Percorso di studio da Freud a Jung
di LAURA TUSSI
La vita di Freud fu un’ascesa sociale dalla piccola all’alta borghesia che lo portò a curare pazienti degli ambienti sociali più elevati. La sua attività condusse alla nascita di diverse scuole con una dottrina ufficiale e all’utilizzo di una innovativa psichiatria di tipo dinamico, paragonabile, come portata culturale, alla rivoluzione copernicana e darwiniana. Freud morì esule a Londra, in seguito all’emanazione delle leggi razziali del 1938 in Austria, dove viene commemorato come simbolo della lotta per la libertà contro l’oppressione fascista. In Austria, a Vienna, dove visse Freud sussisteva una politica di assimilazione degli ebrei contrapposta all’antisemitismo dilagante. Gli ebrei avevano un’ideologia patriarcale con la supremazia del capo famiglia, la subordinazione della donna e i costumi puritani che incisero molto nello sviluppo del pensiero freudiano.
Freud intrattenne molteplici scambi epistolari con Charcot e Fliess che si occupavano di nevrosi e approfondì i suoi studi sulla cocaina per cui fu accusato di aver scatenato la cocainomania, ossia il terzo flagello dell’umanità insieme all’alcolismo e al morfinismo.
Freud fu affetto da una nevrosi che si manifestava in una “malattia creativa” che risolse dopo la pubblicazione nel 1900 de L’interpretazione dei sogni, un’autobiografia in maschera di elevata qualità letteraria. Freud durante il periodo creativo della sua nevrosi ebbe l’impressione di aver attraversato un momento di isolamento nella sua vita in un mondo ostile, come dimostrano diversi epistolari e documenti del tempo.
Nel 1910 fonda l’Associazione Psicanalitica Iinternazionale che vide parecchie defezioni di suoi allievi da Adler a Jung. Anna O. è lo pseudonimo della Pappenheim, una paziente di Freud che presentava una forte instabilità emotiva in una fase di psicosi manifesta, in seguito al trauma della morte del padre, per cui ottenne un soggiorno terapeutico nella casa di cura di Bellevue. Freud non considera il trauma come patogeno, ma intende come patogena la rappresentazione o l’idea del trauma, sviluppando da questi studi il concetto di difesa, nel dimenticare ricordi o idee penose, per cui utilizzò il metodo delle libere associazioni, (ricavato da L’interpretazione dei sogni) dove individuò nei suoi pazienti delle “resistenze”, ossia momenti di inibizione e traslazione, come la proiezione sul terapeuta della figura paterna.
Nel 1905 pubblicò Tre saggi sulla teoria sessuale, per cui individuò nei nevrotici la rimozione dell’impulso sessuale, una sessualità perversa, una sessualità infantile con la localizzazione dell’impulso nelle zone erogene nelle fasi orale, genitale e fallica. Da queste analisi individuò la teoria della libido, del complesso edipico, del simbolismo sessuale e del romanzo famigliare.
La metapsicologia freudiana è un sistema per descrivere i fatti psicologici da un punto di vista topico (inconsio, preconscio e conscio), dinamico (le forze psichiche entrano in conflitto) ed economico ( principio di piacere e dispiacere).
Nel 1920 pubblica Al di la del principio di piacere in cui individua il fenomeno della coazione a ripetere, con la ripetizione traslata, da parte del paziente, di episodi spiacevoli. Come per Schopenauer, anche per Freud, la vita dell’uomo risulta dominata da due principi che classifica nelle pulsioni di eros (pulsioni libidiche) e pulsioni di morte (thanatos). Dalla prima topica, ossia dalle dimensioni del conscio, preconscio e inconscio, individua tre stati psichici o istanze: l’IO, l’ES e il SUPERIO. L’Io è un’organizzazione coordinata dei processi mentali, nella parte conscia e inconscia che costituiscono la morale. L’Es è sede del materiale rimosso e delle pulsioni dell’inconscio in cui risiede l’amoralità. Il SuperIo è l’istanza punitiva e giudicante, fonte di sentimenti sociali e religiosi, con la funzione di introiezione della figura paterna per superare il complesso edipico e costituisce l’ipermoralità.
Al 1895 risalgono gli Studi sull’isteria in un adattamento del metodo catartico di Breuer, dove Freud sviluppa i concetti di resistenza, traslazione e controtraslazione.
Freud sostiene che la psicanalisi considera la religione come un sintomo nevrotico. In Totem e Tabù del 1912 individua l’origine della religione e della civiltà con il collegamento tra complesso edipico e preistoria dell’umanità, citando studi di etnografia di Lang e Frazer che riconoscono l’orrore dell’incesto nei popoli primitivi, come nei nevrotici.
Nel 1921 con la Psicologia delle masse e l’analisi dell’Io, Freud sostiene che la libido unisce l’individuo al leader capo. Al 1929 risale il saggio Il disagio della civiltà in cui Freud sostiene la presenza di una nevrosi sociale per cui se vengono imposti limiti alle pulsioni sessuali la comunità risulta forte e unita, ma così si determina un conflitto tra le pulsioni libidiche represse e le richieste della società e della civiltà.
Jung, allievo dissidente di Freud, fonda la psicologia analitica, fondata sulla psichiatria di stampo romantico e sulla filosofia della natura e che come la psicanalisi freudiana risulta un prodotto del romanticismo, del positivismo, dello scientismo e del darwinismo. Jung nasce in Svizzera nel 1875 in una famiglia di ceto medio e la sua vita manifesta una riuscita affermazione sociale. Jung non accetta la teoria del complesso edipico e della libido di Freud. Nella casa di cura Burgholzli, Jung sperimenta il metodo del reattivo dell’associazione verbale, in cui il tempo di reazione delle associazioni verbali viene scientificamente misurato. Nei deliri dei degenti psicotici, Jung trova dei simboli universali: i cosiddetti archetipi. L’individuazione consiste in un progressivo sviluppo dall’inconscio al conscio, dall’Io al Sé, in cui si attua l’unificazione della personalità che originariamente nell’infanzia dell’individuo si manifesta nell’inconscio indifferenziato, come nella storia dei popoli e dei miti primitivi, e in seguito l’Io diviene cosciente. Jung utilizza i miti per comprendere i sogni e le fantasie dei pazienti. Infatti secondo Jung la libido freudiana è un’energia psichica che si esprime mediante simboli, ossia archetipi e il naturale sviluppo della libido si arresta per delle difficoltà e frustrazioni attuali che riattivano conflitti e complessi passati.
Nel 1921 è la volta del saggio Tipi psicologici, sistema di psichiatria dinamica attraverso l’applicazione di una mitologia comparata tra differenti tipologie religiose (buddismo, induismo, mitologia greca e cristianesimo) con l’interesse per i padri della chiesa, la storia delle religioni, lo studio degli gnostici (che si proponevano di sostituire alla fede la conoscenza), dei poemi classici, delle opere etnologiche: infatti l’Inconscio, in accezione junghiana, è la sede delle immagini primordiali, degli archetipi, ossia i simboli universali compresenti sia nei miti e nei sogni e nelle religioni dei popoli primitivi, sia nei deliri degli psicotici. La struttura della psiche umana, secondo Jung, risulta composta da un Io e da subpersonalità in relazione con l’istanza dell’Io, come la persona, l’anima, l’ombra, l’archetipo dello spirito e il Sé. La persona rappresenta una maschera sociale, infatti in latino il termine persona indica la maschera teatrale. L’ombra sono le caratteristiche personali che l’individuo nasconde agli altri e a se stesso. L’animus è una pluralità di figure maschili, per esempio il padre, contrapposta all’archetipo dello spirito, ossia il vecchio saggio e la magna mater. Il Sé identifica l’archetipo principale, l’inconscio, il centro della personalità, come totalità psichica, nell’unione tra conscio e inconscio.
Il processo di individuazione consiste nella successione esistenziale di passaggi, di eventi e crisi che conducono alla maturità, come i riti di iniziazione dei popoli primitivi. Sono passaggi di carattere esistenziale, metamorfosi nella vita umana, svolte dell’esistenza, come per esempio il matrimonio e la generatività. All’interno delle manifestazioni psicotiche si evidenzia un meccanismo mentale chiamato enantiodromia, un ritorno all’opposto, come autoregolazione dei processi mentali, esemplificato nella Divina Commedia nel viaggio di Dante dagli inferi, ossia dal basso, fino al paradiso, ossia l’alto, in una contrapposizione tra dimensioni opposte nei processi psichici, quale coniunctio oppositorum. L’enantiodromia è un capovolgimento, una regressione, sia all’interno della malattia creativa di carattere nevrotico, sia nella terapia sintetico ermeneutica di concezione junghiana. I sistemi di Freud e di Jung sono simili perché derivano entrambi dal superamento di un periodo produttivo e creativo, dall’evoluzione di una “malattia creativa” di carattere nevrotico o psicotico che contraddistingue in termini trasversali tutte le fasi del disagio psichico sia nevrotico che psicotico, dunque malattia creativa che viene tradotta in metodologia psicoterapeutica, partendo da un’esperienza individuale e autobiografica.
La psicoterapia consiste in un procedimento dialettico, nel confronto tra due persone nel trattamento individuale, in cui il terapeuta è compartecipe di un processo di sviluppo individuale. Il procedimento dialettico permette la possibilità di interpretare in modi vari i contenuti simbolici. Con il rapport, la traslazione, ossia il rapporto fra terapeuta e paziente, interagiscono due sistemi psichici. Il terapeuta confida nella propria personalità, quale punto di riferimento per il paziente, al fine di attuare il processo di individuazione per cui il paziente diventerà realmente quello che già è.
La psicoterapia è una pratica per conoscere se stessi e la propria natura con il coraggio di assumersene ogni responsabilità, con la rieducazione e la trasformazione della personalità nevrotica, in cui la nevrosi risulta un difettoso sviluppo individuale che risale all’infanzia.
Freud attribuisce rilievo all’etiologia (dal greco aitia, ossia causa) delle nevrosi, per cui si ottiene e si raggiunge la guarigione quando si rendono coscienti non tanto le cause, ma le interpretazioni nevrotiche. Al contrario, Jung sostiene che il compito della psicoterapia consiste nel mutare un atteggiamento cosciente del paziente, attraverso il potere della tendenza retrospettiva. Secondo Jung, al contrario di Freud, l’inconscio non rappresenta una ricaduta nell’infantilismo. Infatti per Freud, l’inconscio è un ricettacolo del materiale rimosso, dei desideri infantili, del piacere e dell’appagamento del mondo dell’infanzia, mentre in accezione junghiana, l’inconscio rappresenta un valore per l’umanità, è la base e la condizione dell’essere coscienti, nella vita psichica primaria, nell’intreccio di condizioni archetipiche. Occorrono la retrospezione e l’introspezione per penetrare nell’inconscio collettivo al fine di scoprire il significato e il valore delle idee collettive e della personale creatività.
Quindi Jung supera il concetto negativo dell’incoscio, il pessimismo freudiano, in quanto per Jung l’inconscio è creatività nella psiche collettiva, nella matrice dello spirito umano, nell’anima dell’umanità. Lo scopo della psicoterapia consiste nell’attivare un processo di sviluppo delle potenzialità creative del paziente, per cui la fantasia creativa e l’immaginazione si palesano e si evolvono nella fluidità del mutamento del divenire inconscio, ossia nella trasformazione e nella creazione e nell’autocreazione o autodeterminazione in cui si esplicano le tendenze simboliche e irrazionali dell’inconscio collettivo, in base ad un processo di centrazione in un processo di raggiungimento di un nuovo centro personale, di un’individuazione individuale.
La psicologia analitica di Jung (dal greco analuo ossia sciogliere) scioglie e appunto “analizza” i blocchi evolutivi, i nodi dello sviluppo e i complessi psichici. Nella psicoterapia sussistono quattro stadi: la confessione, la chiarificazione, l'educazione, e la trasformazione. Il trattamento analitico vede i suoi primordi nel prototipo della confessione religiosa, in cui la purificazione, ossia la catarsi avviene come negli antichi riti di iniziazione. Il metodo catartico tende alla piena confessione e dopo la catarsi purificativa i pazienti sono legati al terapeuta come in una dipendenza infantile. Infatti sulla figura del terapeuta è trasferita una imago paterna, attraverso il meccanismo psichico della traslazione. Il rapporto di traslazione richiede una chiarificazione che secondo Freud avviene tramite il metodo interpretativo, con una spiegazione riduttiva, che Jung rappresenta tramite l’idea del lato oscuro della natura umana, ossia l'ombra. A questo punto subentra lo stadio dell'educazione dal punto di vista sociale per un adattamento normale, che per esempio in Adler si esprime con il principio di potenza, mentre per Freud, attraverso il principio di piacere. La traslazione induce una controtraslazione o controtransfert per cui lo psicoterapeuta è anch'egli in analisi e risulta esposto alle stesse influenze trasformatrici del paziente e quindi per il terapeuta l'educazione all'autoeducazione deve puntare sul valore della propria personalità, per ottenere il cambiamento evolutivo della personalità.
Nella psicoterapia subentra la problematica degli opposti che costituisce la struttura del meccanismo psichico come tipica caratteristica della psiche umana. Gli opposti archetipici nei culti totemici e nelle varie confessioni religiose costituiscono una concezione del mondo, nell'equilibrio tra dolore e gioia attraverso la pratica psicoterapeutica. L'equilibrio tra i contenuti archetipici è il raggiungimento dello scopo della pratica psicoterapeutica. Il procedimento medico in psicoterapia consta di differenti livelli interpretativi: l'anamnesi, la diagnosi e la terapia. Attraverso l'anamnesi si ricavano i fatti storici del paziente, l'ambiente di vita perché le psiconevrosi e le psicosi sono stati di possessione di elementi di traslazione, per cui il fattore di guarigione è concentrato nella personalità dello psicoterapeuta, in rapporto con l'essere umano, il paziente, disturbato nella sua totalità e complessità, quindi la cura dell'uomo è un microcosmo psicofisiologico. La psiche e la personalità umana non risultano curabili per settori, ma nella globalità della personalità e della fisiologia dell'individuo. Il processo di individuazione consiste nel tornare all'esperienza del Sé, ossia a una presa di coscienza individuale, in cui il soggetto è alla base dello Stato e della società. La presa di coscienza dell'individualità coincide con l'unificazione di se stessi e con l'umanità di cui l'uomo è parte nella propria libertà di scelta e di autodeterminazione, in cui l'individuo è portatore di vita. Solo nel soggetto individuale la vita trova il senso ed il significato dello stare nel mondo per cui le nevrosi subentrano a causa del contrasto dell'individuo con le regole della comunità che implicano il disadattamento e il disagio esistenziale. In conclusione l'inconscio è un fenomeno collettivo, nella concordanza tra mitologemi, archetipi, per esempio fiabe, leggende, miti e religioni con simboli individuali come, sogni, fantasie, visioni, idee, deliri e allucinazioni.