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Roma e il gay pride

Caro Beppe,
i sinistrorsi di casa nostra fanno a gara ad accusare di omofobia la ministra Carfagna, rea di aver negato il patrocinio del suo ministero al prossimo gay-pride che si svolgerà a Roma, capitale del cristianesimo, e sotto il naso del Papa, che non può non condannare la sodomia come peccato. Ma non spiegano perché queste squallide, provocatorie, carnevalesche esibizioni amano farle nei paesi occidentali ” capitalisti, borghesi, guerrafondai e affamatori dei poveri del terzo e quarto mondo” (e chi più ne ha più metta) ma non hanno mai pensato,e non pensano, di andare a farle a l'Avana o a Teheran o a Riad o a Pechino o in qualsiasi altra città del mondo comunista e islamico. Perché in questi paesi “culturalmente arretrati, privi dei valori della solidarietà, della comprensione e dell'amore verso il diverso” ( l'ha detto ieri Leo Gullotta ) i gay li mettono in galera oppure li fucilano. Sarebbe il caso che Rai3 rimandasse in onda un filmato che mostra il mitico Che Guevara che comanda i plotoni di esecuzione.

Gerardo Mazziotti, g_mazziotti@yahoo.it
http://www.corriere.it/solferino/severgnini/08-05-30/06.spm

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