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Partito Italiani all’Estero: a cosa servono i movimenti e le associazioni all’estero?

Gli italiani all’estero, dagli albori della prima emigrazione, si sono sempre organizzati in associazioni. D’altronde è la forma più elementare e diretta per condividere e solidarizzare.
Attualmente nel mondo se ne contano veramente tante. Alcune di queste hanno raggiunto considerevoli dimensioni specie in America Latina. Ma a che servono?
A parte i fini e gli scopi cui il loro Statuto invoglia a perseguire, qual è il ritorno in termini utilitaristici e politici di un movimento di italiani all’estero nei riguardi delle istituzioni italiane?
Praticamente nessuno. Una massa di persone consistente nei numeri non serve ad incidere sul governo italiano in alcun modo. Non essendo rappresentato in Parlamento da un adeguato e proporzionale numero di deputati, non ha praticamente la possibilità, non solo di imporre, ma neanche di proporre alcunché.
Sappiamo tutti come funziona la politica e cosa conti più di ogni altra cosa: la forza dei numeri, il pacchetto elettorale di cui qualcuno si faccia latore. Più numeri si posseggono, più si ha la considerazione dei politici. Chi è a capo di un movimento tanto folto, non fa altro che farsi forte di un portafoglio importante da sfruttare con i politici locali, non certo con quelli italiani. Ciò non significa che sia disdicevole, tutt’altro, ma non serve a cavare “ragni” da “buchi” italiani. Semmai possono essere utilizzati per risolvere problemi stanziali.
Se si considera poi che questa massa di gente organizzata è anche elettrice nei luoghi di residenza, si comprende quale sia la portata e la forza che acquista il movimento nel “mutuo soccorso” che intercorre tra politici e corpo elettorale. Organizzazioni di questo tipo servono solo nei luoghi di residenza all’estero ed all’interno dei loro confini. Mai essi potrebbero sortire gli stessi risultati fuori da una logica di partito in Italia. E’ bene che la gente sappia che ad un forte e numeroso movimento o associazione italiana all’estero, non corrisponde affatto maggiore incisività nella vita politica italiana. La Circoscrizione Estero ha voluto evitare proprio questo e cioè che questi milioni di italiani all’estero potessero spostare milioni di voti e quindi fare da ago della bilancia politica negli equilibri tra i partiti esistenti. Lo stesso Tremaglia avrebbe voluto un partito unico ma gli fu impedito di porlo in essere. Orbene, una volta chiarito che i movimenti e le associazioni italiane all’estero sono utili solo sui territori esteri ed in questo nulla di male si riscontra, non si vede per quale motivo si debba avversare la costituzione di un partito le cui finalità sono altrettanto lecite con una promessa in più: avere la forza contrattuale a livello di governo italiano. Sta alla gente associata e costituita in movimento scegliere cosa le convenga fare. Ambedue le opzioni possono essere giuste con la sola eccezione che chi scegliesse il movimento locale dichiarerebbe, in questo modo, che non è necessario votare per le elezioni politiche italiane. Non servirebbe a quel punto né la Circoscrizione Estero, né il voto per corrispondenza, né deputati e senatori italiani eletti nel Parlamento italiano. Queste considerazioni potrebbero addirittura tentare qualcuno di abolire il voto perché praticamente inutile e dispendioso.

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