Telecom occupa il mercato acquistando Tiscali? Segue le orme di Alitalia

Negli ambienti finanziari si dice che Tiscali e' prossima al matrimonio con Telecom Italia, il dominus della telefonia italiana. E' un'ipotesi concreta, riscuote credito negli operatori di Borsa, che hanno fatto schizzare in alto il valore del titolo Tiscali, in coincidenza con la vendita delle attivita' Adsl di Telecom in Francia.

Il solo pensiero che chi detiene un oggettivo strapotere di mercato acquisti un concorrente minore e' sintomatico delle intenzioni del 'nuovo corso' di Telecom (accordo tra Telefonica, banche e Benetton): tenere a galla la compagnia grazie al potere derivante dall'essere l'operatore dominante. La stessa strategia dei precedenti azionisti di riferimento (Tronchetti Provera e Colaninno).

Quale altro scopo puo' avere Telecom Italia per acquistare una societa' che ancora produce perdite (57 milioni di euro nel primo semestre 2008), se non occupare e bloccare il mercato? Rendendo gli altri concorrenti mere foglie di fico, affinche' Agcom e 'Antitrust affermino che in Italia c'e' concorrenza?
L'unico gestore che fa eccezione e' Vodafone, ma -come denunciato all'Antitrust, dopo il contemporaneo aumento tariffario nella telefonia mobile- la societa' britannica potrebbe essere interessata a stabilizzare in Italia un duopolio.

Occupare e bloccare il mercato non e' una strategia nuova in Italia, la sperimento' Fiat (che acquisto' mano mano tutti i marchi nazionali) ed e' stata -e continua ad essere- la strategia di Alitalia: acquisto' Volare Web (il vettore che nel novembre 2005 lascio' a terra e senza rimborsare i biglietti migliaia di italiani) e ora assorbira' le rotte di Airone come prevede il piano al vaglio del Governo.

Tempi duri per gli utenti. Ma la priorita' della politica e' che Telecom Italia rimanga italiana, come Alitalia. Tanto a pagare la sopravvivenza dei campioni nazionali sono i contribuenti.

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