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I MODELLI PSICOLOGICI

La psicologia e le teorie dello sviluppo

Elaborato introduttivo del saggio di R. Canestrari, Psicologia Generale e dello Sviluppo, Bologna. Spunti e approfondimenti tratti da Paolo Benini e Roberta Naclerio

Introduzione

Il cammino della psicologia è segnato dal succedersi di teorie con cui si giunge alla metodologia sperimentale.
La ricerca qualitativa ha una lunga tradizione in psicologia e nelle altre scienze sociali. Già agli inizi del ‘900, Wilhelm Wundt (1900-20) impiegava metodi descrittivi nella sua folk psychology, accanto ai metodi sperimentali della psicologia generale. Più o meno contemporaneamente, in Germania la sociologia veniva riconosciuta come disciplina accademica. Mentre in Francia e in Inghilterra la sociologia emulava i metodi delle scienze naturali, in Germania si elaborava un nuovo metodo d’indagine grazie soprattutto a M. Weber, G. Simmel e all’influenza di W. Dilthey e del marxismo. Questi autori applicarono l’idea che il paradigma delle scienze naturali non fosse adatto per la comprensione dei fenomeni sociali. Lo scopo della sociologia non poteva essere quello di formulare leggi fondamentali, poiché ogni fenomeno sociale è a sé e non è possibile una sua comprensione se non considerando il soggetto che la compie. In definitiva, si apriva un dibattito tra due diversi approcci: l’uso del metodo induttivo e lo studio del caso singolo da un lato e l’approccio empirico e statistico dall’altro. Anche nella sociologia statunitense il metodo biografico, gli studi sul caso singolo e i metodi descrittivi furono centrali per lungo tempo, fino agli anni ’40, grazie anche alla forte influenza della Scuola di Sociologia di Chicago.
Tuttavia, con lo sviluppo successivo delle due discipline, vi fu una prevalenza di approcci di ricerca sperimentali, standardizzati e quantitativi, fino agli anni ’60, quando, nella sociologia statunitense, la critica a questi metodi divenne nuovamente rilevante con Cicourel nel 1964 e Glazer & Strass nel 1967 (Flick 1998). Tale critica fu poi ripresa in Germania negli anni ’70. Da questo momento in poi il panorama statunitense e tedesco seguono diversi sviluppi teorici e metodologici (Flick 1998).

Modello comportamentista

Questo modello senza gli addentellati con la coscienza studia il comportamento. Nasce negli Stati Uniti d’America con Watson nel xx secolo. L’obiettivo è quello di abbandonare il modello di Wundt basato sull’introspezione per la procedura di ricerca basata sull’analisi esteriore. Il comportamento spiegato attraverso stimoli e risposte ripropone gli stimoli derivanti dalla connessione tra organismo e ambiente.

Modello fenomenologico

Con Van Ehrenfels la percezione cessa di essere campo di investigazioni psicofisiche, ma è collegata a più complesse manifestazioni della vita psichica. Il modello fenomenologico pone in primo piano il nesso tra soggetto e oggetto indagato nell’atto psichico più complesso: la percezione. Gli psicologi della scuola di Berlino fondano la Gestalt. Kohleer, Kofka e Wertheimer studiano la nuova psicologia della forma, per cui si percepiscono “totalità strutturate”, per esempio un campo è una realtà globale, in contrapposizione ad ogni singolo filo d’erba. La vecchia psicologia associazionistica pensa che le percezioni siano sensazioni locali indipendenti, ammassi di percezioni distinte in quanto il campo d’erba lo percepiamo come tanti pezzetti d’erba.

Modello psicoanalitico

L’importanza della comprensione della vita psichica conscia e inconscia è una novità introdotta da Freud. Charcot e Manet che hanno condotto studi di psicopatologia che attribuivano importanza all’ipnosi e ai fenomeni di suggestione. Freud giunge all’impossibilità della spiegazione scientifica di fenomeni psichici anormali con la neurologia e la spiegazione organicistica, ma privilegia il criterio esplicativo e psicologico, secondo cui le pulsioni forniscono energia all’individuo e gli permettono di adattarsi alla realtà.

Modello epistemologico-genetico

Aumenta la fiducia nella capacità e possibilità di costruire esperimenti rigorosi anche per attività del pensiero senza scadere nel metodo ambiguo dell’introspezione. L’opera di Piaget attribuisce sistemazione a questo orientamento. La Teoria Psicologica, influenza di studi biologici, è una teoria genetica perché vuole rintracciare la successione dei passaggi fondamentali (stadi) del processo di maturazione dell’intelligenza a livello individuale e della specie. L’indirizzo epistemologico ha un obiettivo principale, l’individuazione delle condizioni che consentono alla mente di organizzare la realtà esterna.

Modello Cognitivista

La tendenza teorica più attuale non fornisce spiegazioni del comportamento umano, ma l’individuo è considerato l’elaboratore di informazioni. Il modello teorico stimolo/risposta non è più in grado di spiegare tutti i comportamenti. Nel 1960 sono state introdotte altre variabili come una nuova unità di misura: il TOTE (Test Operate -Test Exit). L’individuo immagazzina una grande quantità di informazioni su esperienze passate e questi dati cognitivi si materializzano fisicamente in qualche luogo del cervello.

Metodo sperimentale e osservazione in psicologia

Uno dei problemi più dibattuti fin dagli inizi in psicologia è quello del metodo da impiegare per consentire alla psicologia di acquisire uno statuto scientifico e divenire una scienza rigorosa e di definire il proprio oggetto di studio per favorire lo sviluppo delle ricerche.

Metodo sperimentale

Questo metodo facilita la formulazione e la verifica degli enunciati supposti significativi per certe teorie, perché gli enunciati e le teorie sono collegati da relazioni causa-effetto. Il compito dello studioso consiste nella ricerca dei dati che dimostrano l'esistenza di tali relazioni, tramite il laboratorio e la strumentazione e la situazione di campo che prevede l’intervento del ricercatore con la somministrazione degli stimoli all’individuo. Con la logica dell’esperimento si tratta di provare che certi eventi, collegati per ipotesi di partenza a variabili di studio non accadono per caso, ma costituiscono unità di misura variabile formate da scale di misurazione di quattro tipi
-nominali
-ordinali
-a intervalli
-di rapporti.
Occorre scegliere una scala di misura, individuare le modalità, con la somministrazione di stimoli rispetto a cui i fenomeni dovranno essere le risposte. Il principio fondamentale del metodo sperimentale consiste nel variare la variabile indipendente (esempio lista di numeri da memorizzare) per valutare le modificazioni della variabile dipendente (lista di numeri già memorizzata).
Occorre isolare la variabile indipendente, mantenendo costanti le altre variabili che entrano in gioco nell’esperimento. E’ questa la condizione per essere certi che modificazioni della variabile dipendente sono dovute alla manipolazione della variabile indipendente. Le fonti delle variazioni da cui isolare la variabile indipendente sono nelle situazioni e nel soggetto, nell’ambiente fisico e sociale e nel compito che il soggetto svolge.
Alcune situazioni non possono essere controllate sperimentalmente come la psicologia, la gelosia amorosa, il crimine e il suicidio.

Metodo dell’inchiesta

Utilizzato in psicologia sociale permette di rilevare dati circa opinioni, atteggiamenti, valori

Metodo differenziale

Si ricorre al disegno sperimentale per programmare la ricerca con variabili indipendenti quali il sesso, l’età, l’intelligenza, le attitudini specifiche. Il ricercatore non può dosarle o isolarle perché sono effettuate dalla natura. Per questo motivo il metodo può approdare a definizioni delle correlazioni tra due o più variabili (esempio età, intelligenza, livello di cultura, capacità espressive)

Metodo dell’osservazione

L’osservazione è lo strumento della rilevazione, ossia la registrazione del comportamento degli individui nel loro stato naturale.
Le tecniche dell’osservazione sono il colloquio, la compilazione del diario, gli scambi di opinione tra osservatori per evitare interpretazioni troppo soggettive. L’auto-osservazione consiste nell’introspezione, nell’attenzione spostata dall’esterno all’interno dell’individuo per descrivere il suo vissuto

Metodi psicometrici

Consistono nella misurazione del complesso psichico dell’uomo tramite test, la cui attendibilità è fondata su indizi scarsi. La psicometria è l’incontro di istanze metodologiche e applicative, in cui i test costituiscono misurazioni obiettive e standardizzate di un campione di comportamento. Le tipologia di test sono: test d’intelligenza, test di abilità specifiche, test di personalità.

Metodi clinici

Il metodo clinico è stato introdotto successivamente al metodo sperimentale ed in polemica con questo. Il metodo del colloquio clinico è una tecnica di osservazione e di studio del comportamento umano. Il colloquio permette la conoscenza diretta della personalità dell’essere umano, con applicazioni molteplici anche in campo giudiziario per raccogliere informazioni da testimoni o accusati. La personalità dello psicologo entra nel colloquio condizionandolo e influendo sugli atteggiamenti del soggetto. Le caratteristiche di una persona nel corso del colloquio sono trasferibili al comportamento generale della persona stessa. Durante il colloquio avviene un interscambio di intonazioni di contenuto, come espressioni verbali e azioni del soggetto, tramite cui ricostruire la storia della persona, attraverso la conoscenza dei fatti significativi della sua vita, quali ad esempio la composizione del nucleo famigliare, il clima affettivo, la salute fisica, le relazioni extrafamiliari, le esperienze scolastiche-professionali, il livello socio-economico. Nel contesto del colloquio il comportamento deve essere valutato in base all’ambito in cui è messo in atto, in cui subentrano espressioni non verbali come la posizione, il tono della voce, lo stato emotivo, la gestualità del corpo, la conformazione fisica, l’abbigliamento e la capigliatura. I dati raccolti durante il colloquio clinico devono essere attentamente elaborati per evitare errori. L’esaminatore deve evitare di giudicare a colpo d’occhio per simpatia o antipatia

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