioni di elettori residenti al di fuori dell’Italia, quasi quanto gli elettori residenti in Toscana. Solo che noi eleggeremo 12 deputati e 6 senatori, mentre in Toscana si eleggeranno ben 38 deputati e 18 senatori: il triplo. I francesi, gli spagnoli, i belgi votano anche se residenti all’estero e il loro voto ha lo stesso valore di un voto espresso da un cittadino residente. Il nostro voto no, vale un terzo. Ma l’articolo 48 della Costituzione italiana non sancisce che il diritto di voto è legato alla cittadinanza (e non alla residenza)? Non afferma che il voto è «eguale»? Del resto, prima dell'attuale legge noi potevamo già votare proprio in quanto «cittadini»: bastava recarsi al proprio seggio elettorale in Italia. Se per essere elettori è dunque sufficiente avere la cittadinanza italiana, mi sembra che questo concetto sia difficile da capire e soprattutto da accettare da parte degli italiani residenti in Italia.

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