Si discute, si protesta in piazza, si cerca di opporsi in tutte le maniere a un disegno della destra (il centro e’ ormai sparito nel Partito della Liberta’, ndr.) per riformare, cioe’ tagliare fondi alla scuola italiana che, con tutti i suoi limiti, produce ancora un livello di qualita’ che negli Stati Uniti, sopratutto per la scuola dell'obbligo, sarebbe semplicemente sognato!
Non sono un esperto della materia e non voglio, ne posso suggerire soluzioni, ma solo constatare che un Paese che decurta i fondi all’istruzione, in un momento storico in cui paesi come l’India possono vantare l’universita’ ad indirizzo scientifico al primo posto delle graduatorie mondiali, commette un karakiri culturale che si riflettera’ nel prossimo futuro in una deficienza di know-how che impoverira l’Italia.
A questo proposito ho scoperto un pensiero di Pietro Calamandrei, uno dei padri della democrazia italiana del dopoguerra che, benche’ proposto nel 1950, sembra di un’attualita’ sconcertante, che voglio citare come riflessione al momento politico che stiamo vivendo, con un parte che sta’ governando a forza di voti di fiducia per il suo interesse corporativo e certamente non per quello nazionale!
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Pietro Calamandrei
“Discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale
a Roma l’11 febbraio 1950”
Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la
Costituzione , non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole dipartito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina.
L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private.
Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette.
Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto.”
UDC Nord e Centro America
San Diego, California USA