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L’ATLETA DI TARANTO OSPITE DI ECCELLENZA AL BEIJING WORLD ART MUSEUM IN OCCASIONE DELLE OLIMPIADI DI PECHINO

Dal 28 luglio 2008 al 30 gennaio 2009 sarà esposta al pubblico cinese presso il Beijing World Art Museum di Pechino la maggiore testimonianza dell’arte funeraria tarantina di età arcaica (fine VI – inizi V secolo a.C.): il corredo della tomba del famoso “Atleta di Taranto” conservato nel Museo Archeologico di Taranto.

Il prezioso corredo funebre dell’atleta costituisce il nucleo fondamentale dell’esposizione Games and Athletes in the Ancient World, nata dalla proficua cooperazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per i Beni Archeologici, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia – e il museo cinese, e concepito nella comune consapevolezza dell’importanza del valore educativo e culturale dello sport e della sua diffusione.

L’allestimento andrà ad integrarsi all’esposizione Grandi Civiltà, l’innovativo progetto di musealizzazione, curato dall’Italia e inaugurato nel settembre 2006, che ha realizzato il primo ed unico percorso espositivo dedicato alle civiltà mondiali nella capitale cinese.

Per la mostra è stata realizzata una sofisticata copia in resina ad alta densità del sarcofago originale in tufo, conservato nel Museo Archeologico di Taranto, ottenuta tramite alta tecnologia laser-scanner. Al suo interno è collocata una ricostruzione dello scheletro dell’atleta derivante da accurati studi osteometrici. Il corredo, proveniente dal museo tarantino, è composto dalle tre anfore panatenaiche originali e da una ricostruzione in ceramica della quarta anfora, ottenuta in base ai pochi frammenti superstiti. Le anfore, prodotto della ceramica attica dei primi decenni del V secolo a.C., sono attribuibili all’officina del Pittore di Kleophrades, e raffigurano una scena di corsa con la quadriga, una gara di pugilato e scene relative al salto con gli halteres (pesi di piombo) e al lancio del disco, entrambe discipline relative al pentathlon.

La struttura funeraria, alquanto complessa, comprendeva una cassa monumentale costruita in blocchi di pietra locale, all’interno della quale era stato inserito un imponente sarcofago litico, con pareti originariamente decorate da un fregio dipinto con palmette alternate a fior di loto penduli. La copertura, del tipo a spiovente, è realizzata in una pietra più tenera, in due parti unite da dente di incastro. Con i colori rosso, azzurro, verde e nero sono realizzati i partiti decorativi: motivi vegetali negli spazi frontonali e a meandro su tutta la fascia inferiore perimetrale. Agli angoli dei frontoni sono applicati acroteri a palmetta fra girali, anch’essi dipinti.

Il corpo del defunto era stato deposto all’interno del sarcofago su una kline (letto) realizzata con assi lignee inchiodate e fornite alle estremità di anelli di ferro. Presso la mano sinistra si conservava un alabastron di alabastro, utilizzato per contenere gli oli e gli unguenti propedeutici alle gare.

Le anfore sistemate agli angoli della cassa litica, che hanno accompagnato oltre la morte l’atleta tarantino, indicano che il giovane era risultato vincitore nelle gare delle Grandi Panatenee, che si svolgevano ad Atene ogni quattro anni e che raccoglievano in Grecia giovani aristocratici provenienti da tutte le aree di cultura greca del bacino del Mediterraneo. Le anfore, dette appunto ‘panatenaiche’, costituivano il premio simbolico per i vincitori e contenevano l’olio ricavato dagli uliveti sacri dell’Attica. Sul lato principale del vaso è riprodotta nella tecnica a figure nere l’effige di Athena Promachos (combattente), in onore della quale si disputavano gli agoni; su quello opposto espliciti riferimenti iconografici a discipline atletiche.

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