Gli attacchi di Marco Travaglio al presidente del Senato Renato Schifani, al quale va tutta la mia personale solidarietà, sono puramente strumentali. Come strumentale è la faziosità di Michele Santoro. Sono due persone professionalmente al di sotto di ogni decenza. Con i loro comportamenti offendono i loro colleghi giornalisti ma, soprattutto, offendono l’informazione già in grave crisi di credibilità in Italia. E confermano il discredito come condizione ormai dominante nell’informazione, non soltanto della Rai ma anche di qualche grande agenzia.
Non avendo nulla da dire, Santoro e Travaglio hanno un solo obiettivo: essere considerati “martiri” della libertà di informazione che, invece, calpestano in nome del diritto all’arbitrio. La loro è una posizione comunque precostituita, un teorema bislacco del tipo “noi insultiamo, ma se ci mandate via si conferma che censurate la libertà”.
Siamo di fronte a un’informazione fondata sull’insulto e sul ricatto. Il direttore generale e il presidente della Rai non possono limitarsi a prese di distanze e scuse “ex post”. Troppo comodo. La Rai deve ritrovare gli stimoli giusti per produrre un’informazione completa, senza la quale l’obiettività è soltanto una chimera.