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“Per l’Europa il Trattato di Lisbona segna un nuovo Rinascimento”

Intervento dell’On. Gianni Farina alla Camera dei Deputati, giovedì 31 luglio 2008

“Il Trattato di Lisbona, firmato il 13 Dicembre del 2007, non è che un primo passo nella costruzione dell’Unione europea.
Si, un primo passo.
Dentro un travaglio costitutivo che dura da decenni.
Che ha visto impegnati gli uomini migliori, i grandi europeisti che alla costruzione europea hanno dedicato il meglio della loro esistenza politica e umana.
Schumann, Adenauer, De Gasperi , Spinelli, per citarne solo alcuni, a cui va tutta la nostra gratitudine, nonché l’attuale Presidente della repubblica , Giorgio Napolitano.
Un cammino, quello della costruzione europea, tra alti e bassi.
Miopie, egoismi, chiusure a difesa di presunti interessi nazionali, sia che si trattasse di diritti politici e sociali, che della politica della sicurezza, come di una politica estera che ponesse l’Europa da protagonista nei processi mondiali in atto.
Miopie ed egoismi che hanno danneggiato milioni di cittadine e cittadini nel contesto comunitario, portandoli a compiere scelte sbagliate e conservatrici.
L’emigrazione di massa di un dopo guerra contraddistinto da una imponente forza lavoro a cui non veniva riconosciuto alcun diritto se non quello di andare a scavare e morire in quelle miniere di Marcinelle al bois de crazier in cui perirono, insieme ad altri disperati eroi del lavoro, tanti nostri minatori che ricorderemo, come ogni anno, l’otto agosto, sulla terra in cui andarono a lavorare e morire:
Erano nostri cittadini, i primi europei, e le prime vittime di un sofferto percorso unitario per ognuno dei quali veniva riconosciuto alla repubblica qualche chilo di carbone.
Cittadini europei privi dei più elementari diritti.
Oggi ne parliamo, anche se il processo è ancora parziale, da cittadini europei.
L’ Europa è lo spazio di riferimento di tanti cittadini nostri, che per la loro storia personale e sociale, sono spesso più sensibili di altri al destino unitario.
È persino troppo tardi, drammaticamente tardi per riflettere sul nuovo modo di vivere da cittadino europeo: sulle sue scelte culturali e di appartenenza:
Il trattato ci indica un percorso.
Si tratta di creare un processo di relazioni che non ha frontiere nazionali e culturali.
Che valorizza i dati di un processo di solidarietà lunghe e di identità più vaste.
Scelte politiche e sociali individuali e nazionali che si ispirano a valori guida innovativi e irrinunciabili.

Nell’era dell’economia planetaria e della omologazione culturale, cui spesso si contrappone il polo delle identità particolari, i nuovi cittadini europei intraprendono una nuova strada, diventano luogo e laboratorio di una convivenza che riconcilia l’identità con l’alterità, la diversità con l’unità..
Il trattato, la carta, non propongono un modello ma sanciscono in sede sovrannazionale il principio universale che sta alla base della democrazia moderna.
Una nuova coscienza solidaristica e della convivenza di straordinaria attualità anche nel governo delle nuove immigrazioni di massa.
Da oggi e con più forza, iniziamo a costruire la nuova frontiera dei diritti e dei doveri in un contesto di pari opportunità.

Ecco perché, nonostante tutto, il trattato di Lisbona frutto del travaglio post referendario in Francia ed in Olanda sul trattato che adottava una costituzione per l’Europa, và approvato dal parlamento repubblicano.
Un primo passo, anche se per tanti di noi, è dura, amara , la constatazione che la “carta dei diritti fondamentali”, non è compresa nel trattato di Lisbona, pur tuttavia se lo stesso è arricchito dalla specifica indicante nella “carta” lo stesso valore giuridico dei trattati.
Perché è così importante quella carta.
Perché l’Europa non si riassume in un mercato.
Perché è quella dei cittadini.
Dei loro valori.
Delle loro dignità e delle loro diversità.
Essa è per noi una sorgente dei diritti e dei principi
Per metterli in opera, proteggerli, sanzionare chi li viola.
Una ininterrotta e più stretta unione tra i popoli dell’Europa è la formula che figura all’articolo uno del trattato di Maastricht che istituiva, nel 1992, l’Unione europea.
Dei popoli, una unione.
Dei popoli, dunque, delle storie, delle culture, e lo vorrei dire con tutto il rispetto ai miei colleghi della lega, popoli e culture che si ritrovano sull’essenziale conservando le loro particolarità.
La dignità rappresenta le fondamenta della costruzione europea.
Libertà eguaglianza e solidarietà sono i pilastri del futuro edificio.
Così si costruisce una democrazia e uno stato di diritto unitario.
L’obiettivo della carta è il consolidamento della democrazia europea.
Vorrei dire: un nuovo rinascimento.
Come noi europei lo costruiremo.
Per gli altri popoli, per i nostri figli ed i loro.
L’impegno europeo per il rispetto delle diversità rafforza e fortifica l’Unione europea nella sua volontà di operare per la tolleranza , l’apertura e il pluralismo.
Il trattato di Lisbona, frutto di un travagliato compromesso, è, pur tuttavia, con il riconoscimento giuridico della la “carta dei diritti fondamentali, la stella polare che indica ai cittadini europei l’attraversata del deserto verso il villaggio sulla collina.
Penso alla straordinaria valenza democratica che viene ad assumere per i popoli delle nuove democrazie dell’Est europeo da pochi decenni usciti da una drammatica esperienza totalitaria.
Il trattato di Lisbona, la “carta dei diritti fondamentali”, non sono l’approdo ma lo strumento per l’inizio di un cammino che ci può e deve portare all’Unione della convivenza , della solidarietà e della giustizia.
L’economia è importante, ma non è sufficiente.
Dare all’Europa un’anima è il nostro sogno.
Per tutto ciò, anche con un poco di commozione, da cittadino italiano che ha vissuto in Europa e nel mondo, dentro il travaglio dei passati decenni, affermo un sì convinto.
Forse un piccolo passo ma che apre una era nuova.
Ricordando Martin Luther King e madre Teresa di Calcutta, i grandi che realizzavano i loro sogni gettando ogni giorno una goccia nell’oceano per renderlo più ricco e profondo”.

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