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Il presidente russo Dmitry Medvedev firma il piano di pace Sarkozy, ma i russi non si ritirano dalla Georgia

di Guido Laudani

Permane con tutta la sua forza la presenza militare russa sul territorio georgiano

Il presidente russo Dmitry Medvedev ha accettato il piano di pace della Ue di Nicolas Sarkozy, ma le truppe russe non si ritirano dal territorio georgiano: sono ancora a 45 chilometri da Tbilisi e dalla periferia di Gori controllano la città.
Il vero punto cruciale è che, mentre la tregua di fatto regge, i prossimi scontri politici saranno sul futuro dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Il presidente georgiano Saakashvili ha dichiarato che non rinuncerà ad un solo chilometro quadrato del suo territorio e anche il presidente americano George W. Bush ha ribadito il concetto che l’integrità territoriale della Georgia non va messa in discussione. Diametralmente opposta la posizione russa, chiaramente espressa da Dmitry Medvedev per il quale “dopo quello che è successo, difficilmente osseti e abkhazi vorranno vivere nella stessa nazione con i georgiani”.

A questo punto per i russi è molto meglio non ritirarsi ed avere il controllo militare del territorio georgiano. Sul campo di battaglia, oltre a circa duecento militari georgiani morti e molti mezzi militari distrutti, i russi hanno catturato 65 carri armati gerogiani, circa 35 blindati, 15 blindati Bmp-2 per il trasporto truppe, numerosi pezzi d’artiglieria, 5 sistemi antiaerei Osa, e grandi quantità di armi leggere e munizioni. La supremazia sul territorio è chiaramente di Mosca e difficilmente i russi rinunceranno a questa strategica posizione di dominio conquistata in soli cinque giorni di combattimenti. Si calcola che al momento ci siano circa 15.000 militari russi in Georgia.

Mentre la pressione militare su Tbilisi, con i carri armati russi a meno di 50 chilometri dalla capitale, ha un valore politico, sul campo il punto più strategico è sicuramente Gori, anello di congiunzione tra Tbilisi e l’Ossezia del Sud; quando le truppe russe lasceranno Gori, significherà che la pace è veramente arrivata. Forse anche per questo è stato fatto saltare un ponte ferroviario nella regione di Kaspi, a circa 45 chilometri da Tbilisi, paralizzando così il trasporto su binario della Georgia. Inoltre ieri in serata (secondo le dichiarazioni di Shota Utiashvili, portavoce del ministero dell’interno georgiano) circa 130 blindati russi sono entrati nel territorio georgiano provenendo da Zugdidi, che si trova sul confine con l’Abkhazia. Sempre secondo la stessa fonte di informazione, separatisti abkhazi con l’appoggio russo hanno occupato 13 villaggi in territorio georgiano ed hanno assunto il controllo della centrale idroelettrica di Enguri.

Nonostante questi segnali negativi per la pace, l’ambasciatore russo all’Onu Vitaly Churkin ha manifestato il proprio ottimismo sulla possibilità di una risoluzione dell’Onu (che dovrebbe essere votata entro la fine di questa settimana) che confermi la tregua ricalcando i sei punti del piano Sarkozy. (www.agoramagazine.it)

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