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LA MORALIZZATRICE CARFAGNA E IL VIGILE ALEMANNO

di Paolo Bonetti

La ministra Carfagna, che inorridisce di fronte alle prostitute e si prepara a perseguitarle a suon di multe e anche di manette, in compenso rassicura l’Europa sulla sua volontà di combattere ogni discriminazione contro gli omosessuali. Ma qualche tempo fa aveva allegramente dichiarato che gli omosessuali italiani non soffrono di alcuna discriminazione e, quindi, non si capisce bene da che cosa oggi intenda proteggerli. In quanto alle prostitute, esse hanno la grave colpa di vendere il proprio corpo e l’austera Carfagna si appresta, con tanto di legge penale, a espellere se non dalla società, almeno dalla visibilità sociale, le autrici e, immaginiamo, anche gli autori di tanto scempio. Però, a questo punto, dovrebbe mettere le manette anche alle signorine (e ai signorini) che posano senza troppi veli (Gadda avrebbe detto senza addobbi indumentari) per i calendari. Anche costoro vendono il proprio corpo e in modo assai più lucroso di quanto non facciano le povere diavole che battono a Caracalla, in quel di Roma. Dove, per di più, già le attende l’implacabile vigile Alemanno, con tanto di metro per misurare la lunghezza della minigonna. Come per tutti i bacchettoni, da che mondo è mondo, anche per l’intrepido sindaco di Roma la pubblica moralità è una questione di centimetri. Nessuna offesa al decoro di Roma hanno, invece, inferto i saluti romani che, sulla piazza del Campidoglio, accolsero festanti l’elezione di un sindaco con un notevole curriculum di estremista nero. Si dirà che si tratta di eventi che ormai appartengono a un passato che non può tornare, ma perché, da quel giorno, gli episodi di razzismo e di inciviltà verso gli immigrati e tutte le minoranze si sono moltiplicati fino a diventare quotidiani? Il sindaco si affanna a condannare e a chiedere scusa, e però viene il sospetto che, con un primo cittadino di tal fatta, molti si sentano ormai autorizzati a dar sfogo alla loro beceraggine politica e culturale.

Il guaio è, come dice un proverbio sul quale non si riflette abbastanza, che chi semina vento raccoglie tempesta. Durante la campagna elettorale, Gianni Alemanno ha soffiato con sforzi ciclopici sul vento della demagogia, promettendo fra l’altro l’espulsione immediata di ventimila clandestini e altre mirabilia urbis che ancora non si sono viste e difficilmente si vedranno, come la soluzione del problema della sicurezza che, in molti quartieri di Roma, è un problema reale e che chiederebbe un lungo e paziente lavoro di bonifica sociale. Altro che multe alle prostitute e ai loro clienti, fra i quali, peraltro, ci sono anche tantissimi elettori del sindaco, convinti assertori del perbenismo che si riassume nello slogan restauratore del ministro Tremonti : Dio, patria e famiglia, con l’aggiunta magari di qualche travestito. La destra che ci governa diventa ogni giorno più pericolosa, perché si è fatta, come ha detto efficacemente qualcuno, imprenditrice della paura, e invece di lavorare per risolvere i problemi, in molti casi li suscita o li complica con annunci di rimedi autoritari e fintamente decisionisti, che hanno il solo scopo di tenere i cittadini in una condizione di perenne stress psicologico. Ed ecco i proclami quotidiani della ministra Gelmini che hanno solo l’effetto di aggravare il senso di precarietà in cui vivono famiglie, studenti e docenti, le omelie moralistiche della ministra Carfagna che non restituiranno decoro alle strade italiane perché si limitano semplicemente a nascondere l’immondizia (a Roma si dice attuffare) sotto il tappeto, l’attivismo parolaio di un sindaco come Alemanno costretto a rincorrere i guai da lui stesso suscitati con i suoi improvvidi allarmismi. Fra i tanti significati della parola laicità, c’è anche quello che la identifica con la sobrietà, con la capacità di guardare i problemi per quel che sono, senza religioneria e moralismo. I ministri e i sindaci berlusconiani (e non solo loro, purtroppo) preferiscono, invece, le foglie di fico da mettere sulle “vergogne”, come si diceva una volta. Questo mi ha fatto tornare alla mente una vignetta di Mino Maccari apparsa tanti anni fa sul “Mondo” di Pannunzio. Si vede un untuoso politico del regime democristiano che cerca di ricoprire di foglie una donna nuda alla presenza di un grasso cardinale, e chiede con zelo: ancora una fogliolina, eminenza?(italialaica.it)

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