Negli ultimi dieci anni la polizia ha arrestato piu' di 350 mila persone per possesso di marijuana, e si e' visto che il target dei controlli senza motivo sono i giovani afro-americani e gli adulti ispanici. La pratica di cui e' accusata la polizia e quella di scegliere le persone da controllare in base al colore della pelle, quello che si chiama 'racial profiling' (discriminazione istituzionale). A parita' di infrazioni, vi sono cosi' maggiori probabilita' di finire in carcere rispetto ad altre razze o etnie.
Il rapporto e' stato pubblicato dalla American Civil Liberties Union. Dura la risposta delle autorita' di polizia che parlano di confusione dovuta a “numeri gonfiati e falsi”. “Per esempio, tra il 2003 e il 2006, gli arresti sono diminuiti del 25% rispetto ai 4 anni precedenti, e questo dato non c'e' nel rapporto”, ha dichiarato Paul Browne, portavoce del Dipartimento di polizia. Il sociologo del Queens College Harry Levine e l’avvocatessa Deborah Patterson Small, autori del rapporto (“The Marijuana Arrest Crusade in New York City: Racial Bias in Police Policy 1997-2007”) scrivono che l’aumento delle infrazioni per il possesso, 350 mila nel periodo 1997 e 2006, sono numeri impressionanti se paragonati alle 33 mila infrazioni del periodo 1977 e 1986.
Per gli autori e i ricercatori dell’universita’ di New York, la polizia ignora la decriminalizzazione statale del possesso di marijuana per consumo personale avvenuta nel 1977. Per la legge, poche once di marijuana sono punibili solo con una multa.
In Italia non sono stati fatti ancora studi approfonditi sul fenomeno del racial profiling -riscontrato quasi ovunque in Europa- ma e' chiaro che la pratica colpirebbe soprattutto la popolazione immigrata, a cui appartengono la grande maggioranza delle persone di colore o di etnie differenti.
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