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Sono colpevole

Sono colpevole. Colpevole di essere stato assente dall’aula e di non aver votato martedì 27 pomeriggio un emendamento sulla protezione delle uova della fauna selvatica in cui il governo è andato “sotto” di 2 voti. Apriti cielo: “assenteista” è il minimo che mi sono sentito dire. A questo punto, però, io non ci sto ad essere tacciato di fannullone – o peggio – da troppi giornali di facile demagogia e allora apriamo una sorta di sondaggio fra i lettori. Ditemi un po’se preferite:

a) un deputato che stia in aula seduto compunto al suo posto, dalle 9.30 di mattina alla sera e che – non sapendo quando e come si vota – stia seduto a leggersi tutte le carte su qualsiasi argomento che venga in discussione, non mancando così a nessuna votazione (ma senza intervenire, perché se su ogni cosa intervenissero tutti perderemmo tre giorni per ogni votazione, e capita in un giorno che se ne facciano anche 200)

b) un deputato che cerca contemporaneamente di essere in aula, intervenire sugli argomenti di sua competenza, correre per quella decina (minima) di pratiche settimanali che gli vengono richieste di svolgere dagli elettori a casa e che poi – magari ricoprendo anche incarichi di partito – debba anche contemporaneamente svolgere il suo ruolo, incontrare gente, preparare gli interventi, dar retta a chi lo rincorre dall’Australia all’ultimo cantone Svizzero, si interessi della politica della propria zona, cerchi di aiutare i sindaci o le associazioni che glielo chiedono, ecc.ecc. Sono stato sempre un deputato “b)” e continuerò a farlo perché la coscienza mi dice che è più serio fare così e magari alla fine – come nella 15° legislatura – sarò uno di quelli che aver lavorato di più, ma facendolo terra-terra, senza clamori, senza comode scuse e infatti di me i grandi giornali non parleranno mai. Però non si può più essere sereni se a Montecitorio c’è chi dalla balaustra delle tribune aspetta ore e poi ti riprende con il teleobbiettivo se appoggi il capo, tiri su col naso, mandi un biglietto, parli con una collega. Martedì scorso – come i tanti di fuori Roma – per essere in aula alle 10 (per niente, perché poi non si è poi votato per ore) ci siamo alzati alle 4.30 di mattina ( sono i nuovi “non voli” da Malpensa, ragazzi!) e abbiamo perso un sacco di tempo per sciocchezze mentre l’opposizione si divertiva a tirar lungo e a perder tempo per Rete 4 (che non c’entrava nulla, ma fa sempre fino prendersela con il Cavaliere) e alla fine siamo stati anche bollati come “assenteisti”: tante grazie! Di più: “Dovete lavorare! Basta con solo tre giorni di seduta alla settimana, troppo comodo, anche il lunedì e il venerdì ci vuole”. Giusto, così la gente che da me fa la fila in studio in quelle giornate (e nelle quali si lavora molto di più che a Roma) la convocherò direttamente alla Camera. Insomma: è DOVERE lavorare seriamente, non perder tempo, non imbrogliare gli elettori, ma – credetemi – c’è anche tanta gente che in Parlamento fa il suo dovere e che non è giusto tacciare di menefreghismo. Certo, piuttosto, che anche nel PDL bisogna essere un po’ più furbi: se mezzo parlamento è fuori perchè ci sono iscritti ancora 23 perditempo a parlare ed improvvisamente tutti questi rinunciano per passare subito al voto, ci deve pur essere qualcuno della maggioranza “di turno” che capisca l’agguato e parli per dieci minuti, giusto il tempo per dare il tempo alla gente di rientrare a votare…

(Se infine a qualcuno interessa io non ho votato perché in quel momento – con appuntamento fissato da tempo – incontravo la nuova “numero due” dell’Ambasciata di Israele in Italia dott.ssa Lironne Bar-Sadeh cui faccio i migliori auguri di benvenuto nel nostro paese e forse avrà capito perché ad un certo punto, leggendo gli sms che mi arrivavano, ero diventato un po’ nervoso. Capita…)

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