Movimento per la Dignità Forense
(Roma, 13 ottobre 2008). Il 9 ottobre scorso, alle ore 13,30, presso l’aula Avvocati del Consiglio dell’Ordine di Roma all’interno del Palazzaccio, si è tenuta, in seconda convocazione, l’ASSEMBLEA STRAORDINARIA degli Avvocati di Roma, convocata per deliberare sulla richiesta di versamento del contributo avanzata dall’O.U.A.
L’O.U.A. è l’Organismo Unitario dell’Avvocatura, cioè la struttura – diretta emanazione del Congresso Nazionale Forense – nella quale confluiscono tutte le istituzioni ed associazioni forensi; in definitiva è il soggetto politico di rappresentanza che l’Avvocatura Italiana ha creato, per dare continuità al Congresso ed alle decisioni congressuali, e per porsi come interlocutore delle istituzioni politiche del paese.
Ha introdotto l’assemblea il Presidente Cassiani il quale, dopo aver fornito alcuni chiarimenti in merito alla funzione di rappresentanza dell’O.U.A., che ancora una volta è sembrata non conosciutissima a tutti, e ai motivi pregressi per cui l’Avvocatura Romana se ne è allontanata, ha cercato di riassumere le posizioni di chi, nel passato, era schierato a favore e chi contro il versamento.
La parola è, quindi, passata ai colleghi partecipanti all’Assemblea che hanno chiesto di intervenire. Dopo diversi interventi, per buona parte favorevoli al versamento del
contributo, e per lo più finalizzati a chiarire ed evidenziare la centralità dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, si è proceduto alla votazione.
Ma vale la pena riassumere gli argomenti dei favorevoli e dei contrari.
Tra i contrari merita una menzione l’argomento secondo cui il contributo del C.O.A. (Consiglio dell’Ordine degli Avvocati) di Roma all’O.U.A. sarebbe contrario alla legislazione in vigore in materia di contribuzione degli avvocati. Un risalente decreto luogotenenziale impedisce, secondo questa opinione, una richiesta contributiva ulteriore a quelle tassativamente indicate dalla legge. Le obiezioni hanno anche riguardato la natura obbligatoria del contributo e la inspiegabile assenza di una previsione nel bilancio della Cassa dell’Ordine.
Le voci favorevoli hanno per lo più cercato di estendere la problematica riguardante il mero versamento, ovvero “qui non si discute solo di pagare o no il contributo, qui si discute soprattutto se l’Ordine di Roma deve o meno tornare ad appoggiare l’Organismo Unitario, a prescindere dalle opinioni che si hanno sui risultati conseguiti negli anni dall’organo. Hanno anche tenuto a ribadire la natura dell’Organismo Unitario degli avvocati, che non molti conoscono per quello che veramente è, poiché molti credono si tratti di una semplice associazione “terza” hanno ribadito che l’organo scaturisce dal Congresso Forense, e pertanto anche dei singoli ordini; ha un indispensabile ruolo politico, che Ordini e CNF istituzionalmente non possono svolgere per i loro limiti istituzionali. Particolare che aveva messo in evidenza lo stesso Presidente Cassiani.
Quanto ai contributi, hanno spiegato che la contribuzione, poiché è decisa in sede di Congresso Nazionale, è implicitamente approvata dagli Ordini riuniti. Non dovrebbe essere contraria alla legge perchè non costituisce onere aggiuntivo ma stanziamento del già riscosso. E poi, è commisurata a scaglioni di iscritti agli Ordini (più l’ordine è grande più contribuisce), ma non sul singolo avvocato.
Quanto alla mancanza delle posta in bilancio, è intervenuto il Tesoriere del Consiglio dell’Ordine a chiarire che, siccome Roma si astiene dal sostenere l’OUA fin dalla scissione del 2001, dallo stesso anno non si effettuano pagamenti e, giustamente, non ci sono previsioni di bilancio.
Il dibattito è stato accorato e serrato. Ma vi ha assistito circa la metà delle persone che, poi, ha votato. Infatti, poco prima delle votazioni, l’aula si è riempita, soprattutto nei pressi della porta d’ingresso, di gente in piedi, nonostante un buon numero di posti a sedere disponibile.
Quindi, senza identificazione dei votanti, si è proceduto alle votazioni per alzata di mano. Dopo un rapido “conteggio” l’esito sembrerebbe essere stato a favore dei NO di circa 6 voti (dovrebbe essere 48 a 42), con alcuni Consiglieri astenuti.
Dato il minimo scarto e l’approssimazione della conta avvenuta a distanza, una parte dell’Assemblea ha chiesto la consueta verifica al Presidente mediante nuova votazione.
Detta verifica non è stata possibile perché circa metà dei presenti ha abbandonato rapidamente l’aula, incurante del richiamo del Presidente Cassiani, che invitava tutti a rimanere per la ripetizione della votazione.
E’ stata presentata istanza volta ad evidenziare l’irritualità della votazione stante sia il sospetto che tra i votanti ci fossero persone non legittimate sia l’impossibilità della verifica del voto.
Ad oggi, non è dato conoscere l’esito dell’Assemblea, si presume che forse verrà riconvocata.
Questa è la cronaca epurata da qualsiasi valutazione !
Considerazioni.
Al fine di evitare qualsiasi equivoco e fraintendimento, si precisa che il Movimento per la Dignità Forense era ed è a favore del “reingresso” del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma nell’O.U.A. poiché, a prescindere da qualsiasi valutazione di
carattere economico, l’Avvocatura deve dare forza ai propri organi rappresentativi, quale anche l’O.U.A. che rappresenta l’organismo a cui tutti gli Avvocati Italiani (tranne quelli di Roma) hanno affidato il compito di sostenere le istanze della categoria.
La posizione del Movimento al riguardo è stata sostenuta con un rapido intervento nel corso del dibattito dal collega Massimiliano Cesali.
Ciò premesso, quanto successo nel corso dell’Assemblea Straordinaria del 9 ottobre è distante anni luce da ciò che dovrebbe accadere in un’Assemblea di professionisti.
Occorre, innanzi tutto, rendersi conto che, se a fronte di oltre 20.000 iscritti erano presenti in Assemblea circa 100 avvocati, c’è un serio, grave e profondo problema di rappresentanza e di rappresentatività della nostra categoria professionale.
Inoltre, è stato riferito a noi, poco avvezzi alle dinamiche consiliari, che le votazioni in assemblea sono sempre avvenute per alzata di mano senza identificazione dei votanti. Questo, a nostro parere, era possibile quando la figura dell’avvocato era – in genere –
di ben altra statura e consapevole del proprio ruolo sociale. Ora tutto è cambiato! Il solo sospetto che all’Assemblea abbiano votato persone non legittimate rende la meravigliosa consuetudine ormai non più attuale. Purtroppo, pur comprendendo l’amarezza di chi ha svolto la professione in tempi “diversi” più “lontani” di quanto non lo siano veramente, occorre probabilmente apportare delle modifiche.
Ma vieppiù! Quanto accaduto dopo la votazione è grottesco ed aberrante. Non comprendiamo la motivazione della improvvisa e rapida “fuga” dall’aula di circa la metà dei partecipanti al voto (ci auspichiamo tutti avvocati) anche su energica indicazione di alcuni colleghi e di alcuni Consiglieri, i quali, abbandonato lo scranno sono scesi tra i votanti per favorire la fuoriuscita di quanta più gente possibile, anche con gesti plateali, (per intenderci il palmo della mano a battere sull’altra di taglio). Ciò mentre il Segretario ed il Nostro Presidente Cassiani, microfono alla mano, invitavano tutti a rimanere in aula per consentire la verifica del voto e la corretta formale chiusura dell’Assemblea.
La nostra impressione è che la decisione su un tema importante quale quello del reingresso del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma nell’O.U.A., è stata affrontata da alcuni come una “stracittadina” ovvero come una prova di forza a livello locale.
Pertanto, invitiamo i Colleghi, che hanno la cortesia di leggerci, a riflettere sull’accaduto nonché sull’opportunità o meno di elevare gli interessi dell’Avvocatura Romana verso tematiche di interesse generale quali quelle delle riforme che interessano la nostra categoria professionale.
Come Movimento sentiamo doveroso far partire dalla Capitale l’impulso per un impegno politico e morale che intende reagire dinanzi allo svilimento della categoria ed alla crisi di rappresentatività delle sue istituzioni.
Senza una rappresentanza politica forte ed unita di tutti gli Avvocati, Noi Avvocati saremo sempre sconfitti e con noi anche i diritti dei cittadini.
Eravamo giovani Avvocati cresciuti nel sogno di ereditare e svolgere una degna funzione; ora, ed in particolare dopo aver partecipato all’Assemblea, siamo cresciuti ed ancora più convinti…nulla è perso, la sfida è appena cominciata…Vinceremo Noi Avvocati.
Movimento per la Dignità Forense