Non si è diffuso proprio per niente l'accaduto, in una terza elementare di Viterbo, dove una maestra, con delle difficoltà personali, ha picchiato un bambino romeno, di otto anni, da pochi mesi in Italia, con personali difficoltà di capire e parlare l'italiano. I testimoni e “delatori” sono i suoi stessi compagni, che vedendolo finire contro un muro e cadere a terra, si sono spaventati e l'hanno raccontato, a casa. Qualche genitore, nel frattempo, ma tutti ne hanno parlato, hanno messo in relazione, amene scritte come “Morte ai romeni” ad arredo urbano della zona intorno alla scuola. La stampa locale, il Corriere di Viterbo che ho fortuitamente acquistato sabato 25 ottobre, aggiunge che altri particolari, trattandosi di minore, non lo fanno identificare ma la maestra è “nota nel suo ambiente”: parla di una” dolorosa vicenda che l'ha toccata nel passato negli affetti”, per cui le scritte, probabilmente, non hanno nessuna relazione con l'accaduto. Una cosa è certa: nessuna denucia, per il momento, sarebbe stata presentata dai genitori del bambino. Si discute in queste giornate di ottobre e credo prprio lo si farà ancora, sulle classi separate e sui sostegni “umani” per i minori in fase di apprendimento scolastico e io ho appreso e ve lo ritorno: il giornale dà per scontato che” il racconto di quanto è successo, si è diffuso”: dove, a Viterbo? Le pagine dei Media, con ben altra diffusione, parlano di Frottole e Frottolieri, Malvagi e Governatori , nonchè di “facinorosi” studenti e loro agitprop: “il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri. Nel senso che le forze dell'ordine dovrebbero massacrare i manifestanti senza pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli a sangue e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano» così il saggio picconatore, nonno Cossiga. Anche questa è “cronaca”, quotidiana, per ora parlata: facciamoci i conti, in ogni senso.
Capranica (Vt)