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Partito Italiani all’Estero: cavallo di Troia. Partito non movimento

Ci siamo mai chiesti perché esistono i partiti?

Le manifestazioni studentesche di questi giorni, stanno a rappresentare un momento di particolare turbamento e richiamano alla mente tempi lontani. I giovani si sono mossi in massa ed hanno creato più di un problema alle istituzioni italiane oltre che imbarazzo. Le promesse sono che si continuerà su questa falsa riga chi sa ancora per quanto tempo. Nel palazzo che conta si è detto a chiare lettere che il governo continuerà nella linea segnata e certamente non mostrerà di ripensare le sue decisioni in tema di scuola. Questi movimenti apparentemente spontanei o perlomeno non segnati sfacciatamente da bandiere schierate, non potrà aspettarsi nessuna marcia indietro dell’esecutivo. Se in Italia non si riuscirà ad ottenere nulla manifestando in maniera così veemente, immaginiamo cosa potrebbero ottenere gli italiani all’estero se manifestassero, fosse anche ogni giorno, per mesi interi nei loro paesi di residenza: nulla. Sembra di capire che si voglia insistere ancora con i movimenti, come se “movimento” fosse una parola magica e la soluzione a tutti i mali. Quanti movimenti contano gli italiani all’estero? Quante associazioni? Che cosa sono riusciti a combinare sino ad oggi? Ma soprattutto, cosa combineranno nel prossimo futuro? Piuttosto qui si tratta di onestà intellettuale nell’ammettere che i movimenti sono destinati a fallire fuori dalla logica e dalla dislocazione partitica come a fallire sono stati destinati i rappresentanti che le comunità hanno spedito in nome e per conto loro alle camere. E’ singolare, direi addirittura buffo che si voglia insistere su questa strada. Si è cominciato col movimento locale, poi nazionale, oggi si vuole arrivare ad un movimento planetario di italiani all’estero. Allora, seppure fosse, dopo cosa succederebbe? Non credo che qualcuno si voglia lusingare che una volta costituito un movimento planetario di italiani all’estero, qui a Roma qualcuno avrà paura, rispetto e considerazione. Se si pensa ancora in questo modo allora, chiedo scusa, ma non siamo in presenza di onestà intellettuale men che meno di onestà politica. Ha ragione da vendere l’amico Monti amico ed editorialista di questo giornale quando afferma che il Partito che ho proposto non ha fini elettorali perché le elezioni sono lontanissime. Ha ragione quando mette sul piatto la propria onestà intellettuale e politica sottolineando che è proprio la forza della decisione e del progetto di un partito che si imporrà di luce propria nello scenario politico ormai fin troppo chiaro. Il Partito è il Cavallo di Troia per poter rappresentare milioni di italiani. Un cavallo di Troia dal quale vomitare deputati in gruppo in parlamento, altro che movimenti. Piuttosto, diciamo che a nessuno che conta conviene andarsi ad impelagare in una avventura di questo tipo. Ci troviamo al cospetto di una miriade di piccoli interessi locali che nulla vogliono che si sposti. Ci siamo mai chiesti a che servono i partiti? Non solo a fare “affari” e clientelismi davvero, ma a rappresentare intere fette di popolazione ivi compreso i movimenti. I partiti, in verità, non sono nati per fare imbrogli già che ci siamo. Ammettere che le promesse della famigerata circoscrizione estero siano state disattese su tutta la linea, significa prendere atto della realtà dei fatti, nulla di più. Ammettere, peraltro, che gli italiani all’estero non hanno nessun futuro e che verrà tolto loro tutto quanto hanno faticosamente ottenuto, significa parimenti proporsi di intraprendere una strada diversa in tempo utile per evitare che ciò avvenga. Credo sia arduo dimostrare il contrario. Credo anche che non riconoscere che un partito sia l’unica cosa da farsi e da farsi subito, sia la cartina al tornasole per misurare l’onestà intellettuale di quanti tra noi si occupano di politica con passione e disinteresse.

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