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“LA RIVINCITA DEL DIALOGO”

Recensione al libro La rivincita del dialogo, Emi, Bologna 2002 a cura di Brunetto Salvarani e Paolo Naso

Il concetto di “dialogo” implica una relazione, una retroazione di intenti e di comunicazione che attraversa due posizioni, due realtà ed entità, due individualità o gruppi.
Il testo che presenta una raccolta di interventi a cura di Brunetto Salvarani e di Paolo Naso edito dalla EMI, dal titolo “la rivincita del dialogo”, auspica un confronto interreligioso, interculturale, intersociale tra due entità che tendono sempre ad incontrarsi o scontrarsi nel bene e nel male. Dopo l’11 Settembre, data spartiacque di epoche storiche, di civiltà appartenenti alle più grandi fazioni in cui è suddiviso il mondo, Islam e Cristianesimo, si ripresentifica la millenaria questione della relazione, del confronto e dell’interscambio, verso l’integrazione, in un costruttivo complementarismo, perché la reciproca compenetrazione è un dato di fatto, all’ordine del giorno.
Una preliminare questione riguarda il concetto stesso di differenza. L’assenza di elaborazione culturale e filosofica della differenza ha condotto ad un vero e proprio “oblio” che secondo Heidegger contraddistingue il pensiero occidentale basato sui concetti di unità e unilateralità, per cui la differenza risulta una categoria che il mondo contemporaneo deve ancora rielaborare.
Ripensare la categoria della differenza risulta un’operazione culturale che rimette in discussione la logica tradizionale e consente di scoprire nell’alterità significati e valori nuovi, allargando gli orizzonti di conoscenza ed esperienza.
Sottrarre la differenza all’oblio significa inoltre porre in nuovi termini la questione dell’uguaglianza. Infatti la differenza per potersi esprimere necessita dell’uguaglianza, valore irrinunciabile per impedire alla differenza di trasformarsi in discriminazione o subalternità. Analogamente l’uguaglianza assume il carattere di omologazione e di disconoscimento nei confronti di ogni specificità ed identità. La differenza e l’uguaglianza non possono essere pensate separatamente. In base a tali premesse si auspica l’organizzazione di una “giornata dedicata al dialogo cristiano islamico” in termini globali e collettivi di ecumenismo ossia di una comunità mondiale interreligiosa basata e fondata su presupposti etici inerenti il rispetto, il confronto, l’integrazione ed il dialogo tra diversità, tra differenze sostanziali che la civiltà comporta anche al suo interno oltre che nella relazione con l’alterità. I “diversi” sono sempre portatori di caratteristiche contrapposte, e perciò negative, rispetto alla norma vigente e legittimata dalla tradizione locale. La differenza dei diversi costituisce una minaccia da eliminare o riassorbire, da nascondere, da perseguitare o sottomettere. Tale atteggiamento ha trovato espressione attraverso i secoli nei confronti delle differenze di razza, tra integrazione e discriminazione, di religione, di posizione sociale, nella percezione dei disabili, dei folli, dei santi e di ogni altra “devianza” rispetto a ciò che una determinata cultura sanciva come “norma”.
Il mondo delle differenze molteplici sembra sostanziarsi e sintetizzarsi in queste grandi civiltà protagoniste attuali, l’Islam ed il Cristianesimo, che nella Storia di tutti i tempi sono entrate a confronto e soprattutto in conflitto. Attualmente con le incombenti ondate migratorie dal meridione del globo si avverte più che mai pressante l’esigenza di una cultura dell’accoglienza, dell’integrazione, per sopperire al dilagante disagio della difficoltà dell’incontro, tenendo conto delle implicite e sostanziali identità peculiari delle differenti religioni, di usi, costumi tradizioni.. Una giornata ecumenica si prospetta in un futuro poco remoto non come u-topia ma come luogo di fatto, concreto, realtà di incontro ed interscambio in cui far emergere le peculiarità sostanziali, interculturali ed intersoggettive e far sentire le ragioni, le voci, le tensioni, le emozioni dei diretti interessati, dei protagonisti storici delle “rivoluzioni” ed “evoluzioni” di fatto.

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