Quorum più alto, referendum più facile. Tra i firmatari Scalfaro, Finocchiaro, Zanda, Veronesi e Bianco
Una proposta di modifica costituzionale per introdurre meccanismi più rigidi di modifica della Carta, secondo l'articolo 138, per evitare che le opinioni o le convenienze della maggioranza di turno possano prevalere sull'interesse generale. E' il testo presentato al Senato a firma del senatore a vita Oscar Luigi Scalfaro, di Anna Finocchiaro, presidente del gruppo Pd e dei Senatori Silvana Amati e Paolo Nerozzi. Hanno inoltre sottoscritto la proposta più di trenta senatori tra cui Anna Serafini, Luigi Zanda, Umberto Veronesi, Enzo Bianco.
“Tale proposta – spiega la sen. Silvana Amati – presentata a pochi giorni dalla celebrazione della Festa della Repubblica, è finalizzata a riaffermare la garanzia di rigidità della nostra Carta fondamentale, votata 60 anni fa a larghissima maggioranza dalla Assemblea Costituente e ancora oggi forte nella coscienza dei cittadini. Si tratta di un radicamento popolare importante come ha dimostrato la conferma referendaria del giugno 2006”.
“L'attenzione – continua – è rivolta al fatto che le leggi elettorali – sia quella a prevalenza maggioritaria approvata dopo il referendum del '93, sia quella proporzionale con premio di maggioranza adottata nel 2005 – hanno già consentito a maggioranze relative di elettori di diventare maggioranze assolute di deputati e senatori e di modificare parti della Carta Costituzionale. I fatti dunque hanno dimostrato che anche la Costituzione risulta esposta alle opinioni, se non alle convenienze, dei vincitori di turno delle competizioni elettorali”.
“Da ciò – spiega la senatrice del Pd – la necessità di difendere il carattere rigido della Carta in quanto tale carattere, insieme all'indipendenza degli organi di garanzia, rappresenta il presidio più robusto delle libertà e dei diritti di tutti e di ciascuno. La Costituzione non può essere uno strumento della politica della coalizione vincente nelle elezioni, infatti essa appartiene a tutti i cittadini e va, di conseguenza, sottratta alla disponibilità della maggioranza. Anzi, deve operare essenzialmente come un sistema di limiti alla maggioranza”.
“Le Costituzioni democratiche – aggiunge – infatti riconoscono ed enunciano i principi e i valori condivisi da tutta la comunità, rappresentando l'elemento fondante di identità e di unità nazionale. Esse danno la certezza che la dignità umana e i diritti e le libertà, che ne sono strumenti indispensabili, non dipendano dalle esterne vicende della competizione politica. In quasi tutte le grandi democrazie si è ritenuto e si ritiene dunque che le leggi di revisione costituzionale debbano essere il prodotto di larghe intese tra maggioranza e opposizione. Questa è una conseguenza coerente all'esigenza di stabilità, del ruolo di garanzia dei diritti e delle libertà di tutti che è proprio delle Costituzioni democratiche”.
“Per queste ragioni – conclude Amati – proponiamo di elevare a due terzi dei componenti delle Camere il quorum attuale previsto per l'approvazione, in seconda votazione, di leggi di modifica o di revisione della Costituzione. Nonché di stabilire che non si faccia luogo a referendum solo se la legge di revisione costituzionale sia stata approvata nella seconda votazione da ciascuna Camera a maggioranza dei quattro quinti dei suoi componenti”.
Maurizio Belfiore