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Europa sette dovrà  rassegnarsi al colossale conflitto di interessi del premier

Intervista all’on. Fabio Evangelisti IdV

Onorevole, il suo intervento in aula di oggi contro il decreto sulla emittenza è stato un esempio di retorica sopraffina ma il testo era di Marco Travaglio.

Ho cercato di mettere un po’ di sarcasmo vista la gravità della situazione in cui ci si trova. Io tutto mi sarei aspettato meno di trovarmi di fronte ad un atteggiamento tanto sfacciato come quello del governo Berlusconi che al primo provvedimento che ci troviamo a votare in aula non ha esitato a riproporre il suo colossale conflitto di interessi. Il primo suo pensiero è stato quello di salvare rete quattro dalla sentenza della Corte Europea tranne che non si ritorni a dire che anche in Lussemburgo ci stiano i comunisti. Una legge della Corte si rispetta, si applica e si recepisce nell’ordinamento italiano invece qui si cerca di eludere questa sentenza e di procrastinare la situazione di fatto sino al 2012 a tutto vantaggio di rete quattro e degli interessi di mediaset a danno del suo legittimo concessionario Europa sette che aveva vinto una gara regolare sin dal 1999. Ovviamente c’è modo e modo per dire queste cose anziché entrare nel tecnicismo ho cercato di fare un intervento paradossale, difendo Berlusconi perché “bisogna smetterla” con la cultura del sospetto. In verità qui avrebbe ragione da vendere Giulio Andreotti insomma, a pensare male si fa peccato ma qualche volta ci si indovina. Qui ci si indovina sicuramente.

L’on. Paolo Romani ha spiegato in aula in maniera molto particolareggiata e, secondo me, anche molto bene cosa in realtà si prefigge il decreto ma io personalmente non ho capito, potrebbe spiegarlo lei?

Ha cercato semplicemente di spiegare da un punto di vista tecnico la sentenza e le contestazioni contenute nella sentenza e l’emendamento presentato dal governo. Ma non si può eludere la questione politica. Perché questo emendamento è a favore di rete quattro. Perchè sono contro una sentenza della Corte Europea? A questo lui non solo non ha dato una risposta ma non ha voluto proprio rispondere ed è quello che ha cercato di fare nascondendosi nei codicilli, negli articoli di legge, nei commi della sentenza per eludere la questione vera che è una questione tutta politica. Ancora una volta siamo di fronte a un governo che la prima cosa che fa è una legge di interesse personale, tecnicamente non la si può definire una legge ad personam ma sicuramente è una legge che tutela una parte importante della persona Silvio Berlusconi rete quattro mediaset.

Voi di Italia dei Valori, avete occupato il ruolo della sinistra che non è rappresentata in Parlamento dal momento che la vostra opposizione si fa sentire forte e chiaro?

Io eviterei di rincorrere gli stereotipi destra e sinistra. Nel caso specifico c’è una forza moderata quale quella dell’Italia dei Valori ma intransigente sui principi, una forza liberale ma radicale quando si tratta di difendere i principi, l’etica, la correttezza, il rispetto delle norme che ha fatto sentire la sua voce di fronte al balbettio che da altri settori veniva. Siamo al cospetto di una ondata di melassa quella versata da Berlusconi sugli scranni parlamentari nel suo discorso di investitura che ha ingabbiato, invischiato le parole del Partito Democratico. Antonio Di Pietro ha detto di fare attenzione perché quello è il lupo che allunga la zampa all’agnello. Sono passati pochi giorni e qui ne abbiamo la riprova. Questo provvedimento a favore di rete quattro è la riprova, e non ci è voluto più di una settimana per averla. Silvio Berlusconi parla in un modo e pensa in un altro ma soprattutto agisce in un altro ancora che non è l’interesse generale ma è il suo interesse particolare. A rinforzare questa situazione c’è la cosa pesante anche dal punto di vista dello sfregio istituzionale che l’emendamento del governo a questo decreto di recepimento della sentenza della Corte Europea, sia stato anticipato ieri da Fedele Gonfalonieri a Nizza ed oggi Fedele Gonfalonieri, uscendo dall’assemblea di Cinfindustria, ha dichiarato che è sacrosanto difendere rete quattro. Ancora una volta in maniera sfacciata è fuori da queste aule che si decide che cosa deve essere votato.

Antonio Di Pietro ha detto ai suoi alleati chiamandoli naviganti di stare attenti che da agnelli non si diventi pecore. Il Partito Democratico continuerà con il suo buonismo?

Ma non lo so, ho visto che in queste ultime settimane nel dibattito che si è aperto in maniera anche seria all’interno del Partito Democratico si stia valutando il da farsi. Lo stesso Veltroni mi sembra che ultimamente abbia apportato delle correzioni alla sua impostazione. Mi sembra che senza mettere in discussione quella vocazione maggioritaria cui si ispira il Partito Democratico, correttamente e logicamente dico, ha dovuto porsi il problema anche delle alleanze. Ha ricominciato ad allargare l’orizzonte e non solo per l’opposizione parlamentare rappresentata soprattutto dall’Italia dei Valori e dall’Udc ma anche a chi non è presente nelle aule parlamentari ma che, senza dubbio, c’è nel paese.

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