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Una corsa (in)arrestabile al crac?

Qualcuno nel 2006 aveva già previsto tutto

Il mondo ancora sommerso dai titoli spazzatura
Elio Di Caprio

Ora si parla solo di timori di crac finanziario globale, la lotta al terrorismo è passata in second”ordine, ma qualcuno aveva messo in guardia in tempo contro il cataclisma imminente. Tutti dietro al terrorismo internazionale per più di sette anni -e ancora non è finita- dipinto come la spina nel fianco dell”Occidente e intanto c”era qualcun altro che, a nostra insaputa, spingeva alla destabilizzazione mondiale. Almeno così sembra. Non è che dietro il ciclone della speculazione finanziaria ci sia lo stesso Bin Laden, visto che un nemico bisogna pur sempre trovarlo?…

Sentiremo ancora altre “sp eculazioni”, quelle di intellettuali, di economisti e di analisti, alla ricerca della risposta giusta a quanto sta accadendo : siamo in presenza di una crisi del capitalismo in sè o di questo “modello di sviluppo” capitalistico a guida americana che prima o poi può e deve essere superato? Neanche Fausto Bertinotti osa dare una risposta al quesito. Ma fa poca differenza saperlo ora quando si tratta di gestire l”emergenza. Il problema è e sarà il dopo. Con la mirabolante altalena dei mercati borsistici di tutto il mondo non è certo facile misurare gli effetti di quanto succede tra crac reali o probabili e difese ad oltranza di quanto è salvabile. Ma qualcosa di molto profondo sta comunque cambiando ed avrà ripercussioni anche nel nostro Paese.

Sarebbe ad esempio ora inimmaginabile – e questo è consolante – quello che è successo nel 1999 quando fu consentito all”attuale presidente della CAI, Roberto Colaninno di scalare a debito la Telecom con un”operazione di “leveraged buy- out”, una delle maggiori operazioni di finanza internazionale, come si disse allora. Chi dimentica come fu osannata l”audacia dei “capitani coraggiosi” che facevano da battistrada alla finanza creativa di quegli anni, scaricando sull”impresa acquisita i debiti contratti con le banche? Poco importa (a loro) la situazione in cui versa ora Telecom a circa dieci anni di distanza.

Altri tempi, l”ubriacatura della finanza creativa allora funzionava e i nuovi adepti- di destra e di sinistra, non importa- erano tutti folgorati dalle meraviglie delle innovazioni finanziarie. Ora non più.

Ritorna però sempre la solita domanda di fondo che riguarda l”intera situazione critica mondiale che stiamo vivendo : il crac attuale poteva essere previsto e in qualche modo contenuto e a cosa sono serviti i vari comitati per la sicurezza e la stabilità finanziaria messi volenterosamente in piedi negli ultimi anni negli USA (dallo stesso Henry Paulson) e in Europa? Non è stato il solo Giulio Tremonti ad accorgersi da circa un anno che la Federal Reserve americana difficilmente avrebbe potuto controllare una crisi finanziaria che si annunciava di grande portata. Altri economisti d”oltre oceano, a cominciare dal democratico americano Lyndon La Rouche, avevano già dall”ottobre del 2006 lanciato i loro allarmi, che ora suonano profetici e nessuno è stato ad ascoltarli. Fa eccezione lo stesso Ministro Tremonti che sembra aver ripreso tali e quali le argomentazioni dell”economista americano, compreso l”invito urgente a convocare quanto prima una nuova Bretton Woods per rifondare la finanza internazionale.

Diceva il “visionario” La Rouche già nel 2006 che “Greenspan non ha fatto altro che posticipare un tracollo inevitabile dei sistemi monetario-finanziario e fisico combinati tra loro creando un mercato di titoli basati sui mutui casa il quale può avere un”esistenza solo temporanea e condurrà ad un tracollo generale dell”intero sistema finanziario e monetario”. Analisi che allora sembravano apocalittiche, che però non si discostano molto da quello che sta effettivamente succedendo e viene raccontato ogni giorno su “Repubblica” nei vari servizi giornalistici di Federico Rampini, uno dei più avvertiti commentatori che cerca di sottrarsi alla disinformazione.

Risalgono sempre al 2006 gli avvertimenti dello stesso La Rouche sulla crisi globale in agguato : solo misure disperate prese dai governi e da potenti interessi finanziari internazionali, secondo lui, hanno potuto posporre le condizioni che erano altrimenti più che mature per un tracollo monetario e finanziario. Il processo di globalizzazione, accelerato dalla cattiva gestione del crollo del sistema sovietico e dal liberalismo selvaggio conseguente, ha avuto l”effetto, secondo l”economista americano, di creare le condizioni per un crollo a catena innescato negli stessi USA.

Il sistema monetario potrà essere rimesso in sesto, sottolineava il La Rouche del 2006, “solo cancellando tutti i titoli speculativi che pretendono di essere ripagati e che sono solo scommesse da gioco d”azzardo come quelli esemplificati dagli hedge funds e dai derivati”. Ma come purgare e cancellare le obbligazioni nominali in titoli speculativi,i famosi “titoli spazzatura” che nel 2008 gravano in misura ancora sconosciuta sull”economia mondiale? E” ancora questo il vero problema che nessuna nuova Bretton Woods potrà facilmente risolvere. Si può rifondare la finanza mondiale (quando e con chi?) e allo stesso tempo ripulirla dei titoli spazzatura? E” il dilemma ancora nascosto che prima o poi verrà alla luce e non renderà facile uscire in tempi brevi dall”implosione della finanza internazionale. (Terza Repubblica)

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