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Non c’è solo Napoli, guardiamoci in giro in Campania

Qui a Salerno, per studiare antropologicamente le processioni, l'inglese James Arnoldi, 20 anni di Londra. E' ospite in città di Alda Petriello. Masticando un po' di italiano ammette: «Sono stato l'altra sera a Napoli per la processione di S. Gennaro, ma non mi ha colpito come questa di S. Matteo, c'è più partecipazione, più emozioni, mi sembra più sentita». Innovative le decorazioni di quest'anno delle paranze: San Giuseppe è stato addobbato con un manto di anturium a ricoprire una colomba bianca di fiori, simbolo dello Spirito Santo. La statua di San Gregorio VII è stata decorata con un braccio di fiori sospesi reggenti tre lucerne. Il tema simbolico della luce è stato il filo conduttore delle coreografie floreali, fino a raggiungere l'apice con S. Matteo, particolarmente sfarzoso, bardato da 9 lanterne fatte con fiori bianchi piccolissimi recanti all'interno un unico fiore rosso, a figurare la fiamma. Alla simbologia mistica e teologica della luce si è richiamato anche l'arcivescovo, monsignor Gerardo Pierro, nel suo breve discorso per la benedizione della città al termine del corteo: «Se avete fatto attenzione – dice il presule – avrete notato che il fioraio ha insistito negli ornamenti sulla luce che viene dal Vangelo di Matteo, nostro primo punto di riferimento». Poi la citazione in latino dell'iscrizione riportata sull'abside del duomo: «Questa città è tua o S. Matteo, proteggila sempre!» ed il riferimento alla crescita del tessuto urbano: «Il cammino ascensionale della città e della provincia sia sempre legato alla ricchezza di valori civili e morali». Non è mancata la tradizionale corsa dei portatori sullo scalone del Duomo, ultima prova di forza prima del rientro.

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