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Storia del voto degli italiani all’estero

di Massimo Baldacci

Il Portale Lombardi nel Mondo con la pubblicazione di questa tesi di
laurea,intende sviluppare un dibattito pluralistico e democratico sulla
recente acquisizione dellÂ’esercizio di voto degli Italiani allÂ’estero.
Esercizio per anni negato in quanto il diritto ,sancito da sempre dalla
nostra Costituzione non è mai venuto meno. Un tema fortemente
attuale,essendo unanime la volontà delle forze politiche di portare a
termine in questa legislatura una riforma elettorale che potrebbe insediare
un numero inferiore di parlamentari e alla abolizione di uno dei due rami
del Parlamento,il Senato, trasformato nel Senato delle Regioni con
lÂ’esclusione di rappresentanti eletti allÂ’estero.
La mancata istituzione in questa legislatura di un Ministero degli Italiani
nel Mondo (o la mancata nomina di un Vice ministro) e le forti polemiche che
sono seguite sulle modalità con cui si è votato allÂ’estero nelle due
votazioni svoltesi da quando è entrata in vigore la legge,certamente non
aiuteranno ad una serena riflessione su come garantire e mantenere questo
diritto. Diritto faticosamente acquisito dopo cinquanta anni di battaglie
parlamentari. Una legge ,quella del voto, tra lÂ’altro concepita in un
momento in cui prevaleva nel paese il confronto tra due coalizioni in un
sistema bipolare e maggioritario ,a cui è seguito invece un ritorno del
proporzionale e alla rottura o alla ricomposizione del quadro delle alleanze
che in questa ultima tornata elettorale ,ha fatto scattare uno sbarramento
micidiale per tutti i piccoli partiti ,escludendoli dal Parlamento. Un tema
che ad esser sinceri non gode più di quella simpatia e di quel attivismo
che aveva portato delle “minoranze attive” ,trasversali ai partiti,a far
superare gravosi passaggi costituzionali e parlamentari per giungere alla
agognata legge sul voto degli italiani allÂ’estero. Questo come dicevo, sia
per le polemiche molto spesso ingiustificate sulla correttezza del voto
allÂ’estero e sia per lÂ’effetto mediatico del primo voto delle nostre
comunità ,apparso determinante ai fini della costituzione del governo ,pur
essendo stato congegnato con un meccanismo proporzionale che matematicamente
portava ad una quasi identica ripartizione dei seggi (e con una legge
elettorale,fatta allÂ’ultimo momento,che non favoriva una governabilità certa
del Paese) . LÂ’Associazionismo degli Italiani nel Mondo ha quindi il compito
e il dovere morale di difendere un diritto acquisito e sacrosanto,senza
guerre sante o crociate ma con una continua sollecitazione alla riflessione
e alla analisi per trovare soluzioni convincenti sia per le istituzioni e i
partiti in esse rappresentante e sia per gli italiani allÂ’estero
nellÂ’interesse comune dellÂ’Italia. Una analisi in cui certamente,
appariranno delle icone come Tremaglia ,accanto a delle beatificazioni o
demonizzazioni di altri vari personaggi con delle versioni di parte
soprattutto sui meriti o sui demeriti di questo diritto al voto .Certamente
noi cercheremo di dare spazio a tutti con obiettività e con un pluralismo
di voci ed opinioni .

Abbiamo deciso di iniziare cominciando con la pubblicazione di questa tesi
di laurea,a cui gentilmente collabora lÂ’estensore Massimo Baldacci che
ringraziamo pubblicamente per la sua disponibilità.

Daniele Marconcini
Presidente AMM Onlus
Editore dei Lombardi nel Mondo www.lombardinelmondo.org

Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica
nazionale.
Il lavoro svolto analizza i momenti più importanti del dibattito
parlamentare, in riferimento alla politica per gli italiani nel mondo,
culminata con lÂ’approvazione del loro diritto di voto, nel dicembre 2001.
Basandosi sulla non rilevante storiografia relativa allÂ’argomento e sugli
atti parlamentari, si è preferito dare ampio spazio alla discussione
politica della legge 459/2001 (Norme per lÂ’esercizio del diritto di voto dei
cittadini italiani residenti allÂ’estero), partendo dai lavori delle
Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato, per concludere con la
votazione finale del provvedimento. Dopo una breve introduzione sulla storia
dellÂ’emigrazione italiana e sullÂ’associazionismo dei nostri emigranti,
lÂ’attenzione è andata focalizzandosi sullÂ’acceso dibattito parlamentare,
ricavando vari spunti, trattati nel corso del lavoro. EÂ’ stato interessante
soffermarsi su particolari momenti della discussione, soprattutto, in
riferimento a questioni delicate del testo in esame, come alcune critiche
mosse circa lÂ’istituzione della Circoscrizione Estero, con le sue enormi
dimensioni e il limite dellÂ’ elettorato passivo ai soli residenti di tale
circoscrizione (art. 8 della legge 459/2001). Aspetto qualificante del
lavoro è stata, senza dubbio, lÂ’intervista al Ministro Tremaglia, vero
protagonista della politica per gli italiani allÂ’estero, nella quale è stato
affrontato lÂ’argomento sotto molteplici aspetti, dalle cifre di questo
“Sistema Italia”, allÂ’attività del Ministero da lui presieduto; dai motivi
che lo hanno spinto a questa battaglia, alle critiche rivolte alla proposta
di voto agli italiani allÂ’estero.

La legge 459 del 2001, “Norme per l’esercizio del diritto di voto dei
cittadini italiani residenti all’estero”, ha rappresentato un traguardo
storico per la politica italiana, concludendo un lunghissimo viaggio verso
un diritto per troppo tempo negato a chi ha dovuto abbandonare il nostro
Paese in cerca di “miglior fortuna”. LÂ’Italia ha,così, infranto il muro di
omertà che avvolgeva i nostri connazionali allÂ’estero, riconoscendo i propri
“figli della diaspora” e dando loro voce nel Parlamento nazionale.
La legge ha contribuito ad allargare quella piccola finestra sull’ “altra
Italia”, consentendo che nell’opinione pubblica italiana cominciassero ad
arrivare altre informazioni sui nostri connazionali che, troppo spesso e
troppo superficialmente, sono sempre state date per scontate: la fama
mondiale di cui gode il nostro Paese, fatta non solo di bellezze
paesaggistiche, culturali e storiche, ma anche di sacrifici e forte impegno
di quanti, in passato, sono partiti alla ricerca di una nuova vita.
LÂ’orgoglio di essere italiani e di mostrare lÂ’italianità al di fuori dei
confini nazionali è stato uno dei motivi che mi hanno spinto a scrivere la
mia tesi di laurea, soffermandomi, considerati i miei studi in scienze
politiche, su unÂ’analisi generale e politica della legge 459/2001. Infatti,
il nucleo centrale della tesi riguarda proprio il dibattito parlamentare del
testo in tutto il suo iter, dalle commissioni di Camera e Senato alle
votazioni finali in aula.
Un voto, questo, preceduto da alcuni insuccessi, come quello del 1998,
quando allÂ’ultima votazione, la proposta di legge per il voto degli italiani
allÂ’estero si è arenata ed importanti successi, come le modifiche
costituzionali del 2000 e 2001 (con lÂ’istituzione della Circoscrizione
Estero e lÂ’assegnazione di 12 deputati e 6 senatori in rappresentanza degli
italiani allÂ’estero) o la legge sullÂ’ AIRE (1988) che hanno, in qualche
modo, segnato la via.
Dopo una breve e generale analisi storica del fenomeno migratorio italiano
da fine Ottocento ai nostri giorni, ho ripercorso, in maniera sintetica, le
tappe più importanti di questa “lunga marcia” per il diritto di voto degli
italiani residenti allÂ’estero, iniziata nel lontano 1955, con la prima
proposta di legge presentata dal sen. Lando Ferretti e proseguita, tra tappe
forzate ed enormi difficoltà, fino al 2001, anno di svolta.
La scelta di focalizzare la mia attenzione sul dibattito parlamentare è
stata dettata anche dal desiderio di capire quanto, a livello politico,
fosse sentita la necessità di dare voce e rappresentanza ai nostri
connazionali residenti oltre confine e comprendere le varie motivazioni che
hanno spinto le forze politiche a determinate scelte al momento del voto.
La volontà di riconoscere questo diritto, a mio avviso, ha fatto sì che
nellÂ’opinione pubblica italiana si cominciasse a parlare più
approfonditamente dei nostri connazionali che tanto hanno fatto per il
nostro paese sia intermini economici (si pensi alle cosiddette rimesse), che
culturali e di immagine. Un realtà non sempre apprezzata e conosciuta che,
in qualche modo, grazie anche al dibattito politico, è tornata “alla luce”,
rompendo quellÂ’alone di mistero nella quale ha spesso vissuto.
Il fatto di sapere che mi sarei laureato pochi mesi prima delle elezioni
politiche del marzo 2006 (dove per la prima volta sarebbero stati eletti 12
deputati e 6 senatori in rappresentanza degli italiani residenti allÂ’estero)
ha consolidato il mio interesse per una tesi del genere: nonostante fossero
passati già 4 anni dalla pubblicazione della legge 459/2001, la
“disinformazione” era pressoché totale circa il traguardo storico che a
breve sarebbe stato raggiunto.
Con un poÂ’ di impegno, ho voluto dare un piccolo contributo nel far
conoscere (ovviamente nellÂ’ambito della discussione della tesi) questa
realtà: un argomento scarsamente affrontato, quindi, poco conosciuto, ma
soprattutto, guardato spesso con sospetto e diffidenza perché, a torto,
considerato come una battaglia politica di parte!
EÂ’ innegabile che per questo diritto, essendosi speso in prima persona lÂ’on.
Tremaglia (e portato avanti fin dal 1955 dalla destra italiana), per i non
addetti ai lavori, ciò venisse visto come una battaglia ideologica e
politicizzata.
Niente di più sbagliato, come ha sempre sostenuto lÂ’ex Ministro per gli
Italiani nel Mondo e come è stato dimostrato dallÂ’ampio consenso politico
durante le votazioni della legge in questione, dallÂ’ approvazione delle
modifiche costituzionali precedenti alla collaborazione di esponenti
politici di tutti gli schieramenti, come sottolineato dallo stesso Tremaglia
nellÂ’intervista rilasciatami, il quale ricordò che nel 1995 (grazie anche ad
esponenti del mondo cattolico e della sinistra) fu trovata unÂ’intesa (nota
come Patto di Basilea) che rappresentò una svolta: da quel momento in poi,
non ci sarebbe stata più unÂ’ostilità preconcetta verso le proposte sul
diritto di voto, ma i testi sarebbero stati esaminati e studiati per, poi,
essere giudicati. Fu, anche, lÂ’occasione per presentare una proposta
unitaria che prevedeva, tra lÂ’altro, il numero dei parlamentari da assegnare
agli italiani residenti allÂ’estero: 20 deputati e 10 senatori, ridotti in
seguito a 12 e 6.
Nonostante questo importantissimo accordo, dovettero, però, passare ancora 6
anni tra rinvii e ritardi per arrivare a rendere effettivo il diritto di
voto.
Nel corso dellÂ’analisi dei lavori parlamentari sono emersi alcuni punti
molto discussi della proposta di legge che hanno catalizzato lÂ’attenzione di
onorevoli e senatori ed in particolare, mi riferisco al famoso articolo 8,
riguardante il divieto di candidarsi nella Circoscrizione Estero per quanti
non fossero residenti nella stessa: in pratica, una norma a garanzia che i
rappresentanti degli italiani allÂ’estero provenissero dalle loro fila e non
paracadutati dalle segreterie di partito italiane.
La battaglia (è proprio il caso di definirla così) sullÂ’articolo 8 si è
conclusa positivamente con non poche polemiche: da una parte i critici,
sostenitori della tesi secondo la quale tale norma avrebbe creato delle
incongruenze (sottolineandone anche lÂ’incostituzionalità), come, ad esempio,
quella per cui, un domani, nelle singole regioni italiane si sarebbero
potuti candidare solamente i relativi cittadini residenti, dallÂ’altra i
firmatari della proposta di legge che difesero lÂ’articolo, anche con pareri
di molti costituzionalisti.
Quando la proposta arrivò alla Camera dei Deputati (novembre 2001), il
dubbio circa lÂ’articolo 8 era sempre irrisolto. Ancora una volta, dopo i
lavori delle commissioni, la discussione su tale norma impegnò la maggior
parte del dibattito, al punto che al momento del voto, venne fatta richiesta
per lo scrutinio segreto per poter svincolare i deputati da obblighi di
partito: “una trappola”, come la definì lÂ’allora Ministro Tremaglia, per
affossare tutto.
Grazie al largo consenso che in qualche modo si era creato intorno agli
italiani allÂ’estero, lo scrutinio non riservò sorprese ed ,anzi, la norma
passò con una larghissima maggioranza.
La discussione su tale articolo fu molto dura e lunga proprio a
sottolinearne lÂ’importanza: una norma che garantisce ai nostri connazionali
di eleggere dei propri rappresentanti espressione diretta della
Circoscrizione Estero che dovrebbero essere i migliori ambasciatori delle
loro istanze a differenza di un politico calato dallÂ’alto per prendere voti
senza, magari, conoscere la realtà di riferimento.
Certo che lÂ’ampiezza della Circoscrizione Estero non favorisce uno stretto
contatto eletto/elettori ed il pericolo di vedersi rappresentare da
“potentati locali” è elevato, ma ciò non può essere visto come deterrente
per lasciare che agli italiani allÂ’estero vengano imposti candidati ancora
più lontani dai loro bisogni.
Al di là dei tecnicismi, sicuramente migliorabili, credo che la sostanza
stessa della legge sia proprio nellÂ’articolo 8: infatti, è solo grazie ad
esso se noi oggi abbiamo in Parlamento 18 rappresentanti “veri” degli
italiani allÂ’estero: persone che hanno saputo conquistarsi un proprio spazio
nel paese che li ha ospitati e che hanno portato e porteranno un contributo
positivo nelle istituzioni italiane, facendo capire quanto siano importanti
i nostri connazionali allÂ’estero, veri ambasciatori dellÂ’italianità nel
mondo.
Il traguardo fin qui raggiunto dovrà essere un trampolino di lancio, un
punto di partenza per nuovi orizzonti e nuovi diritti che rafforzi ancora di
più il legame tra lÂ’Italia ed i suoi emigrati.

Massimo Baldacci
Email massimobaldacci@hotmail.com

Massimo Baldacci si è laureato in Scienze politiche e delle Relazioni
Internazionali presso lÂ’Università di Pisa nellÂ’anno accademico 2005-2006
con una tesi di laurea dal titolo “Italiani nel Mondo. Il problema della
partecipazione alla vita politica nazionale “ .

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