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Lodo Alfano: aborto giuridico e politico

Sen. Felice Belisario

Resoconto stenografico della dichiarazione di voto dell'Italia dei Valori al Senato sul lodo Alfano.

Felice Belisario: Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, colleghe e colleghi, dopo lo spiegamento di forze messo in atto dalla maggioranza per giustificare, legittimare e addirittura esaltare lo scudo giudiziario reso al Presidente del Consiglio, provo un certo imbarazzo nel prendere la parola, perché il provvedimento che è stato inventato, ma forse è meglio dire copiato, dal precedente lodo Schifani, blindato e difeso secondo un copione imparato ormai a memoria, è talmente insopportabile politicamente e brutto giuridicamente da ingenerare vergogna e preoccupazione. Si tratta di una norma confezionata a dovere per rendere sempre più profondo il solco tra il Paese reale e il Palazzo.
Io non so se nelle vostre coscienze, colleghi di maggioranza, vi sia stato lo spazio per un approfondimento sereno ed obiettivo, se davvero siete tutti convinti che il cosiddetto salva-Berlusconi sia una norma che fa onore al nostro ordinamento giuridico. Infatti, al di là delle dichiarazioni di stile, un principio simile, quello di salvaguardia del Presidente del Consiglio, è ignoto alle democrazie occidentali e, anche per quanto riguarda il Presidente della Repubblica, lo ritroviamo scarsamente applicato nella Costituzione greca, in quella portoghese e in quella francese. Per la Gran Bretagna e per la Spagna si tratta di immunità assoluta perché si parla di sovrani. In Germania, invece, il Cancelliere e i Ministri sono considerati titolari di una funzione pubblica e ad essi si applica la disciplina generale dei funzionari del pubblico impiego.
L'Italia dei Valori ha denunciato ovunque questa bruttura che voi, colleghi di maggioranza, vi accingete ad approvare e per questo tutti noi, perché lo abbiamo detto anche nelle piazze, siamo stati additati come espressione dell'antipolitica e come forze giustizialiste, anche questa mattina qualcuno lo ha detto. Ma a chi è ipocritamente bugiardo intendo restituire l'espressione “giustizialista” che non mi offende ma non mi appartiene e non appartiene neppure al mio partito (Applausi dal Gruppo IdV), a meno che a dire la verità, opporsi strenuamente alle leggi vergogna, chiedere di governare con trasparenza e sempre nel rispetto della legalità sia oggi sinonimo di giustizialismo. Inoltre, a coloro che sono pieni di orticaria perché l'Italia dei Valori è presente sullo scenario politico italiano, difendendo quei principi elementari di libertà ed uguaglianza voluti dai nostri costituenti e che migliaia di nostri eroi hanno difeso con la vita, diciamo di non farsi affliggere dalla disperazione ma di curarsi con pillole di democrazia, di rispetto di tutti gli organi costituzionali a cominciare dal Parlamento e soprattutto di eliminare il macroscopico conflitto d'interessi, vera metastasi di un Paese occidentale che non risolve i problemi della gente, ma solo quelli del Capo, padrone, Presidente. (Applausi dal Gruppo IdV).
Signor Presidente del Senato, onorevoli colleghi, l'Italia dei Valori ha dato prova in questi mesi di sapersi confrontare in queste Aule sui contenuti dei provvedimenti, coerente con i suoi princìpi e con il suo programma. E come emerso nel dibattito anche di questo provvedimento, abbiamo avuto la perseveranza e la determinazione di voler lavorare insieme ai colleghi del Partito democratico, mantenendo un rapporto leale e con la volontà – spero comune – di costruire una credibile alternativa di Governo con il coinvolgimento delle energie vive della società italiana.
Pur nelle reciproche differenze e con quelle criticità che sono emerse ad inizio legislatura, è questo il dato politico che emerge nel dibattito e che fa dispiacere a qualcuno e che anche l'informazione non ha sufficientemente e proficuamente sottolineato.
Ma veniamo a noi, signor Presidente del Consiglio, che dopo le belle e finte parole pronunciate al suo insediamento si è abilmente nascosto, forse arrossendo un pochino per la norma che lei non ha voluto, che hanno scritto i suoi parlamentari legali e che il ministro Alfano ha solo avuto l'onere di marchiare con il proprio nome.
Signor Presidente del Consiglio, o – se preferisce – signor numero 1816 della Loggia P2… ( Applausi dai banchi dell'opposizione. Vivaci commenti dei banchi da maggioranza).

Presidente: Colleghi, per cortesia, lasciamo completare l'intervento del senatore Belisario.

Felice Belisario: Riporto solo dati che ormai sono alla storia e agli atti parlamentari.
…o – se preferisce – signor numero… (Commenti del senatore Asciutti) …signor numero 1816 della Loggia P2, il disegno del suo ispiratore si sta compiendo: impunità a vita, magistratura insultata e chiamata dai suoi mentori con il gentile appellativo di fogna; l'informazione a suo completo servizio e presto con il bavaglio; l'immunità alle porte per la classe parlamentare; intercettazioni legali da eliminare, mandando in galera chi le ordina e chi le fa conoscere alla pubblica opinione, anche quando fanno emergere il marcio che esiste nella nostra società. Altro che chiacchiere!
Questi sono oscurantismo e nebbia che cercano di avvolgere per far deviare le nostre coscienze. Questa norma è un errore. Continueremo a sottolinearlo; un errore marchiato, compiuto perché la sua megalomania, signor Presidente del Consiglio, la porta ad essere primo anche nelle smargiassate politico-istituzionali. E' una norma-privilegio quella per cui il Parlamento è stato di fatto sequestrato perché bisognava fare presto, perché lei aveva ed ha paura di essere giudicato.
Lei, signor Presidente del Consiglio, non passerà mai alla storia come statista, ma verrà riportato nel guinness dei primati per l'abilità con cui da slalomista provetto è riuscito ad evitare tutti i processi in cui è stato coinvolto.
L'anomalia italiana sta tutta qui, nel presentare al mondo un Presidente del Consiglio sempre più assente dalle Aule parlamentari perché indaffarato ad evitare quelle giudiziarie che, dopo la Cirami, la Cirielli, l'abolizione del falso in bilancio, il lodo Schifani, la bloccaprocessi, adesso ha configurato questa nuova norma firmata Alfano.
Signor Ministro della giustizia, lei ci ha anticipato in qualche sua battuta che in autunno il PdL farà la riforma della giustizia. Ma quale, quella che vuole introdurre l'immunità per la casta rendendo deputati e senatori sciolti da ogni vincolo di legge e che vuole mettere la mordacchia ai giudici separandone le carriere, oppure quella che pensa alle elezioni popolari dei giudici? Ed è possibile parlare di riforme, signor Ministro, di quella della giustizia o di quella sul federalismo, se il Ministro delle riforme è stato condannato per avere prima oltraggiato la bandiera e, l'altro ieri, persino l'inno nazionale? (Commenti dai Gruppi PdL e LNP).
Mi chiedo e chiedo a voi, senatori di maggioranza, con chi e su che cosa…

Presidente: Senatore Belisario, si avvii a concludere, mancano venti secondi al termine del tempo a sua disposizione. (Commenti dai Gruppi PdL e LNP). Colleghi, per cortesia, lasciamo concludere il senatore Belisario.

Felice Belisario: Con chi e su che cosa dovremo dialogare? Pensate davvero, come una Penelope al contrario, che si possa scucire di giorno con la proposta Alfano e tessere di notte sulle riforme? Riteniamo che ciò non sia possibile. Per questo diremo convintamente il nostro no a questo aborto giuridico e politico. (Vivaci commenti dei Gruppi PdL e LNP).

Voce dai banchi della maggioranza: Ma cosa dici? (Commenti dei senatori Collino e Asciutti).
Gramazio (PdL): Bravo!

Presidente: Per cortesia, colleghi, il senatore Belisario sta concludendo il proprio intervento, lasciamolo finire.

Felice Belisario: Diremo il nostro no convinto a questo aborto giuridico e politico, lo faremo in Parlamento, utilizzeremo i mezzi referendari che la Costituzione repubblicana ci mette a disposizione e scenderemo nelle piazze, una, cento o mille se servirà (vivaci commenti dai Gruppi PdL e LNP), per continuare il nostro dialogo con la gente, lasciando voi a rimanere casta. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

Riporto il video ed il resoconto stenografico della dichiarazione di voto dell'Italia dei Valori al Senato sul lodo Alfano.

Felice Belisario: Signor Presidente, signor Ministro della giustizia, colleghe e colleghi, dopo lo spiegamento di forze messo in atto dalla maggioranza per giustificare, legittimare e addirittura esaltare lo scudo giudiziario reso al Presidente del Consiglio, provo un certo imbarazzo nel prendere la parola, perché il provvedimento che è stato inventato, ma forse è meglio dire copiato, dal precedente lodo Schifani, blindato e difeso secondo un copione imparato ormai a memoria, è talmente insopportabile politicamente e brutto giuridicamente da ingenerare vergogna e preoccupazione. Si tratta di una norma confezionata a dovere per rendere sempre più profondo il solco tra il Paese reale e il Palazzo.
Io non so se nelle vostre coscienze, colleghi di maggioranza, vi sia stato lo spazio per un approfondimento sereno ed obiettivo, se davvero siete tutti convinti che il cosiddetto salva-Berlusconi sia una norma che fa onore al nostro ordinamento giuridico. Infatti, al di là delle dichiarazioni di stile, un principio simile, quello di salvaguardia del Presidente del Consiglio, è ignoto alle democrazie occidentali e, anche per quanto riguarda il Presidente della Repubblica, lo ritroviamo scarsamente applicato nella Costituzione greca, in quella portoghese e in quella francese. Per la Gran Bretagna e per la Spagna si tratta di immunità assoluta perché si parla di sovrani. In Germania, invece, il Cancelliere e i Ministri sono considerati titolari di una funzione pubblica e ad essi si applica la disciplina generale dei funzionari del pubblico impiego.
L'Italia dei Valori ha denunciato ovunque questa bruttura che voi, colleghi di maggioranza, vi accingete ad approvare e per questo tutti noi, perché lo abbiamo detto anche nelle piazze, siamo stati additati come espressione dell'antipolitica e come forze giustizialiste, anche questa mattina qualcuno lo ha detto. Ma a chi è ipocritamente bugiardo intendo restituire l'espressione “giustizialista” che non mi offende ma non mi appartiene e non appartiene neppure al mio partito (Applausi dal Gruppo IdV), a meno che a dire la verità, opporsi strenuamente alle leggi vergogna, chiedere di governare con trasparenza e sempre nel rispetto della legalità sia oggi sinonimo di giustizialismo. Inoltre, a coloro che sono pieni di orticaria perché l'Italia dei Valori è presente sullo scenario politico italiano, difendendo quei principi elementari di libertà ed uguaglianza voluti dai nostri costituenti e che migliaia di nostri eroi hanno difeso con la vita, diciamo di non farsi affliggere dalla disperazione ma di curarsi con pillole di democrazia, di rispetto di tutti gli organi costituzionali a cominciare dal Parlamento e soprattutto di eliminare il macroscopico conflitto d'interessi, vera metastasi di un Paese occidentale che non risolve i problemi della gente, ma solo quelli del Capo, padrone, Presidente. (Applausi dal Gruppo IdV).
Signor Presidente del Senato, onorevoli colleghi, l'Italia dei Valori ha dato prova in questi mesi di sapersi confrontare in queste Aule sui contenuti dei provvedimenti, coerente con i suoi princìpi e con il suo programma. E come emerso nel dibattito anche di questo provvedimento, abbiamo avuto la perseveranza e la determinazione di voler lavorare insieme ai colleghi del Partito democratico, mantenendo un rapporto leale e con la volontà – spero comune – di costruire una credibile alternativa di Governo con il coinvolgimento delle energie vive della società italiana.
Pur nelle reciproche differenze e con quelle criticità che sono emerse ad inizio legislatura, è questo il dato politico che emerge nel dibattito e che fa dispiacere a qualcuno e che anche l'informazione non ha sufficientemente e proficuamente sottolineato.
Ma veniamo a noi, signor Presidente del Consiglio, che dopo le belle e finte parole pronunciate al suo insediamento si è abilmente nascosto, forse arrossendo un pochino per la norma che lei non ha voluto, che hanno scritto i suoi parlamentari legali e che il ministro Alfano ha solo avuto l'onere di marchiare con il proprio nome.
Signor Presidente del Consiglio, o – se preferisce – signor numero 1816 della Loggia P2… ( Applausi dai banchi dell'opposizione. Vivaci commenti dei banchi da maggioranza).

Presidente: Colleghi, per cortesia, lasciamo completare l'intervento del senatore Belisario.

Felice Belisario: Riporto solo dati che ormai sono alla storia e agli atti parlamentari.
…o – se preferisce – signor numero… (Commenti del senatore Asciutti) …signor numero 1816 della Loggia P2, il disegno del suo ispiratore si sta compiendo: impunità a vita, magistratura insultata e chiamata dai suoi mentori con il gentile appellativo di fogna; l'informazione a suo completo servizio e presto con il bavaglio; l'immunità alle porte per la classe parlamentare; intercettazioni legali da eliminare, mandando in galera chi le ordina e chi le fa conoscere alla pubblica opinione, anche quando fanno emergere il marcio che esiste nella nostra società. Altro che chiacchiere!
Questi sono oscurantismo e nebbia che cercano di avvolgere per far deviare le nostre coscienze. Questa norma è un errore. Continueremo a sottolinearlo; un errore marchiato, compiuto perché la sua megalomania, signor Presidente del Consiglio, la porta ad essere primo anche nelle smargiassate politico-istituzionali. E' una norma-privilegio quella per cui il Parlamento è stato di fatto sequestrato perché bisognava fare presto, perché lei aveva ed ha paura di essere giudicato.
Lei, signor Presidente del Consiglio, non passerà mai alla storia come statista, ma verrà riportato nel guinness dei primati per l'abilità con cui da slalomista provetto è riuscito ad evitare tutti i processi in cui è stato coinvolto.
L'anomalia italiana sta tutta qui, nel presentare al mondo un Presidente del Consiglio sempre più assente dalle Aule parlamentari perché indaffarato ad evitare quelle giudiziarie che, dopo la Cirami, la Cirielli, l'abolizione del falso in bilancio, il lodo Schifani, la bloccaprocessi, adesso ha configurato questa nuova norma firmata Alfano.
Signor Ministro della giustizia, lei ci ha anticipato in qualche sua battuta che in autunno il PdL farà la riforma della giustizia. Ma quale, quella che vuole introdurre l'immunità per la casta rendendo deputati e senatori sciolti da ogni vincolo di legge e che vuole mettere la mordacchia ai giudici separandone le carriere, oppure quella che pensa alle elezioni popolari dei giudici? Ed è possibile parlare di riforme, signor Ministro, di quella della giustizia o di quella sul federalismo, se il Ministro delle riforme è stato condannato per avere prima oltraggiato la bandiera e, l'altro ieri, persino l'inno nazionale? (Commenti dai Gruppi PdL e LNP).
Mi chiedo e chiedo a voi, senatori di maggioranza, con chi e su che cosa…

Presidente: Senatore Belisario, si avvii a concludere, mancano venti secondi al termine del tempo a sua disposizione. (Commenti dai Gruppi PdL e LNP). Colleghi, per cortesia, lasciamo concludere il senatore Belisario.

Felice Belisario: Con chi e su che cosa dovremo dialogare? Pensate davvero, come una Penelope al contrario, che si possa scucire di giorno con la proposta Alfano e tessere di notte sulle riforme? Riteniamo che ciò non sia possibile. Per questo diremo convintamente il nostro no a questo aborto giuridico e politico. (Vivaci commenti dei Gruppi PdL e LNP).

Voce dai banchi della maggioranza: Ma cosa dici? (Commenti dei senatori Collino e Asciutti).
Gramazio (PdL): Bravo!

Presidente: Per cortesia, colleghi, il senatore Belisario sta concludendo il proprio intervento, lasciamolo finire.

Felice Belisario: Diremo il nostro no convinto a questo aborto giuridico e politico, lo faremo in Parlamento, utilizzeremo i mezzi referendari che la Costituzione repubblicana ci mette a disposizione e scenderemo nelle piazze, una, cento o mille se servirà (vivaci commenti dai Gruppi PdL e LNP), per continuare il nostro dialogo con la gente, lasciando voi a rimanere casta. (Applausi dai Gruppi IdV e PD).

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