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Destra da incubo

Vi figuarte un'accoppiata McCain-Berlusconi? Per dirla con la scrittrice Jong, sarebbe un buon motivo per emigrare ad Alpha Centauri. Ma sul pianeta Terra, a Roma come a Washington, ci sono ancora tracce di opposizione alla destra. Che inizia a tremare.

di Renzo Balmelli

L'OPPOSIZIONE NON FINISCE QUI – Consensi in calo per il Pdl – Incredibile, ma vero: a dispetto della maggioranza “bulgara”, il trono di Berlusconi mostra le prime crepe. E il premier è visibilmente turbato, teso, inquieto, insofferente alle critiche. Era convinto di avere l'Italia in pugno, ma gli ultimi eventi mostrano un paese non ancora del tutto asservito al revisionismo vincente. Il Cavaliere forse avverte che si è messo in moto un movimento piu' profondo della sola contestazione alla legge Gelmini e reagisce di conseguenza, in maniera scomposta e insolente non appena qualcosa si mette di traverso. Alla sinistra che ritrova il suo ruolo di pungolo, il signore di Arcore riserva epiteti sprezzanti. Scandalosa, irresponsabile, indegna di essere presa in considerazione, truffaldina. Ai giovani e i loro insegnanti che insorgono affinché la scuola sia scuola e non un trastullo della maggioranza, non va tanto meglio. “Facinorosi!”, “fannulloni!” e quant'altro. Invece, bisognerebbe prestare la massima attenzione alle istanze che salgono dalla piazza. La “riforma del grembiulino” è stata una scelta disastrosa per il paese. La scuola pubblica è vista dalla maggioranza come il bastione “esecrabile” dell'Italia repubblicana, laica, antifascista. Quindi da mettere in riga. Agire a colpi di decreti scontrandosi con la società, la cultura, gli studenti, un pezzo di società è una strategia mostruosa, incomprensibile, arrogante, antidemocratica.

SCHIAFFO – Ma il premier e i suoi ministri fanno orecchio da mercante. La rabbia di Palazzo Chigi per le proteste che scalfiscono il quadro del “tout va bièn, madame la Marquise” è tale da calpestare addirittura il rispetto dovuto al Capo dello Stato. Il Quirinale ha fatto sentire la sua voce nel dibattito in corso sulla riforma elettorale in vista delle elezioni europee della prossima primavera. Con misura, ma anche con estrema chiarezza, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha segnalato il proprio favore per un sistema che garantisca agli elettori la possibilità di esprimere le loro preferenze sulla scheda, senza penalizzare le minoranze con soglie di sbarramento eccessivamente alte. Quando si tratta di modificare regole, tra le piu' importanti della competizione democratica, quali sono quelle dei sistemi elettorali è necessario un ampio consenso. Risposta del premier: niet. Si vota con le “mie” regole. Uno schiaffo. E l'invito del Capo dello Stato alla correttezza è stato rispedito al mittente con il pretesto che “è molto difficile, se non impossibile, avere relazioni decenti con l'opposizione”.

LUNA DI MIELE ADDIO? – La ragione vera di un comportamento tanto irrispettoso è da ricercare altrove. Paura di perdere? Il Cavaliere ha tagliato corto forse perché comincia a sentire il fiato sul collo. Il tentativo in extremis di placare le acque con la decisione di riportare la riforma in commissione non ha contribuito a mitigare la pessima impressione sollevata dall'inaudita e irrituale replica al Colle. Roberto Mannheimer, ricercatore di vaglia, si chiede dati alla mano se la “luna di miele” del governo con gli elettori sia finita. Nessuno può dirlo, ma, certo, il consenso per l'esecutivo guidato da Berlusconi si è notevolmente contratto nelle ultime settimane. Contestazione o logoramento, comunque sia, la percentuale di chi dichiara di valutare positivamente l'operato del governo supera oggi di poco il 40%, a fronte del 60% degli inizi di settembre. E, ciò che è ancora più importante, per la prima volta, osserva Mannheimer, “la percentuale di chi esprime un giudizio negativo risulta prevalente”. Berlusconi si ubriaca di sondaggi positivi, ma poi sbatte contro una realtà diversa. Il Pdl per bocca del suo capogruppo è arrivato persino a ipotizzare lo sciopero del canone per ridurre al silenzio la RAI, come se non fosse già abbastanza colonizzata da uomini del premier. La tivù, come gli allenatori di calcio, è un ottimo capro espiatorio per stornare l'attenzione dalle magagne piu' vistose.

SERIETA' – Il premier che non ha mai accantonato il sogno di impadronirsi del servizio pubblico per farne un docile strumento di propaganda rincara la dose ed esorta gli industriali a cancellare gli spot pubblicitari dai programmi dove “si diffondono solo panico e sfiducia”. A destra vorrebbero trasmissioni al cloroformio in cui a prevalere non siano i dibattiti e il confronto delle opinioni, ma soltanto le massicce dosi di ottimismo distribuite ai cittadini per diffondere la serenità in salsa berlusconiana. La “mala RAI” giocata in chiave ideologica appare pero' soltanto un ripiego, una scappatoia per mostrare un paese che non c'è, il paese dei quiz e dei lustrini in cui si insegna a vivere felici anche dopo avere perso il lavoro. Il ministro dell'educazione ha detto che grazie alla sua riforma nella scuola si torna alla serietà. Un milione e passa di studenti, da sud a nord, di destra e di sinistra, sono di altro parere e non credono alla bontà della ricetta. Suvvia, Signora, siamo seri, ma seri davvero!

USA: ATTENTI AL TASTO – L'elezione del presidente degli Stati Uniti è un fatto che non riguarda soltanto i cittadini americani. Una scelta in un senso o nell'altro puo' avere conseguenze serie per i popoli di tutto il mondo. A maggior ragione se l'alternativa è tra John McCain, il candidato repubblicano che rappresenta l'establishment conservatore, e Barack Obama sul quale si appuntano le speranze di tutti coloro che non vedono l'ora di uscire dall'incubo Bush. A pochi giorni dal fatidico 4 novembre i sondaggi premiano ancora il senatore democratico dell'Illinois, ma al suo quartier generale i responsabili della campagna sono sul chi vive. Le ragioni di tutta quest'ansia pre-elettorale sono state illustrate dalla scrittrice Erica Jong in una intervista al Corriere della Sera. Secondo l'autrice di “Paura di volare” è risaputo che il sistema elettorale non è immune dalle frodi dei repubblicani. Un colpo di coda dell'ultima ora non è quindi da escludere anche considerando l'elemento razziale, finora appannaggio di pochi fanatici della supremazia bianca, ma che potrebbe fare capolino nel segreto dell'urna. I liberal americani sono in allarme per le trappole che potrebbero essere tese a Obama nel rush finale per la corsa alla Casa Bianca. C'è persino il sospetto che vi siano apparecchi elettorali che fanno votare McCain anche quando si è pigiato il tasto Obama. Forse si tratta solo di una leggenda metropolitana, ma con la destra non si puo' mai sapere. Se i liberal d'oltre Atlantico sono inquieti, anche la sinistra europea, e quella italiana in particolare, sta vivendo con grande partecipazione gli spasmodici, ultimi giorni della corsa presidenziale. La prospettiva di un'accoppiata McCain-Berlusconi, per dirla con la Jong, sarebbe un buon motivo per emigrare ad Alpha Centauri, così si chiama il sistema stellare su cui la scrittrice vorrebbe rifugiarsi se Obama fosse sconfitto. Erica Jong si diverte, d'accordo, ma lo scenario di Roma e Washington gemellate per i prossimi quattro anni nel nome della reazione non è uno scherzo, bensi' un incubo

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