Chi li ha visti? Scomparsi! Ogni tanto qualche comunicato stampa “asettico” o vanno “bighellonando” da un meeting all’altro che poco, o nulla, ha a che fare con quello per cui l’abbiamo mandati al Parlamento. Mi riferisco agli eletti da noi italiani nel mondo. Stanno tutti quanti dimostrando la loro impotenza ed incapacità a realizzare quelle promesse che si sono “sgolati” a farci durante la campagna elettorale per carpire il nostro voto. E’ malizioso o si e’ nel vero nel pensare che il loro unico e solo obbiettivo fosse quello di trovare una loro sistemazione personale e nient’altro più? Riceveranno un più che ottimo stipendio per i prossimi 60 mesi. Una mensilità parlamentare corrisponde a più di un anno di uno stipendio di un lavoratore medio. Il doppio o tre, quattro o più di un’annualità di pensione che un “normale” cittadino riceve, magari dopo ben 53 anni di lavoro “vero”. E poi, a termine della legislatura, via con il liscio a “godersi” una pensione (minima), vita natural durante, di 3000 euro mensile in aggiunta, ovviamente, ad un’altra probabile maturata con il lavoro precedente. Dobbiamo riconoscere che i parlamentari sono delle persone molto lungimiranti e previdenti, ma esclusivamente per i loro “casi”. Si sono salvaguardati per ogni evenienza. Se un “povero” parlamentare sfortunatamente non e’ rieletto, niente paura: il “disgraziato” non si troverà all’improvviso in mezzo ad una strada come accade, sempre e comunque, ad un “normale” lavoratore che perde lavoro. Riceverà un “congruo” assegno (300 mila euro) a titolo di “reinserimento”. Come tutti i sognatori, che con le loro idee hanno rivoluzionato e migliorato il mondo, anche Mirko Tremaglia sicuramente sarà molto deluso dei risultati che stanno emergendo dalla sua quasi quarantennale battaglia. Si e’ battuto strenuamente per far riconoscere, a noi italiani nel mondo, il diritto di voto e per permetterci di eleggere i nostri diretti rappresentati al Parlamento italiano. La sua idea era giusta ma, purtroppo alla luce dei fatti riscontrati, si e’ rivelata una vera utopia che non ha prodotto i risultati che sperava e che tutti speravamo. Per fortuna c’e’ un barlume di speranza per il futuro degli italiani nel mondo. I giovani di origine italiana stanno prendendo consapevolezza che e’ arrivato il loro momento, e si stanno preparando a ricevere l’eredità che i “Giganti” (principalmente gli emigranti italiani degli anni ’50 e ’60) gli stanno per lasciare. In questa fase iniziale, sono pieni d’incertezze nell’individuare il metodo piu’ idoneo per cercare di mantenere l’italianita’ nel mondo. Il contesto socio/culturale attuale e’ totalmente differente da quello in cui operarono i “Giganti”. Emigrati senza soldi, con un minimo d’istruzione scolastica, senza sapere nulla del Paese dove andavano e senza conoscere la sua lingua. Eppure, con tutti questi handicap, sono riusciti a far affermare l’italianita’ fondando piu’ di 5000 associazioni, costruito molti importanti club e istituito numerosi uffici di assistenza. Il segreto di ogni successo sta nell’avere forti motivazioni e credere ad un’idea. Allora nessuno ostacolo, pur immenso, potrà fermare chi e’ animato da questa grande forza interiore. I giovani di origine italiana hanno tutti studiato. Moltissimi sono dei valenti professionisti in tutti i settori. Conoscono bene sia il Paese e sia la lingua dove sono nati. Si trovano in una situazione finanziaria nettamente migliore dei loro nonni o padri. Non hanno gli handicap dei “Giganti”, ma ne hanno degli altri per la diversa epoca e contesto storico attuale. Nelle innumerevoli riunioni, che si stanno tenendo in tutto il mondo prima d’incontrarsi a Roma a dicembre, i giovani di origine italiana, gradatamente stanno prendendo consapevolezza della responsabilità che sta per cadere sulle loro spalle. E’ un grande onere, ma anche un grande onore, raccogliere l’eredita’ che gli stanno per passare i “Giganti”, lo sottolinea costantemente il Sottosegretario, con delega agli italiani nel mondo, Senatore Alfredo Mantica. Senza formalismi, senza giri di parole, con linguaggio diretto, talvolta crudo, ma necessario per fotografare l’esatta realtà, Mantica, chiarisce che cosa si deve intendere per italianità. Significa parlare italiano, amare la cultura dell’Italia e condividere i valori della Costituzione. Lasciare ai perdi tempo le stupide disquisizioni sul fascismo e l’antifascismo. Bisogna pensare al presente e guardare al futuro. Questi sono i motivi per cui vale la pena che, i giovani di origine italiani di tutto il mondo, stiano assieme: “non deve essere un formale atto amministrativo”. Debbono sentirsi orgogliosi di appartenere alla gloriosa comunità italiana che, con sacrifici ed onestà, si e’ conquistata rispetto ed apprezzamento in ogni parte del mondo. In un suo discorso al Columbus Day, Bill Clinton ebbe a dire: “Grazie Dio per averci mandato gli italiani”. L’italianita’ dei “Giganti” ha inciso e profondamente influenzato lo stile di vita socio/culturale di tutti i paesi in cui sono emigrati. Per ragioni anagrafiche la loro forza propulsiva va affievolendosi. I giovani di seconda e terza generazione e piu’, debbono sentire forte e vivo il senso di appartenenza all’Italia. Oggi, i piu’ di loro, piu’ che cittadini italiani, sono da considerarsi cittadini di origine italiana che non conoscono la lingua italiana e niente dell’Italia storica ed attuale. Cosa sarà della comunità italiana tra vent’anni? Questa e’ quello che vorrà sapere dai giovani Mantica alla prossima assemblea dei giovani di origine italiana a Roma tra il 15 e il 18 dicembre. Non solo il sottosegretario, ma tutti ci attendiamo una risposta concreta fuori dalle logiche dei patronati, dei sindacati e dall’assistenzialismo. Largo ai giovani. Entusiasticamente associamoci a John B. Cecchi di Perth, uno dei partecipanti al recente incontro dei giovani italo-australiani alla Gold Coast: “Viva i giovani della comunità italiana!”.
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