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CANZANO MASSIMO E DOMENICO — AUTORI PER CASO

Teatro napoletano – Compagnia Megadera

… “Noi raccontiamo quella che potrebbe sembrare la solita Napoli, quella in
cui i personaggi devono affrontare le situazioni giornaliere come una sfida da superare,

ma in ognuna abbiamo aggiunto qualcosa che le differenzia, che metta in luce quei pregi e quei difetti che tanto i napoletani sono “orgogliosi” di portare”… (Massimo Canzano)

GIOVANNA 1- De Filippo racconta la sua Napoli con abbondanti particolari della vita quotidiana dei suoi abitanti, la vostra finestra su Napoli di oggi, è rimasta uguale?

MASSIMO – Credo proprio di si. Napoli non è una città come tutte le altre ma vive di una vita propria e lo trasmette nel DNA dei suoi cittadini. Sono sicuro che se potessimo tornare indietro nel passato, scopriremmo che alcune abitudini, situazioni e modi di fare non sono per nulla cambiati, ma si sono solo adeguate ai tempi.

GIOVANNA 2- La napoletanità resta comunque invariata negli anni, ma il vostro modo di rappresentarla è rimasta invariata dai tempi di De Filippo e Scarpetta?

MASSIMO – Assolutamente no, si tratta di una scrittura moderna, che segue ritmi più rapidi. Le cinque commedie che abbiamo scritto raccontano storie che svariano in un arco temporale che va dalla fine della seconda guerra mondiale ai giorni nostri, quindi tempi e modi diversi ma tutte legate insieme dalla forte personalità dei personaggi. Noi raccontiamo quella che potrebbe sembrare la solita Napoli, quella in
cui i personaggi devono affrontare le situazioni giornaliere come una sfida da superare, ma in ognuna abbiamo aggiunto qualcosa che le differenzia, che metta in luce quei pregi e quei difetti che tanto i napoletani sono “orgogliosi” di portare.

Nella prima “Ch's'adda fà pe' campa” abbiamo voluto sottolineare la fantasia e la caparbietà insita in molti, di come con piccoli sotterfugi e geniali archetipi,si può riuscire a sbarcare il lunario.

Nella seconda “Chell' nun è mai stata prena” ci siamo dedicati,in una vicenda ricca di intrecci e situazioni comiche, a mettere in evidenza quello che forse è sicuramente un difetto, “l'inciucio”. La storia ha come filo conduttore il detto e il non detto, l'interpretazione di ciò che accade in maniera soggettiva e non oggettiva, fino ad
arrivare in un turbinio di colpi di scena ad un punto di non ritorno.

Segue poi “Ch’ pacienz' ca nc vo”, dove abbiamo cercato di dare risalto ad una costante della nostra esistenza, la “Pazienza” ,quella che, con la “P” maiuscola, come dice “nonno Cipriano” uno dei personaggi fondamentali della storia, non esiste più. Infatti secondo noi spesso il collante che oggi ci tiene unite le persone è un insieme di compromessi che a torto o a ragione vengono usati per nascondere secondi fini. Ed è per questo che in fondo a volte si resta insieme o si accudisce qualcuno non per bontà ma per tornaconti personali.

In “Pupetta stira e ammira” dove “Gennaro Sepe”, il personaggio principale della storia è il tipico tifoso del Napoli, tifoso ma non sportivo, tanto da vivere di luce riflessa, gioire per le vittorie e cadere in depressione per le sconfitte.
Condivide il suo tempo per la squadra da una parte e gli affetti ed il lavoro dall'altra e se nel mentre il Napoli si accinge ad acquistare Maradona il resto può andare tutto a rotoli tanto alla fine “Bast' ca venc' o' Napoli”.

Infine nell'ultimo lavoro “Ospedale degli infermi scalzi – stanza 3-2-7, il filo conduttore è l'infinita diatriba, inalterata dall' unità d'Italia, tra i napoletani e i loro antagonisti “compatrioti” del nord, il tutto attraverso episodi di malasanità. Il personaggio principale, Brambilla, milanese doc, si ritrova ricoverato in un ospedale partenopeo ed è li che la convivenza forzata con gli altri ammalati fa emergere
quelle naturali differenze che ci differenziano nei comportamenti e nel modo di pensare.

In definitiva stiamo cercando di percorrere un viaggio nel variegato mondo della napoletanità, cercando di far trasparire tutte quelle sfumature che la caratterizzano e che “volendo o nolendo” ci caratterizzano nel bene e nel male.

GIOVANNA 3 – La vostra compagnia si chiama Megadera, un nome antico per commedie inedite che parlano di una Napoli che non cambia nei secoli?

MASSIMO – Insieme e di comune accordo con tutti i componenti della compagnia abbiamo scelto per il nostro gruppo la denominazione “Megadera” per il forte significato che racchiude in se. Infatti, “Megadera” deriva dal nome dell' Isolotto di Megaride la piccola isola su cui sorge tutt'oggi il Caste dell'Ovo. Megaride era distante pochi metri dalla antica città di Neapolis, che secondo il geografo Strabone fu alle origini della fondazione della città stessa ad opera di alcuni coloni provenienti da Rodi che avrebbero stabilito, tra il IX-VIII secolo a.C., un emporio commerciale su quest'isola. Secondo un antico mito, già noto in Grecia orientale, ancora prima della fondazione di Neapolis , il corpo della sirena Partenope (da qui Partenopei) fu sepolto a Megaride, essendo stata trasportata dal mare in quella zona, dopo essersi lasciata morire in seguito al rifiuto di Ulisse. Quindi il nome stesso per noi è un segno di appartenenza e di continuità, un legame con la nostra terra natale che abbiamo scolpito intrinseco nel nostro DNA. Questo, come altresì sottolineato, fa si che nelle storie già raccontate e in quelle che ci accingeremo a scrivere in futuro, trasparirà sempre quel “modo di essere napoletani”, che ci rende unici. Per cui nel momento di scrivere una nuova storia, traspaiono circostanze che non hanno tempo ma potrebbero essere spalmate in un arco temporale (con le dovute correzioni) che va dai giorni nostri alla fondazione della nostra città.

GIOVANNA 4- Dal repertorio che comprende i testi classici dei grandi autori Napoletani come i De Filippo, i Scarpetta, i Di Maio, ai grandi Garinei e Giovannini, alle commedie scritte da voi. Come è nato il desiderio di scrivere le commedie?

MASSIMO – Sono ormai vent'anni che siamo legati alla compagnia “Megadera” e tutt'ora continuiamo ad esibirci per i vari teatri, accompagnati dai suoi componenti, ottimi interpreti e grandi amici, con i quali ci divertiamo a portare in scena sia testi italiani che commedie nella nostra lingua madre, il napoletano.

Nel 2005, data in cui spinti da una forte voglia di metterci alla prova e dalla curiosità nel vedere se dopo anni di teatro fatti interpretando testi altrui eravamo in grado di interpretare un testo inedito scritto da noi. Così a fronte di enormi sforzi fisici ma soprattutto mentali, ci siamo regalati la nostra prima commedia teatrale inedita dal titolo “Ch' s'adda fa pe' campà”.

C’è anche un’altra motivazione, infatti come tanti amanti del teatro seguendo con attenzione le varie compagnie teatrali, sia amatoriali che professionistiche, abbiamo notato che il repertorio a cui attingono la maggior parte di esse è legato fortemente ai testi classici che anche se sono dei capolavori di una bellezza e di uno spessore inconfutabile, si ripetono stagione dopo stagione come “una cambiale di fine mese”. Il nostro è stato il desiderio di mettere in scena un prodotto mai visto prima, un testo dove non si conoscono ancora dei punti fermi e dove non si sa se quei meccanismi comici risulteranno tali perché non sono del tutto rodati e soprattutto non testati mai da altri, e questa era la scommessa che volevamo intraprendere .Poi in seguito, una volta dietro le quinte, scoprire piacevolmente che il pubblico ride ad una battuta o una situazione partorita dalle nostri menti è stata la scintilla che ha fatto esplodere in noi la voglia di inebriarci sempre più di queste sensazioni.

GIOVANNA 5- I vostri impegni futuri?

MASSIMO – Continuare a raccontare storie ironiche e divertenti, ma sempre con contenuti di spessore, perché vorremmo che chi va a teatro si diverta, ma allo stesso tempo rifletta, fermandosi un attimo a pensare. Sono diverse le idee che bollono in pentola, in particolare vorremmo riprendere un progetto abbandonato qualche anno fà. Si tratta di scrivere una storia ambientata, ovviamente a Napoli, nel periodo storico a cavallo della rivoluzione francese, quando la città era una delle capitali europee, che ancora, tenacemente, resisteva ai venti del cambiamento che soffiavano da occidente. E questo ancora una volta per confermare, a nostro avviso, il fatto che Napoli in passato e ancora oggi, era e resta una città autarchica restia ai cambiamenti, anche se positivi per i suoi abitanti.

BIOGRAFIA

Domenico e Massimo Canzano sono nati a Napoli rispettivamente il 20/11/1962 ed il 12-10-1966.

Come attori teatrali cominciano a solcare le tavole del palcoscenico nel 1988 in una compagnia di San Giorgio a Cremano (NA), i “Megadera”, (nome che deriva dallo scoglio su cui fu innalzato il Castel dell'Ovo) con la quale tutt'ora continuiano ad esibirsi per i vari teatri, accompagnati da i suoi componenti, ottimi interpreti e grandi amici, con i quali si divertono a portare in scena con naturale disinvoltura sia testi italiani che commedie nella loro lingua madre, il napoletano. Il repertorio svaria dai classici testi dei grandi autori Napoletani come i De Filippo, i Scarpetta, i Di Maio sino ad arrivare alle commedie dei grandi Garinei e Giovannini .

Come Autori nel 2005 hanno scritto la prima commedia dal titolo “Ch' s'adda fa pè campà” nel 2006 “Chell' nun è mai stata prena”. nel 2007 “Ch' pacienz' ca nc' vo” e di seguito “Pupetta stira e ammira” infine nel 2008 l'ultimo lavoro si intitola “Ospedale degli infermi scalzi – stanza 3-2-7”.

Massimo vive a San Giorgio a Cremano e lavora nel campo dei preziosi.
Domenico nel 2006 si è trasferito a Pesaro e lavora in una ditta di Software.

Sono su internet: http://www.canzanodomenicoemassimo.it/

giovanna.canzano@email.it

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