Festival Internazionale del cinema di Venezia

Nell’ultima edizione del Festival Internazionale del cinema di Venezia, la giuria ha conferito al regista Ermanno Olmi, il premio speciale alla carriera. L’autore de “L’albero degli zoccoli” , film vincitore della Palma d’Ora a Cannes, ha esordito poco più che ventenne, nel 1953, realizzando cortometraggi per l’Edison. Il suo primo corto è stato “La diga del Ghiaccio”, opera realizzata in bianco e nero. Le prime inquadrature si succedono, con ritmo disteso, sui luoghi naturali (la diga di Morasco, situata nell’Alta Val Formazza) quasi incontaminati su cui si sovrappone il commento dell’autore, che fornisce un cospicuo numero d’informazioni e dettagli sulla collocazione geografica della diga, sul suo funzionamento e sulle sue caratteriste peculiari. Nella parte centrale del cortometraggio, invece, gli operai a lavoro e negli attimi di pausa(l’attesa dell’esplosione delle mine, la sigaretta preparata arrotolando una cartina). Immagini sempre guidate da una voce narrante, fuori campo. Nella parte finale dell’opera di Olmi, si vede un operaio, provato dalla fatica e dalla solitudine, rigirarsi tra le mani una cartolina ricevuta da casa. Immagini che risaltano gli aspetti privati della vita degli operai. Il cortometraggio termina con immagini di natura. L’opera è la fugace testimonianza della fatica compiuta da operai anonimi. Il secondo cortometraggio realizzato per la Edison è stato: “La pattuglia del passo San Giacomo”. Opera avvicinabile al primo corto solo per alcuni aspetti, non trascurabili ma neppure essenziali. Siamo sempre in Alta Val Formazza, in un paesino montano, ricoperto di neve ma anche scaldato dal sole, la vita pare svolgersi in maniera ordinata, quieta e operosa, un laboriosità che accomuna l’intera comunità, sono tutti concentrati nelle loro occupazioni. Un uomo e un ragazzo sono alle prese con dei rami da segare, e alcuni operai mostrati – per analogia – abbattono un albero, che provoca l’involontaria interruzione della linea elettrica. Solo adesso, dopo circa tre minuti dall’inizio, fa il proprio ingresso la voce narrante, sempre fuori campo, che racconta in modo discreto la spedizione della pattuglia incaricata di riavviare la linea elettrica. I protagonisti sono gli operai, gente comune dedita al lavoro. È una storia di tutti i giorni che si conclude con il ritorno dell’elettricità. Per l’Edison Ermanno Olmi ha realizzato numerosi cortometraggi che esprimono il carattere umanistico dell’autore. Caratteristica, che si evincerà in tutte le sue opere, che lo rendono famoso in tutto il modo e per la quale è stato premiato a Venezia.

Gomorra, il film tratto dal best seller di Roberto Saviano, rappresenterà l’Italia nella corsa agli Oscar in programma il 22 febbraio. La cinquina delle nomination sarà resa nota esattamente un mese prima. Gomorra, film che racconta le gesta “maledette” della Camorra, la criminalità organizzata napoletana, è stato designato dalla commissione di selezione composta, tra gli altri, da Gabriella Pascucci e Dante Ferretti che la statuetta l’hanno gia vinta, dal direttore generale per il cinema Gaetano Blandini e dai produttori italiani. La giuria ha scelto l’opera del regista napoletano, Matteo Garrone, tra i film, in cui sono stati inseriti anche: il “Divo” di Paolo Sorrentino, “Tutta la vita davanti” di Paolo Virzi, “Cover Boy” di Carmine Amoroso, “Giorni e Nuvole” di Silvio Soldini. L’autore di Gomorra, Roberto Saviano, appresa la notizia della designazione, ha dichiarato di:”essere contento per la designazione”. “In America capiranno che raccontare non è diffamare, ma resistere”. Il Film che è stato premiato a Cannes, potrà far conoscere agli americani le caratteristiche e le “storie” dei camorristi presenti nella provincia di Caserta, i Casalesi, e il conflitto per il controllo della droga tra il clan Di Lauro e gli Scissionisti. Storie che insanguino e contaminano la terra campana, com’è stato raccontato dal personaggio interpretato dall’attore napoletano Tony Servillo, che traffica in rifiuti illegali. Le storie vere raccontate da Roberto Saviano e rappresentate da Matteo Garrone, descrivono la crisi profonda in cui vive la Campania. Una decadenza generata da un tessuto borghese inesistente, e da una classe politica litigiosa e clientelare, connivente con la criminalità organizzata che si arricchisce sproporzionatamente, tanto da finanziare la ricostruzione Ground Zero, New York.

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