In Parlamento un voto di fiducia sulle macerie
L’Alitalia abbandona importanti scali europei e mondiali.
Un senso di smarrimento per la comunità italiana.
Zurigo, Berlino, Stoccarda, Vienna, Valenza, Lisbona, Malaga, Bilbao,
Salonicco, per arrestarci al vecchio continente, Los Angeles e Dubai, nel resto del mondo, per ora, i primi diamanti in caduta dall’azzurro di un cielo sempre più variabilità prolungata verso un probabile ciclone a travolgere, sul suo cammino, ogni certezza disseminata nel corso di una campagna elettorale demagogica al limite dell’irresponsabilità, e successivamente, con un decreto legge, presunto salvatore della compagnia di bandiera, che ha socializzato le gravi perdite e privatizzato i pochi profitti a vantaggio dei soliti noti.
Parliamo di città con aeroporti di primo livello, un flusso di passeggeri di importanza straordinaria per ogni compagnia.
La nuova Alitalia chiude, nel mentre il governo chiede la fiducia su un decreto legge – direi – delle macerie .
Chiude a Zurigo, la città sul Limmat, il cui aeroporto è stato recentemente definito il migliore d’Europa: per organizzazione, aree d’accesso collegamenti dai vicini centri e dall’insieme dell’area cisalpina.
Chiude a Berlino, la metropoli, nuova vera capitale dell’ Unione europea dei ventisette.
Chiude in città importanti per la loro storia, sul piano culturale e simbolico, come Vienna e Bilbao.
Chiude a Lisbona, Valenza, Malaga, centri di straordinaria valenza turistica.
Chiude a Stoccarda, la capitale tedesca dell’automobilismo, ove vive , oltretutto, la più numerosa comunità italiana nella terra dei germani e nel contesto europeo e mondiale.
Chiude, chiude, chiude, chiude all’infinito e immagino lo scherno dell’opinione pubblica europea, diversamente dall’Italia, poco attratta dalle magie berlusconiane.
Dall’Alitalia a CAI, l’abbreviazione, una sintesi perfetta per annunciare lo smantellamento della compagnia di bandiera.
Dal volo del condor a quello dell’oca, dal mondo globale al cortile di casa.
Che tristezza, assistere al frutto avvelenato regalatoci da un atto di prepotenza e arroganza patriottarda frutto del sabotaggio dell’accordo oramai definito dal governo Prodi con Air France, con cui avremmo potuto costruire il vettore dominante del futuro sul piano europeo e mondiale.
Commissario Fantozzi, forse non è ancora troppo tardi per invertire la rotta, guardano a lei i milioni di cittadine e cittadini italiani all’estero con la flebile speranza rimasta: volare da Zurigo, Berlino o Los Angeles verso Milano, Roma, Napoli o Palermo con l’orgoglio del connazionale che vive nel mondo e prova, nel volo verso la patria, l’orgoglio delle sue origini.
Una speranza: chiudere non può essere la nuova bandiera.
On. Gianni Farina