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MEMORIA E TERRITORIO

Riflessioni di esperienze…

Il cambiamento veloce intercorso nel passaggio da una civiltà contadi¬na ad una industriale è stato causa di sconvolgimenti ambientali che han¬no portato al disagio del vivere comune. Se il benessere economico ha con¬tribuito ad una migliore condizione della vita umana è pur vero che alcuni valori, che sono insiti nelle tradizioni di ogni paese, si sono persi. L'essenza sta infatti nei valori che portano l'uomo ad avere una propria identità ed a diventarne così contemporaneamente portatore e trasmettitore. Il non far memoria di questa identità culturale può portare all'individualismo ed alla fuga dalle aggregazioni e di conseguenza alla dequalificazione della vita.
I vari mezzi della comunicazione sociale quali la stampa la radio e la televisione, non aiutano sufficientemente le persone a trovare la giusta di¬mensione di sé, anzi, il più delle volte tentano di inibire la capacità critica dell'individuo. Anche le moderne costruzioni non facilitano i momenti aggregativi e di confronto, ma portano alla solitudine ed a volte, alla dispe¬razione. Nonostante ciò, per nostra fortuna, molte sono nel nostro paese le realtà associative che contribuiscono ad avvicinare la gente, a farla uscire di casa per convivere medesime situazioni e creare i presupposti per mo¬menti d'incontro e di crescita sociale. Queste risorse traggono origine da un passato fatto di storia dell'associazionismo molto vivo a Nova Milanese e nei paesi dell’hinterland in ogni sua forma: sociopolitica, assistenziale, culturale, ricreativa e sportiva.
Il Comune, le Parrocchie e la gente hanno sempre valorizzato ed inco¬raggiato le iniziative proposte. Non possiamo però dire che tanta sensibili¬tà sia stata distribuita uniformemente. E' evidente come in questi anni nessuna attenzione sia stata rivolta al patrimonio architettonico rurale ed agli aspetti ambientali ad essi collegati. Le corti contadine che rappresen¬tano il vero tessuto storico del vecchio nucleo abitativo novese stanno ca¬dendo a pezzi o sono sotto il tiro delle ruspe dei costruttori di nuovi insediamenti, o forse è meglio dire … alveari?
E' nostra convinzione infatti, che non tutto ciò che è vecchio sia necessa¬riamente sinonimo di inutile e sia, di conseguenza, da buttare. Per questo è importante lavorare con tenacia nel campo della ricerca per acquisire sempre più elementi conoscitivi degli aspetti e delle testimonianze che han¬no caratterizzato il vivere quotidiano della comunità contadina del nostro paese, per trasmetterli con amore come memoria, traccia, orientamento:
utili per noi ma soprattutto degni di eredità per quelli che verranno.
Ci sia dunque preoccupazione nel mettere mano al riassetto del territo¬rio per non scegliere la strada “facile” del distruggere per ricostruire ex novo, ma si opti decisamente per un'azione di recupero che possa garantir¬ne l'autenticità e la funzionalità a favore di utilità sociali e culturali.
A Nova, per nostra fortuna, esistono ancora luoghi, abitazioni, reperti meritevoli di conservazione: ciò che resta del Centro Storico, la Cortelunga, nell'omonimo vicolo, alcuni altri cortili non del tutto deturpati dal «pro¬gresso», l'affresco raffigurante San Giobbe (protettore del baco da seta) sito nel primo cortile di via Zara, tanto per citarne alcuni.
E allora perché non creare i presupposti per una diversa cultura dell'antico, cominciando dalla conservazione di tutti quei reperti che l'indiffe¬renza e la superficialità degli uomini condannerebbe (ed è quello che pur¬troppo succede oggi) irrimediabilmente alla distruzione?
L'esperienza ci insegna che il mondo giovanile è a disagio per la man¬canza di identità e di radici. Si ha fame di memoria storica; non per sterile nostalgia del passato, ma perché essa educa alla convivenza pacifica e ad avere dei punti di riferimento che evidenziano valori che gli stessi libri di scuola tante volte non riescono a dare.
La nostra non vuole essere una denuncia, ma solo la pretesa di far guar¬dare la gente di Nova (così come qualsiasi altro territorio) al proprio paese con amore, come si può amare qual¬cosa di molto caro, scansando i veli dell'interesse e riprendendo quel dialo¬go con il passato ormai perduto da troppo tempo.
Recuperare una conoscenza del territorio attraverso la memoria storica può essere un modo per constatare questa realtà ed allo stesso tempo può essere un incentivo a provvedere, con occhio più attento, alla tutela di que¬sto patrimonio al fine di orientare le procedure di recupero per un migliore e corretto modo di agire.
E' importante che tra pubblico e privato ci sia più comunicazione, infor¬mazione, partecipazione ed interessamento per le possibilità sia di recupero che di espansione, creando così, con una nuova mentalità e coscienza col¬lettiva, i presupposti per migliori condizioni di vita partecipativa e di abitabilità.
Sarà interessante anche scoprire quale tipo di socialità nella quotidianità veniva sperimentata dagli antichi abitanti e che cosa rimane di quella testimonianza ai giorni nostri. Gli incontri con le genti e la conoscenza di umane storie, passate e presenti, interiorizzate e trasmesse, ci porteranno alla scoperta di nuovi orizzonti.
Da un'esperienza che continua, così la nostra è cresciuta e maturata con la memoria ritrovata alla scoperta del territorio, perché si apprezza la cit¬tà in cui si vive se la si conosce; e attraverso la conoscenza si impara ad amare ed a convivere in armonia con la gente che ci vive accanto.
Il tentativo di recuperare nella memoria locale ciò che è andato perduto e offrirlo come patrimonio a chi non c'era, trova senso in una presa d'atto che ciò che noi siamo oggi ha radici nel passato, e dimenticare queste radi¬ci in nome di un'appariscente benessere, tratto a volte da interessi fittizi e con un efficientismo sfrenato, può condurre ad un modo di vivere e pensare privo di riferimenti culturali, nel quale le relazioni tra persone sono deter¬minate solo da necessità o convenienza.
Questa ulteriore documentazione si colloca in quel percorso a tappe che la nostra associazione ha intrapreso in questi anni di formazione statutaria, esperienza iniziata nel 1975 con l'obiettivo di dare un contributo utile per la salvaguardia degli aspetti storico-ambientali del nostro paese.
La prima tappa della ricerca si è concretizzata nel 1985 a 10 anni dalla nostra formazione con la pubblicazione del volume: “I Luit – Vita, canti e rituali della Nova di un tempo”.
La seconda tappa, iniziata con il riassetto e la catalogazione di percorsi itineranti svolti in questi anni di attività, si è concretizzata con la forma¬zione di documenti fotografici che hanno consentito di allestire diverse mostre e completare lo svolgimento di altre iniziative collegate alla salva¬guardia e la rivalutazione del patrimonio artistico e culturale del nostro paese.
Documentazione riguardante: “Nova – vie e piazze”; “la vita nei cortili”; “il lavoro nei campi”; “il lavoro nelle fabbriche”; “la bachicoltura”; “la religiosità popolare” (censimento iconografico). Per alcuni reperti forniti di documentazione progettuale, con presa visione della Soprintendenza ai beni ambientali.
L'ultimo lavoro in tal senso è stato realizzato in occasione della rico¬struzione storica ambientata in “Cortelunga” dal titolo “I cortili – testimo¬nianze del passato” nel giugno 1991 durante la quale è stata realizzata una documentazione dal titolo “Immagini di un paese: Nova”. Nel 1992 la pubblicazione di altre ricerche documentate hanno avuto come titolo “la memoria ritrovata alla scoperta del territorio”.
Con questo bagaglio di acquisizioni della memoria ritrovata, ci stiamo confrontando con altre testimonianze tratte da recenti ricerche effettuate, con le quali potremo ricostruire e rendere visibile spezzoni di storia locale a partire dal periodo del dopoguerra con l'avvento del fenomeno dell'immi¬grazione. Le speranze e le aspettative riposte in questo progetto sono mirate ad acquisire ulteriori conoscenze che consentano di verificare quanto del patrimonio culturale ancora in possesso dei gruppi di vecchia immigrazio¬ne si sia conservato all'usura del tempo; tenendo oltremodo in considera¬zione le “nuove” immigrazioni, realtà etniche presenti nel nostro contesto sociale. Ci auguriamo che questo lavoro possa diventare il primo passo conoscitivo e d'approccio verso espressioni culturali diverse dalle nostre che chiedono spazi d'integrazione e cittadinanza. Nel cammino verso un’Eu¬ropa unita, con l'avvento della nuova fase storica che si va delineando, non si devono cancellare quelli che sono stati i percorsi che hanno consentito la formazione del contesto sociale attuale. La comunità ha bisogno innanzitutto di spartire il quotidiano nel luogo in cui vive, di partecipare sia a momenti d'insieme ludico-ricreativi che alle scelte di fondo nella co¬struzione della città, di praticare la solidarietà e con le persone crescere aiutandosi a capire le complesse trasformazioni sociali in atto con i divari che intercorrono tra Nord e Sud.

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