Primo Mastrantoni, segretario Aduc
“Vola Alitalia, paga l'Italia” (1), e' lo slogan giusto, altroche' “Io amo l'Italia, volo Alitalia” del presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi. I conti sono presto fatti: negli ultimi 10 anni, tra ricapitalizzazioni e prestiti, l'Alitalia ha risucchiato qualcosa come 5 miliardi e 187 milioni di euro (3,332 miliardi dal 2002 al 2005, con il governo Berlusconi), negli ultimi 20 anni di bilanci Alitalia ne ha avuti 19 in perdita, l'ultimo, quello del 2007 registra un rosso di 495 milioni di euro. “Si e' cercato di somministrare accanitamente ossigeno ad un malato terminale” (2). Ora siamo giunti al redde rationem, del quale sono responsabili i governi, e i partiti, che nei passati 20 anni hanno governato l'Alitalia, che ha rappresentato una appetibile postazione di potere da occupare con propri uomini e i sindacati che, supportando irresponsabili rivendicazioni, hanno contribuito a mettere fuori mercato la compagnia. Ora si vuole lo spezzatino dell'Alitalia, con la parte buona assegnata ai concessionari autostradali, gia' premiati dalla legge che regala aumenti tariffari automatici, e la parte cattiva trasferita a Fintecna, societa' interamente controllata dal Ministero dell'Economia, cioe' dallo Stato, cioe' dai contribuenti. Doppia bufala per i cittadini italiani: per gli aumenti autostradali automatici e per l'accollo degli esuberi in societa' pubblica, in piu' ci mettiamo il regalo della parte attiva della compagnia a imprenditori piu' o meno noti.
Il tutto secondo una prassi decennale: privatizzare i profitti, socializzare le perdite. Ha ragione Ryanair: il dito di Bossi va dritto dritto in quel del cittadino italiano.
(1) Si veda:
(2) Il Foglio 24.07.08