Gli articoli di Famiglia Cristiana

di Famiglia Cristiana

Riportiamo di seguito gli articoli di Famiglia cristiana che hanno provocato il duro attacco del governo di destra unito a quello del Vaticano attraverso il suo portavoce padre Lombardi. Gli articoli sono tratti dal n.33 del 17-8-2008 di Famiglia Cristiana on-line. Segue un articolo pubblicato sulla Agenzia MISNA

FONTE: Famiglia Cristiana n. 33 del 17-8-08 (on line)

MILITARI IN STRADA E SINDACI SCERIFFI: IL RISCHIO È UNA GUERRA TRA POVERI
IL PRESIDENTE SPAZZINO NEL “PAESE DA MARCIAPIEDE”

Bene fa il Governo a prendere provvedimenti su annosi problemi. Ma riuscirà a fugare il sospetto che quando è al potere la destra i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?
È un “Paese da marciapiede” quello che sta consumando gli ultimi giorni di un’estate all’insegna della vacanza povera, caratterizzata da un crollo quasi del 50% delle presenze alberghiere nei luoghi di vacanza. Dopo vari contrasti tra Maroni e La Russa, sui marciapiedi delle città arrivano i soldati, stralunati ragazzi messi a fare compiti di polizia che non sanno svolgere (neanche fossimo in Angola), e vengono cacciati i mendicanti senza distinguere quelli legati ai racket dell’accattonaggio da quelli veri.
A Roma il sindaco Alemanno, che pure mostra in altri campi idee molto più avanzate di quelle che il pregiudizio antifascista gli attribuisce, caccia i poveri in giacca e cravatta anche dai cassonetti e dagli avanzi dei supermercati. Li chiamano scarti, ma lì si trovano frutta e verdura che non sono belli da esporre sui banchi di vendita. E allora se vogliamo salvare l’estetica, perché non facciamo il “banco delle occasioni”, coprendo con un gesto di pietà (anche qui “estetico”), un rito che fa male alle coscienze? Nei centri Ikea lo si fa, e nessuno si scandalizza. Anzi.
Ma dai marciapiedi sparisce anche la prostituzione (sarà la volta buona?) e sarebbe ingeneroso non dare merito al Governo di aver dato ai sindaci i poteri per il decoro e la sicurezza dei propri cittadini. A patto, però, che la “creatività” dei sindaci non crei problemi istituzionali con questori e prefetti e non brilli per provvedimenti tanto ridicoli quanto inutili; e che il Governo non ci prenda gusto a scaricare su altri le sue responsabilità, come con l’uscita tardiva e improvvida (colpo di sole agostano?) della Meloni e di Gasparri, che hanno chiesto ai nostri olimpionici di non sfilare per protesta contro la Cina (il gesto forte, se ne sono capaci, lo facciano loro, i soliti politici furbetti che vogliono occupare sempre la scena senza pagare pegno!).
Tornando al “Paese da marciapiede”, ha fatto bene il cardinale Martino, presidente del Pontificio consiglio per i migranti, ad approvare la lotta al racket dell’accattonaggio senza ledere il diritto di chiedere l’elemosina da parte di chi è veramente povero. Il cardinal Martino ha posto un dubbio atroce: la proibizione dell’accattonaggio serve a nascondere la povertà del Paese e l’incapacità dei governanti a trovare risposte efficaci, abituati come sono alla “politica del rattoppo”, o a quella dei lustrini?
La verità è che “il Paese da marciapiede” i segni del disagio li offre (e in abbondanza) da tempo, ma la politica li toglie dai titoli di testa, sviando l’attenzione con le immagini del “Presidente spazzino”, l’inutile “gioco dei soldatini” nelle città, i finti problemi di sicurezza, la lotta al fannullone (che, però, è meritoria, e Brunetta va incoraggiato). Ma c’è il rischio di provocare una guerra fra poveri, se questa battaglia non la si riconduce ai giusti termini, con serietà e senza le “buffonate”, che servono solo a riempire pagine di giornali.
Alla fine della settimana scorsa sono comparse le stime sul nostro prodotto interno lordo (Pil) e, insieme, gli indici che misurano la salute delle imprese italiane. Il Pil è allo zero, ma le nostre imprese godono di salute strepitosa, mostrando profitti che non si registravano da decenni. L’impresa cresce, l’Italia retrocede. Mentre c’è chi accumula profitti, mangiare fuori costa il 141% in più rispetto al 2001, ma i buoni mensa sono fermi da anni. L’industria vola, ma sui precari e i contratti è refrattaria. La ricchezza c’è, ma per le famiglie è solo un miraggio. Un sondaggio sul tesoretto dei pensionati che sarà pubblicata su Club 3 dice che gli anziani non ce la fanno più ad aiutare i figli, o lo fanno con fatica: da risorsa sono diventati un peso.
È troppo chiedere al Governo di fugare il sospetto che quando governa la destra la forbice si allarga, così che i ricchi si impinguano e le famiglie si impoveriscono?

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L’editoriale di Beppe Del Colle
COME SILVIO BERLUSCONI E UMBERTO BOSSI VOGLIONO MODERNIZZARE IL PAESE

ECCO L’ITALIA FEDERALE:
PIÙ SINDACI MENO PREFETTI

Il Cavaliere ha risolto i problemi con la giustizia e il Senatùr spinge per il federalismo fiscale. Intanto si danno più poteri ai primi cittadini a scapito dell’ufficiale di Governo: «figura negativa», secondo la Lega.
I primi “cento giorni” di attività si sono chiusi per il Governo con un bilancio fortemente positivo sul piano della quantità dei provvedimenti adottati; sul piano della qualità non sono mancati rilievi e critiche, come è naturale in democrazia. Un bilancio dunque è possibile, come è logica la ricerca di un “filo rosso” che leghi insieme una notevole massa di risultati, positivi e/o negativi.
Intanto è bene distinguere fra due settori legislativi particolarmente frequentati dal Governo e dalla sua maggioranza: la giustizia e la sicurezza. La prima stava a cuore a Berlusconi, la seconda a Bossi. Curiosamente, in una delle frequenti interviste da lui concesse negli ultimi tempi, Giulio Tremonti ha definito il Cavaliere e il Senatùr come esempi di leader popolari, di figure carismatiche, che «vivono solo per le riforme» e «che hanno determinato una dinamica politica», contro la classe dirigente ferma al vecchio modo di considerare la politica immobile, dentro istituzioni da riformare, modernizzandole.
Berlusconi ha ottenuto le norme che lo interessavano dal punto di vista dei rapporti personali con la giustizia; ora si attende, da settembre in poi, un’aggiunta importante: la limitazione dell’impiego delle intercettazioni telefoniche alle sole indagini giudiziarie relative alla mafia e al terrorismo, e il divieto del loro uso sui media.
Bossi si attende, invece, molto di più da settembre: il federalismo fiscale, cioè una vera e propria rivoluzione costituzionale. Uno dei “suoi” ministri, Calderoli, sta ultimando il testo del disegno di legge su cui si accenderà un fittissimo dibattito parlamentare, e una non meno fitta discussione nell’opinione pubblica. In gioco è quanto resterà allo Stato nella distribuzione delle risorse economiche e delle entrate fiscali, e quanto (ma soprattutto come, con quali criteri), invece, andrà alle Regioni.
La Lega ha dimostrato, allo scadere dei primi “cento giorni” del Governo di cui fa parte, quali siano il suo scopo e la strategia adatta a raggiungerlo, attraverso il decreto legge del ministro degli Interni Maroni che istituisce i cosiddetti “sindaci-sceriffo”. Questi diventano “ufficiali di Governo” e potranno intervenire «sulla prostituzione in strada e sul traffico di stupefacenti, sull’accattonaggio compiuto da minori e su quello “molesto”, sui fenomeni di violenza legati all’abuso di alcol e sui comportamenti che offendono la pubblica decenza, sul danneggiamento del patrimonio pubblico e di quello privato, sull’occupazione abusiva di immobili e su quella di suolo pubblico, sull’abusivismo commerciale e sulle situazioni che costituiscono intralcio alla pubblica viabilità».
Abbiamo citato l’elenco integrale dei provvedimenti affidati con il decreto ai sindaci per sottolineare due aspetti: molti di essi sono già stati qua e là decisi da singoli “primi cittadini” (anche di sinistra) e incontrano il favore dei cittadini; ma tendono a ridurre i poteri di competenza dei prefetti. Ha detto in proposito l’ex ministro della Giustizia Castelli: «Per noi (della Lega, ndr) storicamente il prefetto era una figura negativa, perché era l’ufficiale di Governo che aveva potere di vita e di morte sui sindaci».
Può darsi che i prefetti siano, nella società frammentata e individualistica di oggi, un anacronismo. Resta il fatto che solo la Lega sembra sapere bene quale Italia vuole (e non per nulla il ministro Tremonti sembra essere dalla sua parte, anche se il contrasto su chi dovrà gestire i 50 miliardi di euro dell’Expo di Milano del 2015 lo vede più dalla parte dei centralisti che dei federalisti).

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Ecco il prossimo editoriale di Beppe Del Colle, apparso su MISNA del 14 agosto.

“Una volta eravamo conosciuti come un giornale di gente coraggiosa, “inviati” che andavano nell’Est europeo, sfidando polizie occhiutissime, a cercare le testimonianze del lungo martirio dei cristiani sotto il comunismo. Uno di noi andò nel luogo natale del cardinale Mindszenty, allora esule volontario nell’ambasciata americana di Budapest, per raccontare la sua vita. Un altro si conquistò la fiducia del cardinale Wyszynski e per primo rivelò e documentò la nascente, eroica resistenza dei cattolici polacchi. Andavamo in Urss a cercare contatti con il dissenso religioso, portando aiuto in denaro a famiglie perseguitate a causa della fede, in buste chiuse da nascondere agli occhi della polizia. Quando vent’anni fa uscì il libro di uno di noi sul Millennio dell’evangelizzazione della Rus’ di Kiev e sulla tragedia delle Chiese cristiane da Lenin fino ad Andropov, si ebbe l’elogio scritto di Giovanni Paolo II. Non siamo mai cambiati nel modo di affrontare le realtà del mondo con spirito di cristiani. Eppure, di tanto in tanto arrivano lettere: siete cattocomunisti. Perché? Perché critichiamo l’attuale Governo, come abbiamo fatto con tutti i Governi, anche democristiani, quando ci sembrava giusto e cristiano farlo. Adesso la sciocca e inutile trovata di rilevare le impronte digitali ai bambini rom, aggiungendo violenza alla loro esistenza già piena di violenze anche da parte dei genitori, ha fatto scattare l’ira incontenibile di un politico, l’on. Giovanardi (dc, poi udc, ora Forza Italia e sottosegretario). Parlando di Famiglia Cristiana con un quotidiano “in rete”, egli ha detto queste incredibili parole: «La maggior parte dei suoi articoli sono faziosi, usano un linguaggio degno dei centri sociali, come il Manifesto e Liberazione. Contesto il diritto di quel settimanale a essere venduto in chiesa e nelle parrocchie. Non rappresenta la vera dottrina della Chiesa e i cattolici se ne sono accorti. Insomma, si è convertito in un organo cattocomunista».

No, onorevole. Non siamo cattocomunisti. Tantomeno “criptocomunisti”, come dichiarato dal loquacissimo Gasparri e da altri politici (Rotondi, Bertolini, Quagliariello), senza argomenti. Abbiamo definito “indecente” la proposta del ministro Maroni sui bambini rom perché da un lato basta censirli, aiutarli a integrarsi con la società civile in cui vivono marginalizzati, ma dall’altro bisogna evitargli la vergogna di vedersi marcati per tutta la vita come membri di un gruppo etnico considerato in potenza tutto esposto alla criminalità. Se ne sono accorti in tutta Europa, dove resta vivo l’orrore della discriminazione sociale delle minoranze: quella foto del bimbo ebreo nel ghetto di Varsavia con le mani alzate davanti alle Ss è venuta alla memoria come un simbolo. Per questo il Parlamento di Strasburgo e il Consiglio europeo hanno protestato. Esprit ha scritto: «Gli italiani sono incredibilmente duri contro i romeni e gli zingari». Sarà “incredibile”, ma è vero. Speriamo che non si riveli mai vero il suo sospetto che stia rinascendo da noi sotto altre forme il fascismo. Esprit non è cattocomunista. Secondo Giovanardi non rappresentiamo la “vera dottrina della chiesa”. Nessuna autorità religiosa ci ha rimproverato nulla del genere. E lui non ha nessun titolo per giudicarci dal punto di vista teologico-dottrinale. Siamo stati, siamo e saremo sempre in prima linea su tutti i temi eticamente “irrinunciabili”: divorzio, aborto, procreazione assistita, eutanasia, “dico”, diritti della famiglia; abbiamo condannato l’inserimento dei radicali nelle liste del Pd. E ora basta”. (ildialogo.org)

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