Domani 4 novembre, si svolgono le elezioni Americane e George W. Bush, alla fine del secondo mandato, passerà la presidenza a John McCain, Senatore dell’Arizona, o a Barak Obama, Senatore dell’Illinois. La partita, per la Presidenza degli Stati Uniti, è ancora aperta e il nome del vincitore, probabilmente, si saprà solo al termine dello spoglio negli Stati della west cost(California, Oregon, Washington e Alaska). In queste elezioni, diversamente da quelle del 1992 e 2000 non ci sono terzi candidati (Ross Perot o Ralph Nader), e la battaglia per la conquista della maggioranza (270) dei delegati (538) e che compongono il Collegio elettorale che nomina il Presidente, è una corsa a due. Per ottenere la maggioranza, McCain o Obama devono conquistare i singoli Stati, ognuno dei quali mette in palio un numero di . Gli Stati più popolosi mettono in palio un numero maggior di delegati, viceversa quelli meno abitati un numero minore. I due sfidanti, a due giorni dal voto, realizzano gli ultimi comizi in quegli Stati considerati e, cioè, in quelli dove non è ancora chiaro chi sarà il vincitore, tra i due. Gli Stati più battuti sono la Florida, dove George Bush ha conquistato la Presidenza nel 2000, l’Ohio e la Pennsylvania popolata da una middle – class bianca che ha sostenuto Kerry (il candidato democratico) nelle ultime elezioni. È in questo Stato, simbolo per l’America e raccontato in diversi e celebri film, che forse, si giocherà la partita più importante. I sondaggi sono incertissimi, perché contengono un ampio margine di errore e, quindi, è difficilissimo pronosticare un vincitore. Entrambi i candidati rappresentano una faccia dell’America, Jonh McCain del Partito Repubblicano, è stato per cinque anni prigioniero in Vietnam, è considerato un eroe di guerra ed è Senatore dell’Arizona dal 1981. Il suo sfidante Barak Obama, invece, è Senatore dello Stato dell’Illinois ed è il primo candidato afro – americano. Lui più del suo sfidante rappresenta quello che viene chiamato: America dream (il sogno americano). Solamente mercoledì mattina, per noi italiani, sapremo chi sostituirà Bush alla Casa Bianca nei prossimi quattro anni.