Il dio Po

di Giovanni Sarubbi

I mezzi di comunicazione hanno dato ieri ampio risalto alla “notizia” della partecipazione del Ministro Umberto Bossi al cosiddetto “rito dell’ampolla”, che i dirigenti della “Lega Nord” sui loro siti internet chiamano “magico rito dell’ampolla”, che si svolgerà il 12 e 13 settembre prossimo in quel di Paesana (Cn), paese dove sorge il fiume Po e dove i dirigenti leghisti ritengono nasca la cosiddetta Padania. Il “rito” consiste nel raccogliere in un’ampolla l’acqua dalla sorgente del Po per poi andarla a versare a Venezia come segno di unità della “nazione padana”.
Il fatto che i leghisti chiamino questa iniziativa usando i termini “rito” con in più l’aggettivo di “magico”, lo qualifica certamente come un rito religioso di tipo paganeggiante in cui il fiume Po viene di fatto trasformato in una sorta di dio, da cui trarrebbe vita la cosiddetta Padania, e di cui i dirigenti leghisti sarebbero i sacerdoti.
Ora per quel che ci riguarda ognuno può adorare quel che gli pare e dar luogo a tutti i tipi di culto che ritiene più opportuno basti che si rispetti l’art. 19 della Costituzione che afferma: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon Costume”.
Che i leghisti credano o meno al dio Po sarebbe questione di nessun interesse per l’intero popolo italiano se i leghisti non fossero anche quelli che quotidianamente si proclamano difensori di non meglio identificate “radici cristiane dell’Italia” e promuovono giuramenti, che di per se stessi sono blasfemi per un cristiano, per proclamare “l’Italia cristiana mai musulmana”, come ha fatto recentemente l’eurodeputato Borghezio a Genova, violando fra l’altro proprio la sacralità di una chiesa consacrata al culto cattolico. E al magico rito dell’ampolla parteciperà anche Borghezio, e non potrebbe essere altrimenti visto il suo ruolo di punta che egli ha fra i dirigenti leghisti.
Ora, come si dice, una domandina sorge spontanea: si può stare zitti di fronte a questi riti pagani che crediamo nulla hanno di cristiano, pur nella molteplicità di confessioni cristiane esistenti? Si può considerare i leghisti cattolici o protestanti o ortodossi nonché difensori della “cristianità”? E la “cristianità”, ammesso che esista, ha bisogno proprio di tali difensori?
Crediamo di no! Se i documenti ufficiali delle chiese, come i catechismi, contano qualcosa ai leghisti dovrebbe essere negata qualsiasi patente di cristianità, da qualsiasi chiesa cristiana degna di questo nome.
Eppure non ci sono iniziative o dichiarazioni contro i riti, che oramai i mezzi di comunicazione considerano “tradizionali”, del paganesimo leghista partoriti dalla fantasia perversa di chi ha bisogno di qualcosa di “sacro” per rivendicare una superiorità razziale, come ha fatto durante le Olimpiadi lo stesso Borghezio che ha parlato della superiorità della “razza padana” in riferimento alla conquista della medaglia d’oro della nuotatrice Pellegrini. Superiorità razziale che ha poi lo scopo di giustificare l’accaparramento di maggiori risorse economiche per la cosiddetta Padania ai danni del resto del paese. Una storia vecchia, già vista e non solo in Italia.
La maggioranza delle chiese cristiane, cattoliche e protestanti, durante il fascismo ed il nazismo hanno commesso l’errore gravissimo di dare credito a quelle ideologie deliranti costate all’umanità decine di milioni di morti.
Crediamo sia un dovere morale per tutte le chiese cristiane non ripetere quell’errore di fronte ad evidentissimi proclami razzisti e a riti pagani che, per quanto ridicoli possano essere, sono estremamente pericolosi come lo sono tutte le ideologie razziste, comunque mascherate e da chiunque siano propugnate.

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