di Filippo Giannini
(Con intervento su articolo del Prof. Francesco Perfetti)
Ho ricevuto una E-Mail che di seguito riporto integralmente, omettendo, ovviamente, la firma dell’autore che sarà indicato con: Signor X.
Forse mi sbaglio, ma se ho ben capito, il Signor X vorrebbe che i miei scritti convalidassero quanto la “vulgata resistenziale” da quasi sette decenni va sostenendo, e cioè che
Per una volta sola mi voglio avvalere del giudizio di una personalità dichiaratamente fascista, Giorgio Pisanò. Questi nel suo libro “Noi fascisti e gli Ebrei” ha scritto:
Chi scrive queste note ha un difetto: prima di scrivere si documenta e solo su documenti scrive.
Il mio libro sull’argomento Ebrei-Fascismo ha per titolo “Uno schermo protettore”: una frase dello storico israeliano Léon Poliakov, frase che ho estrapolato dal suo libro “Il nazismo e lo sterminio degli ebrei>. Se il Signor X andasse a pag. 219-220, potrebbe leggere:
Prima di addentarci nell’argomento è bene ricordare che i calunniatori di Mussolini e dei suoi, per rendere le accuse più plausibili hanno coniato il sostantivo “nazifascista”, termine dispregiativo tendente ad accomunare in un’unica responsabilità fascismo e nazismo nelle atrocità commesse da quest’ultimo, sia che esse fossero reali, esagerate o immaginarie.
Le diversità dottrinali fra fascismo e nazionalsocialismo sono state evidenziate da diversi studiosi e tra questi Renzo De Felice:
Trattare l’argomento “fascismo-ebrei” è stato (e lo è tuttora) come accendere un fiammifero in una polveriera. La verità è che anche intorno a quei drammi è stata costruita una cortina di falsità i cui scopi sono facilmente intuibili, per chi vuol capire.
Mordekay Poldiel ha scritto:
Nel 1934, in occasione dell’incontro con Weizmann, Mussolini concesse tremila visti a tecnici e scienziati ebrei che desideravano stabilirsi in Italia. Nel 1939 (!) vennero aperte alcune aziende di addestramento agricolo, le “haksharoth” (tecniche poi trasferite in Israele) che entrarono in funzione ad Airuno (Como), Alano (Belluno), Orciano (Pisa) e Cavoli (Sardegna). Così, sempre in quegli anni la scuola marinara di Civitavecchia ospitò una cinquantina di allievi ebrei che diverranno poi i futuri ufficiali della Marina da guerra israeliana.
Il Signor X ha mai sentito parlare della Delasem e delle sue funzioni?
Dato, e ne sono certo, che pochi conoscono questo “miracolo all’italiana”, proverò a tracciarne le linee principali e i suoi scopi, avvalendomi dello scritto della storica ebrea Rosa Paini (“I sentieri della speranza”, pag. 28):
Una domanda pongo al Signor X: perché gli ebrei che fuggivano dai territori occupati dai tedeschi anziché rifugiarsi nei Paesi democratici, a migliaia venivano in Italia, dove, ripeto, erano in vigore le leggi razziali? Erano tutti poveri bischeri? Oppure…?
Osserva Daniele Vicini (“L’Indipendente” del 26 luglio 1993):
Voglio anche ricordare, in queste succinte note, un esempio di come sia stata condotta la storia nell’interminabile dopoguerra. Nel gennaio 1998 il giornalista della televisione italiana Paolo Frajese, conduttore di un servizio sulla vita degli ebrei nelle zone occupate dalle truppe italiane durante l’ultimo conflitto, ricordando il “Nulla Osta” concesso da Mussolini alla richiesta di Ribbentrop e commentando il fatto, con voce di rimprovero e condanna, disse all’incirca.
Così fu. Sino a quando Mussolini rimase Capo del Governo non un ebreo fu consegnato ai tedeschi, né agli ustascia.
E’ opportuno ricordare che in Italia, sino all’8 settembre 1943, giorno dell’annuncio della capitolazione, non esistevano campi di concentramento per ebrei, ma campi di internamento per cittadini appartenenti a quei Paesi con i quali l’Italia era in guerra. Uno di questi campi, forse il più noto, era quello di Ferramenti: qui fu internato il dottor Salim Diamand, autore del libro “Internment in Italy (1940-1945), nel quale è scritto:
C’è un altro grande storico, sempre israeliano, George L. Mosse dell’Università ebraica di Gerusalemme, che conferma quanto sostenuto da Giorgio Pisanò e, modestamente dal sottoscritto; infatti a pag. 245 del suo libro “Il Razzismo in Europa” si legge: < Come abbiamo già detto, era stato Mussolini stesso a enunciare il principio: discriminare non perseguire. Tuttavia l’esercito italiano si spinse anche più in là, indubbiamente con il tacito consenso di Mussolini>.
Ma la storia riguardante il binomio Ebrei-Fascismo è ben più ricca di quanto, per motivi di spazio, sono costretto qui ad esporre. Desidero, comunque, terminare con una domanda che il Signor X mi potrebbe porre.
Se tutto ciò è vero, non è azzardato sostenere che gli ebrei, sino a quei giorni tenuti dietro “Lo schermo protettore”, furono poi consegnati allo sterminio dall’ignominia del primo Governo antifascista?
Perché questo morto che non vuol morire viene ucciso mille volte al giorno tutti i giorni? Lo lasciò scritto lui stesso:
Mi creda, Signor X, le traversie di Sua bisnonna addolorano tutte le persone civili, ma non per questo si debbono addossare le colpe ad un uomo che fece l’impossibile per evitargliele.
Se tutto quanto ho scritto corrisponde a verità, io denuncio un altro scempio della Giustizia: per i motivi sopra accennati il Sindaco di Roma inaugurerà il prossimo anno un Museo della Shoà che sarà locato a Villa Torlonia. Perché proprio a Villa Torlonia, già residenza della famiglia Mussolini?
La risposta è ovvia. Vero Signor X?
P.S. Avevo appena terminato l’articolo quando ho avuto occasione di leggere su Libero del 6 agosto un intervento di Francesco Perfetti sullo stesso argomento. L’Autore, facendo perno sulle Carte di Dino Grandi, addossa le colpe delle leggi razziali a Benito Mussolini. Mi meraviglio che un ottimo ricercatore come Perfetti non estenda le sue indagini su due argomenti:
a) il perché delle leggi razziali;
b) l’attendibilità del personaggio Dino Grandi.
E mi spiego: 1) Mussolini aveva una notevole considerazione degli ebrei (come è noto), e da questi era ampiamente ripagato, tanto che la stragrande maggioranza degli ebrei italiani era di fede fascista. Fra l’altro aveva loro concesso, con le leggi del 1930 e 1931, riconoscimenti unici al mondo. E allora, perché le leggi razziali? Ne La Seconda Guerra Mondiale di Winston Churchill, Vol. 2°, pag. 209, si legge:
2) Dino Grandi fu l’autore principale del defenestramento di Mussolini il 25 luglio 1943. Grandi aveva necessità di passare come contestatore del Duce; quindi, quale migliore occasione che apparire oppositore delle odiose leggi razziali? Anche moralmente (almeno questo è il mio punto di vista) la figura di Grandi è discutibile. Pochi sanno che, venuto a conoscenza di un’indagine in corso per la sua precedente attività di fervente fascista, Grandi chiese a Winston Churchill un attestato delle sue benemerenze quale deciso oppositore di Mussolini. L’ex Premier inglese gli inviò questa lettera, datata 26 febbraio 1947: