Partito Italiani all’ Estero, ne valeva la pena ?

Personalmente penso di si’…

A prescindere da come questa iniziativa andra’ a finire, una cosa e’ certa: si sono aperti nuovi spiragli ed orizzonti per gli italiani all’ estero.

Per uno come me che non e’ ne’ un politico ne' un politicante ne' tantomemo possiede un bagaglio culturale e un dizionario ampio ma che ha seguito con costanza e perseveranza la storia del voto all’ estero, permettetemi di fare un enesima considerazione, insisto , poi alla fine potete anche mandarmi a… :

Non sono mai riuscito a capire della validita’ delle circoscrizioni estere. Per i “padri” del voto all’ estero, sarebbe bastato cambiare solo l’ articolo 48. Il problema decennale per noi italiani all’ estero era il voto e non una rappresentanza al parlamento. Il voto, quello sancito dalla Costituzione in atto e garantito dal lontano 1948. L’ ostacolo di fondo era la distanza di molti italiani residenti, risolvibile questa con il voto via posta o elettronico come avviene in molti paesi democratici. Attirittura nel Regno Unito una delle piu’ vecchie democrazie europee lo si puo’ persino delegare a terzi ed il voto postale e’ praticato anche a livello nazionale per vecchi e imparzialmente abili. Il registro elettorale e’ obligatorio su basi annuali. In Italia invece nel 2001 si e’ voluto un po’ come dire “strafare” istituendo le non molto famose riapartizioni estere, dove tutti potevano registrarsi all’ AIRE e ritornarsene praticamente in Italia e al momento opportuno candidarsi all’ estero. Tutti ne conosciamo l’ epilogo; un buon 70% ne e’ contrario. Ne e’ contrario per un motivo semplicisssimo, i 18 eletti all’ estero si sono prontamente seduti sui scanni dei rispettivi partiti . Allora molti di noi si son chiesti dove stava la novita’? Questo ha reso le modifiche degli articoli 56/57 ovvero la rappresentanza estera del tutto inutile. Da non dimenticare ( e il sottoscritto sta aspettando ) che se il caso Di Girolamo dovesse risolverersi in un nulla di fatto, renderebbe la legge elettorale sul voto all’ estero incostituzionale e saremmo punto e a capo e non solo. Lo stesso ex ministro degli italiani all’ estero On. Mirko Tremaglia un anno fa o giu’ di li’ ha avuto un ripensamento sulla sua legge, proponendo in un DLL che elevasse per un candidato gli anni di residenza all’ estero ad un minino di 5 anni.

Questi sono i punti salienti che noi italiani oltre i confini dovremmo costantemente discutere, l’ iscrizione all AIRE su basi annuali un database di contatti elettronici degli italiani all’ estero , il voto postale o elettronico esteso ( ripeto questo e’ importantissimo ) a tutte le elezioni, abolizioni delle circoscrizioni estere ed infine un informatitazzazione gratuita e imparziale all’ estero, non sovvenzionata da finanziamenti statali, quando subentrano questi cari signori la stampa diventa automaticamente di parte. Questo costerebbe allo stato italiano un conto irrisorio in confronto a quanti propongono l’ istituzione di seggi all’ estero se le cose rimanessero cosi come sono.

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