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Casa Matteotti

È in fase di attuazione nel Comune di Fratta Polesine il risanamento conservativo di Casa Matteotti, che a breve consentirà la musealizzazione degli ambienti domestici in cui risiedeva il deputato socialista, segretario nazionale del PSU, che il 10 giugno del 1924 venne rapito da alcuni membri della polizia politica fascista e assassinato a coltellate. Mai come in questo momento, con un governo di maggioranza arrogante e minaccioso, propenso all’impiego della forza contro gli studenti che esprimono pacificamente il loro giusto dissenso, e con un iniquo decreto sul pubblico impiego varato per decurtare i salari dei lavoratori in congedo per malattia, il ricordo di Giacomo Matteotti si carica di valore democratico oltre che celebrativo.

di Giuseppe Muscardini

Tra le carte formali del Comitato Scientifico istituito anni fa per la realizzazione di un progetto di valorizzazione e risanamento conservativo della Casa di Giacomo Matteotti a Fratta Polesine, spiccano nomi autorevoli. Ne era Presidente onorario Pietro Amendola, che fu buon amico di Giancarlo Matteotti. Con carica effettiva figurava Stefano Caretti, a suo tempo Presidente dell’Associazione Sandro Pertini e Vicepresidente della Fondazione Turati di Firenze. Merito del Comitato e dei suoi qualificati componenti se la Camera dei Deputati ha approvato la legge 5 ottobre 2004, n. 255, Disposizioni per la commemorazione di Giacomo Matteotti e per la tutela della sua casa natale a Fratta Polesine, pubblicata il 14 ottobre 2004 nella «Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana», Serie Generale n. 242. La legge 255 stabilisce lo stanziamento dei fondi necessari all’impresa, reso esecutivo con deliberazione della Giunta Comunale di Fratta Polesine dell’8 maggio 2007.

Casa Matteotti

È in fase di attuazione nel Comune di Fratta Polesine il risanamento conservativo di Casa Matteotti, che a breve consentirà la musealizzazione degli ambienti domestici in cui risiedeva il deputato socialista, segretario nazionale del PSU, che il 10 giugno del 1924 venne rapito da alcuni membri della polizia politica fascista e assassinato a coltellate. Mai come in questo momento, con un governo di maggioranza arrogante e minaccioso, propenso all’impiego della forza contro gli studenti che esprimono pacificamente il loro giusto dissenso, e con un iniquo decreto sul pubblico impiego varato per decurtare i salari dei lavoratori in congedo per malattia, il ricordo di Giacomo Matteotti si carica di valore democratico oltre che celebrativo.

di Giuseppe Muscardini

Tra le carte formali del Comitato Scientifico istituito anni fa per la realizzazione di un progetto di valorizzazione e risanamento conservativo della Casa di Giacomo Matteotti a Fratta Polesine, spiccano nomi autorevoli. Ne era Presidente onorario Pietro Amendola, che fu buon amico di Giancarlo Matteotti. Con carica effettiva figurava Stefano Caretti, a suo tempo Presidente dell’Associazione Sandro Pertini e Vicepresidente della Fondazione Turati di Firenze. Merito del Comitato e dei suoi qualificati componenti se la Camera dei Deputati ha approvato la legge 5 ottobre 2004, n. 255, Disposizioni per la commemorazione di Giacomo Matteotti e per la tutela della sua casa natale a Fratta Polesine, pubblicata il 14 ottobre 2004 nella «Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana», Serie Generale n. 242. La legge 255 stabilisce lo stanziamento dei fondi necessari all’impresa, reso esecutivo con deliberazione della Giunta Comunale di Fratta Polesine dell’8 maggio 2007.

L’opportuna indagine conoscitiva che ha preceduto i primi interventi, svela interessanti notizie sul contesto nel quale Giacomo Matteotti maturò gradualmente la coscienza sociale che lo portò a militare per il Socialismo, e che la protervia del Fascismo volle recidere con l’efferato assassinio del 1924. Va detto anzitutto che grazie alle ricerche storiche condotte sul Catasto Napoleonico fino al 1810, sul Catasto Austriaco fino al 1883 e sul Catasto Austro-italiano fino al 1925, si apprende come la casa di origine settecentesca sita al numero civico 3 di Via Ruga in cui Giacomo Matteotti si stabilì con la moglie Velia Titta e i tre figli, fosse stata rimaneggiata tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Si apprende inoltre dai registri anagrafici che nel 1919, anno in cui fu eletto deputato, aveva già fissato la sua residenza in Via Ruga. L’abitazione conserva le peculiarità spaziali della villa di campagna, con la tradizionale disposizione degli ambienti: un giardino di circa duemila metri quadrati, un salone centrale, diverse stanze ricavate nelle ali laterali e il vano scala posto tra le camere di una delle due ali. Qui si trova l’ampio studio dotato degli arredi e della biblioteca a cui Matteotti attinse per organizzare la propria attività di intellettuale e di uomo politico. Scorrendo gli undici ripiani della libreria addossata alla parete di fianco al tavolo da lavoro, anche ora, a soli due anni dalla scomparsa di Giancarlo Matteotti che aveva ereditato e custodito questi ambienti, si percepisce la cifra della passione civile da cui era animato il martire polesano, fin da quando all’età di tredici anni si iscrisse al Partito Socialista.

La dimensione domestica di Giacomo Matteotti necessitava di una riconsiderazione da parte degli storiografi, utile anche a comprendere la spinta sociale che ne fece un avversario convinto del Fascismo. La quiete familiare, le rassicuranti stanze con i soffitti alti e i libri collocati in bell’ordine sui palchetti della biblioteca, la scrivania sovrastata da due lumi jugendstil, ci appaiono in stridente contrasto con i rischi della battaglia politica a cui Matteotti si votò. Qui si rifugiava al ritorno dalle appassionate sedute alla Camera, scampati i pericoli delle aggressioni squadriste a Castelguglielmo, a Siena, a Varazze, prima di quella drammatica e vile del 10 giugno 1924.

Qui la famiglia lo attendeva, ignara che subito dopo il noto discorso alla Camera del 30 maggio 1924 in cui denunciò i brogli elettorali e le violenze fasciste, Matteotti pronosticò la sua morte con una frase sussurrata in aula all’onorevole socialista Giovanni Cosattini: «Però voi adesso preparatevi a fare la mia commemorazione funebre». Solo tre anni prima, scrivendo alla moglie Velia a Fratta Polesine, aveva usato parole più tranquillizzanti: “Le cose vanno un po’ meglio. Per quanto nelle campagne perduri il terrore, se si lascerà appena un barlume di libertà, i contadini voteranno per noi. Qui mi vogliono molto bene, e forse mi metteranno in lista nelle preferenze. Ieri abbiamo parlato in pubblico alla Camera del Lavoro. Nessun incidente.”

Entro la primavera del 2009 questi e altri documenti si potranno agevolmente visionare in bacheche allestite nelle stanze di Casa Matteotti. Nel ricordo di chi, per difendere la libertà e combattere le aberrazioni di un regime autoritario, ha perso la vita. Mai come in questo momento, con un governo di maggioranza arrogante e minaccioso, propenso all’impiego della forza contro gli studenti che esprimono pacificamente il loro giusto dissenso, e con un iniquo decreto sul pubblico impiego varato per decurtare i salari dei lavoratori in congedo per malattia, il ricordo di Giacomo Matteotti si carica di valore democratico oltre che celebrativo.

*) Giuseppe Muscardini vive a Ferrara e lavora presso la Biblioteca dei Musei Civici d'Arte Antica di Ferrara. Narratore e saggista, collabora con “Nuova Antologia”, “Italianistica”, “Filologia e critica”, “Belfagor”, “Letteratura & società”, “Letteratura & Arte”, “Dibattito Democratico”, “IBC Informazioni commenti e inchieste sui beni culturali” e “Chroniques italiennes”. Collabora inoltre con i periodici e media elvetici “La Regione Ticino”, “Cartevive”, “La Rivista del Mendrisiotto”, Il Grigione italiano”, “Il Bernina”, “Quaderni grigionitaliani”, “Terra cognita”, “Seniorweb.ch”, “Pagine d'Arte” e “Radio Campione International”. È membro attivo dell'”Associazione Svizzera dei giornalisti specializzati” (Verband Schweizer Fachjournalisten – SFJ
tò a militare per il Socialismo, e che la protervia del Fascismo volle recidere con l’efferato assassinio del 1924. Va detto anzitutto che grazie alle ricerche storiche condotte sul Catasto Napoleonico fino al 1810, sul Catasto Austriaco fino al 1883 e sul Catasto Austro-italiano fino al 1925, si apprende come la casa di origine settecentesca sita al numero civico 3 di Via Ruga in cui Giacomo Matteotti si stabilì con la moglie Velia Titta e i tre figli, fosse stata rimaneggiata tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Si apprende inoltre dai registri anagrafici che nel 1919, anno in cui fu eletto deputato, aveva già fissato la sua residenza in Via Ruga. L’abitazione conserva le peculiarità spaziali della villa di campagna, con la tradizionale disposizione degli ambienti: un giardino di circa duemila metri quadrati, un salone centrale, diverse stanze ricavate nelle ali laterali e il vano scala posto tra le camere di una delle due ali. Qui si trova l’ampio studio dotato degli arredi e della biblioteca a cui Matteotti attinse per organizzare la propria attività di intellettuale e di uomo politico. Scorrendo gli undici ripiani della libreria addossata alla parete di fianco al tavolo da lavoro, anche ora, a soli due anni dalla scomparsa di Giancarlo Matteotti che aveva ereditato e custodito questi ambienti, si percepisce la cifra della passione civile da cui era animato il martire polesano, fin da quando all’età di tredici anni si iscrisse al Partito Socialista.

La dimensione domestica di Giacomo Matteotti necessitava di una riconsiderazione da parte degli storiografi, utile anche a comprendere la spinta sociale che ne fece un avversario convinto del Fascismo. La quiete familiare, le rassicuranti stanze con i soffitti alti e i libri collocati in bell’ordine sui palchetti della biblioteca, la scrivania sovrastata da due lumi jugendstil, ci appaiono in stridente contrasto con i rischi della battaglia politica a cui Matteotti si votò. Qui si rifugiava al ritorno dalle appassionate sedute alla Camera, scampati i pericoli delle aggressioni squadriste a Castelguglielmo, a Siena, a Varazze, prima di quella drammatica e vile del 10 giugno 1924.

Qui la famiglia lo attendeva, ignara che subito dopo il noto discorso alla Camera del 30 maggio 1924 in cui denunciò i brogli elettorali e le violenze fasciste, Matteotti pronosticò la sua morte con una frase sussurrata in aula all’onorevole socialista Giovanni Cosattini: «Però voi adesso preparatevi a fare la mia commemorazione funebre». Solo tre anni prima, scrivendo alla moglie Velia a Fratta Polesine, aveva usato parole più tranquillizzanti: “Le cose vanno un po’ meglio. Per quanto nelle campagne perduri il terrore, se si lascerà appena un barlume di libertà, i contadini voteranno per noi. Qui mi vogliono molto bene, e forse mi metteranno in lista nelle preferenze. Ieri abbiamo parlato in pubblico alla Camera del Lavoro. Nessun incidente.”

Entro la primavera del 2009 questi e altri documenti si potranno agevolmente visionare in bacheche allestite nelle stanze di Casa Matteotti. Nel ricordo di chi, per difendere la libertà e combattere le aberrazioni di un regime autoritario, ha perso la vita. Mai come in questo momento, con un governo di maggioranza arrogante e minaccioso, propenso all’impiego della forza contro gli studenti che esprimono pacificamente il loro giusto dissenso, e con un iniquo decreto sul pubblico impiego varato per decurtare i salari dei lavoratori in congedo per malattia, il ricordo di Giacomo Matteotti si carica di valore democratico oltre che celebrativo.

*) Giuseppe Muscardini vive a Ferrara e lavora presso la Biblioteca dei Musei Civici d'Arte Antica di Ferrara. Narratore e saggista, collabora con “Nuova Antologia”, “Italianistica”, “Filologia e critica”, “Belfagor”, “Letteratura & società”, “Letteratura & Arte”, “Dibattito Democratico”, “IBC Informazioni commenti e inchieste sui beni culturali” e “Chroniques italiennes”. Collabora inoltre con i periodici e media elvetici “La Regione Ticino”, “Cartevive”, “La Rivista del Mendrisiotto”, Il Grigione italiano”, “Il Bernina”, “Quaderni grigionitaliani”, “Terra cognita”, “Seniorweb.ch”, “Pagine d'Arte” e “Radio Campione International”. È membro attivo dell'”Associazione Svizzera dei giornalisti specializzati” (Verband Schweizer Fachjournalisten – SFJ

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