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L’ANALISI AUTOBIOGRAFICA E LE CATEGORIE ARCHETIPICHE

Le peculiarità caratteristiche dell’esistenza

L’educatore/insegnante autobiografo ha la possibilità di adottare l’analisi delle scritture spontanee, avvalendosi di determinate e definite categorie analitiche, quali i biografemi o eventi fondamentali considerati episodi cardine e punti di riferimento, momenti importanti, svolte, tappe, episodi che segnano un passaggio nell’esistenza dell’individuo. I biosemantemi sono le attribuzioni di senso e di significato riguardanti il racconto o il ricordo, cercando di spiegare ed esplicitare il significato di un evento, ripensando al valore e all’attribuzione di senso, in chiave metacognitiva, del proprio vissuto. Questo procedimento apicale è appunto di natura autoriflessiva e metacognitiva, ossia imperniata sulla facoltà di pensare e riflettere su ciò a cui abbiamo già attribuito un senso, come la propria esistenza.
I bionoemi sono affini ai biosemantemi, ma questi consistono nelle riflessioni che il soggetto utilizza per concettualizzare l’esperienza in modalità riflessive, analitiche, critiche, argomentative, metacomunicative. I biomitemi costituiscono i miti personali presenti in ogni esistenza. Il mito può assumere le sembianze di un personaggio descritto come particolarmente importante, può essere un oggetto, una condizione esistenziale, una semplice persona, un luogo, che assumono una rilevanza particolare, un senso quasi magico, quali presenze narratologiche archetipiche. I biotemi consistono in tematiche ricorrenti quali sensazioni, desideri, situazioni, temi, esempi che si ripetono anche inconsapevolmente, ma che riemergono quali elementi fondamentali nella storia di una vita, in quanto sono fili emotivi conduttori di sensazioni e di esperienze all’interno dell’esistenza di ogni persona che permette loro di riemergere nel corso della trattazione scritta e orale. Tali elementi di conduzione primaria nell’esistenza possono essere di matrice erotica, etica, estetica, pulsionale.
I biocoinemi rappresentano le immagini, le metafore, le figure che il soggetto dispone per esemplificare il suo pensiero, attribuendo maggiore enfasi al racconto. Tutte queste categorie narrative consentono a chiunque di approcciarsi alle storie di vita in modalità orale e scritta. Ognuna di queste tipologie narratologiche può corrispondere a una similare zona critica, ad un’equivalente spazio apicale della storia stessa, vale a dire un frammento momentaneo di attenzione riproponibile al narratore autobiografo tramite quesiti che sollecitino ulteriori precisazioni, chiarimenti, approfondimenti e rilanci rispetto ai biografemi, fatti che si possono raccontare oralmente o in grafia;
ai biosemantemi, indicatori, precisazioni puntigliose sulla narrazione;
i bionoemi, la ricerca di un senso e di un significato ultimi e imprescindibili;
i biomitemi, i miti dell’esistenza, gli archetipi della psiche;
i biotemi, tematiche e argomenti di riflessione ricorrenti e i biocoinemi, immagini di paragone, esempi simbolizzabili e paragonabili tra un presente, un passato e un futuro.
Dialogare, discutere, parlare e ricavare biografie da queste modalità comunicative e raccogliere la personale autobiografia, costituiscono un’antica forma culturale, consueta, di incoraggiamento e autoriconoscimento, svelando la natura pedagogica delle parole, quando, dai racconti, dalle storie, si impara sempre di sé, degli altri, del mondo, in eventi di pensiero.
Il pensiero è l’ambito profondo dei giochi discorsivi e conversazionali, rivolgendo le attività della mente a orizzonti, possibilità, sfide, in salti cognitivi, in variazioni di mentalità, nell’emergere di immagini diverse dalla realtà: narrare e far narrare costituiscono, innanzitutto, una tecnica visionaria, in un
contesto quotidiano in cui troppo spesso si disperdono il senso e l’esperienza delle modalità narrative che rappresentano la storia di uomini e donne, la storia della trasmissione di sapere.
Nell’attuale crisi della narrazione e dell’oralità, si vive di suggestioni e immagini volte ad impressionare. La narrazione è una memoria in una trama da raccontare nelle intenzioni, negli scopi, nelle azioni dei protagonisti, nel significato di sequenze di storie, oltre gli stimoli, le impressioni, i segni chiusi in se stessi, suscitando emozioni, sviluppando interrogativi, pathos, enigmi, mistero.
La norma analogica della narrazione presenta un valore metaforico, simbolico, mitico. Il motivo logico è la morale nell’intrinseca pedagogia che insegna, consiglia, dimostra. Il metodo autobiografico ha capacità di promuovere desideri di conoscenza e trame di storie che sappiano educare e stupire.
Il senso biografico si evolve in antichi criteri narrativi dell’attività retrospettiva della mente. La memoria, il ricordo, l’evocazione, costituiscono un itinerario di indagine sulle cronologie, le stagioni della vita, i ricordi più significativi che si sviluppano nella didattica autobiografica con chiari scopi di carattere cognitivistico, dove il ricordare è produzione di racconto in una sorta di “teleologia retrospettiva” elaborata, secreta, suturata insieme da molteplici insegnamenti.

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