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Servizi pubblici locali: quale riforma per la liberalizzazione

di Laura Cortina

Qualità, libera concorrenza, efficienza ed economicità . Intorno a queste parole d’ordine si è sviluppato negli anni il dibattito sui servizi pubblici locali e sull’esigenza di riformare l’intero sistema. Una recente indagine di Legautonomie-Sole24ore ha messo in rilievo come delle 564 società e aziende di servizio pubblico locale presenti nei 114 comuni Capoluoghi di provincia italiani, ben 393 sono a totale capitale pubblico o a maggioranza pubblica, e gestiscono i servizi pubblici (trasporti, gas, rifiuti, energia…) senza aver passato, in molti casi, sistemi di selezione ad evidenza pubblica.

Una proposta confusa che dimentica il cittadino-utente
di Sebastiano Capotorto, avvocato
Desta sorpresa, e perfino imbarazzato fastidio, constatare la distanza tra l’importanza sociale, economica, istituzionale dei servizi pubblici locali, da anni sottolineata da un dibattito pubblico e da un confronto politico impegnati e consapevoli, e la sensazione di modestia, per non dire di sbrigativa confusione, che nasce dalla prima lettura delle norme contenute sul tema nell’art. 23 bis della legge 133 del 2008, di conversione del decreto legge n.112: la ormai ben nota finanziaria anomala e fuori stagione dell’ultimo governo Berlusconi.

Una riforma senza “mercato”
di Sergio Chiamparino, sindaco di Torino
La mia posizione in merito all’opportunità di liberalizzare i servizi pubblici locali è chiara da tempo, sin da quando le norme contenute nel disegno di legge Lanzillotta vennero inserite, per altro non senza polemiche, nell’emendamento all’articolo 101 della legge Finanziaria e vengono sostanzialmente ribadite nel documento di programmazione economica che presenteremo nei prossimi giorni e che fissa le linee guida per la seconda parte del mio mandato.

Attenzione a non azzerare l’esperienza delle utility italiane
di Roberto Bazzano, Presidente di Federutility
La riforma dei servizi pubblici locali è entrata in scena da subito, anche in questa Legislatura, sottolineando ancora una volta l’importanza del settore. Si è cercato però di imprimere la svolta riformista tramite decreto, sottraendo una materia complessa e varia, al naturale dibattito parlamentare e al confronto tra le parti, con il rischio di tagliare fuori dal mercato, magari per fini ideologici, realtà industriali consolidate e ben note al mercato. Per fortuna se ne può parlare, al momento, come di un rischio scampato.

La pluralità al servizio di efficacia e qualità del servizio
di Bruno Pierozzi, Dipartimento Fisco, Economia e Progetti europei Spi Cgil nazionale
La recente legislazione in materia di servizi locali è stata certamente molto travagliata. Abbiamo avuto nel corso delle ultime leggi finanziarie continui capovolgimenti di indirizzo su questo versante. Per memoria è utile ricordare che un primo motivo del contendere è stato riferito alla questione della distinzione tra “servizi di rilevanza economica” (prima dizione industriale) e servizi “privi di rilevanza economica” così come definiti dall’articolo 113 e 113 bis del Dlgs 267/00 Testo Unico degli enti locali.

Storia di una riforma incompiuta
di Francesco Montemurro, sociologo
La riforma dei servizi pubblici locali, contenuta nell’emendamento alla manovra estiva del nuovo esecutivo (art. 23-bis de ddl di conversione del dl n. 112/2008) non sembra perseguire in modo efficace l’obiettivo di una maggiore concorrenza finalizzata a migliorare l’efficienza dei servizi stessi.

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Direttore editoriale
Loreto Del Cimmuto

Direttore responsabile
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