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SPECIALE 25 APRILE 2008

Gli scioperi operai di Milano del 1943 e la difesa delle fabbriche dai nazifascisti.

La cronaca degli avvenimenti attraverso il giornale dei sindacati milanesi “LA FABBRICA” del 1 settembre 1943

1943 – L’ Italia firma l’armistizio con gli Alleati
Nel 1943 in Italia si erano verificati avvenimenti decisivi per il destino del nostro paese: il 10 luglio gli Alleati erano sbarcati in Sicilia, il 24-25 luglio era caduto Mussolini con la ripresa del potere da parte del re Vittorio Emanuele III e la costituzione di un nuovo governo diretto dal maresciallo Badoglio. Governo che aveva richiesto agli Alleati un armistizio , firmato a Cassibile il 3 settembre e reso pubblico l'8 mentre Mussolini, sotto la protezione dei Tedeschi, costituiva nell'Italia settentrionale, a Salò, un nuovo governo fascista che assunse il nome di Repubblica Sociale Italiana. Il governo Badoglio, dopo aver firmato il 29 settembre a Malta un nuovo armistizio aveva dichiarato guerra alla Germania il 13 ottobre ,ottenendo un mese dopo il riconoscimento di cobelligerante dell’Italia dagli Alleati. Dopo l'improvviso annuncio dell'armistizio le forze italiane nel territorio metropolitano e nei Balcani, rimaste senza direttive precise, si sbandarono: parte furono disarmate dai Tedeschi (furono 600.000 i soldati italiani imprigionati e trasportati in Germani nei campi di internamento), parte si diedero alla macchia unendosi alle forze partigiane, alcune rimasero fedeli a Mussolini e al loro ex alleato.

Nel Nord Italia con una serie di scioperi scoppia la protesta operaia
Nel marzo-aprile ’43 si ebbe una serie di scioperi in tutto il Nord Italia .Le agitazioni operaie si diffusero da Torino, vero epicentro della protesta operaia, a partire dal 5 marzo, nelle altre città del Piemonte (Asti, Cuneo, Alessandria, Vercelli) e alla fine di marzo esse coinvolsero anche Milano e il resto della Lombardia. Infatti, a partire dalla giornata del 24 e per tutta l’ultima settimana del mese, il centro della lotta si spostò a Milano,Varese e Como con un’appendice finale significativa che si registrò nei primi giorni di aprile nuovamente in Piemonte, in particolare nei lanifici di Biella. I reali protagonisti delle agitazioni operaie, al di là dell’ultima settimana guidata dalle maestranze tessili biellesi, furono quindi gli operai metalmeccanici delle grandi aziende torinesi e milanesi, dalla FIAT Mirafiori alla Falck di Sesto San Giovanni, ai Caproni, alla Ercole Marelli, alle Officine Fratelli Borletti, Bianchi, eccetera. Tuttavia, episodi significativi di lotta si registrarono sia in altre regioni italiane, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, passando per Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Marche, che negli altri settori manifatturieri oltre che nei rami “chimici” a partire dalle miniere, alle aziende del vetro, nel settore della concia e in quello delle fibre tessili artificiali, ma soprattutto nel settore della gomma, con gli scioperi alla Pirelli di Milano.Gli operai scesero in sciopero e diedero avvio alla contestazione aperta contro il Regime chiedendo “pane e pace”, quindi, dissociandosi dalla guerra fascista, considerata sbagliata e ingiusta, e segnando la sconfitta di Mussolini sul fronte interno attraverso la perdita definitiva del consenso già prima della sua destituzione. Ma se gli scioperi operai del marzo-aprile 1943 rappresentano le prime agitazioni di massa dopo quasi un ventennio di repressione sociale, lo sciopero generale del novembre-dicembre 1943 è un evento chiave nell’analisi dei tentativi di ricomposizione delle
organizzazioni antifasciste a partire dall’emanazione delle leggi fascistissime alla fine della dittatura ed è la prova del successo delle forze democratiche nella politicizzazione del dissenso operaio al Regime. Gli scioperi, pur nascendo da esigenze strettamente economiche, ebbero una forte valenza politica ponendo al centro i tre temi della libertà, della pace e del lavoro. Inoltre, le lavoratrici e i lavoratori scesi in piazza si riappropriarono con forza, seppure per breve tempo e senza particolari effetti immediati, di una delle tante libertà calpestate dalla dittatura: lo sciopero il cui divieto era stato sancito nel 1926 dal fascismo. Gli scioperi e i sabotaggi alla produzione nelle fabbriche del nord caratterizzano questo periodo che vede la partecipazione diretta dei lavoratori nei Comitati di agitazione, nelle squadre armate dei cittadini e nelle brigate partigiane. In questo clima si inscrive lo sciopero generale del 1944 che con una estensione straordinaria – annientò il tentativo della Repubblica sociale italiana di tessere nuovi rapporti col mondo del lavoro, di recuperare il consenso perduto attraverso i progetti di socializzazione e attraverso tutte le proposte tardive, velleitarie e contraddittorie del governo mussoliniano di Salò. Ancora una volta la lotta si propaga da Torino, alla Fiat Mirafiori e alla Fiat Lingotto, e poi in tutti i grandi e piccoli stabilimenti piemontesi; si espande a Milano, nell’intera provincia, dove lo sciopero fu compatto dal 1° all’8 marzo e poi a Legnano, Varese, Brescia, Bergamo, in tutta la Lombardia. In Emilia la sospensione dal lavoro si propaga dagli stabilimenti Ducati di Bologna in tutte le province emiliane; in Toscana a partire dalle officine Galileo e Pignone; così come in Liguria e in Veneto.
La fabbrica, ma non solo la grande fabbrica, ritorna ad essere quello spazio di socializzazione politica che vent’anni di dittatura non erano riusciti mai a neutralizzare del tutto. A Milano, infatti, i tranvieri paralizzano la città e accanto agli operai entrano in sciopero anche gli impiegati e gli studenti universitari. Emblematico è inoltre lo sciopero del più autorevole giornale della borghesia italiana, il “Corriere della sera”. Antifascismo e lotta contro l’occupazione tedesca, quindi, si mescolano e si intrecciano con la repressione repubblichina e la deportazione nazista, complici le strutture e la proprietà delle fabbriche, determinando un nuovo flusso di deportati, che vide protagonisti migliaia di lavoratori italiani a partire dagli operai delle aree industriali ai contadini e braccianti.
Lo sciopero generale del 1944 segna il passaggio definitivo del mondo del lavoro all’azione diretta, alla resistenza più ferma e alla guerra partigiana che assumerà definitivamente i caratteri di guerra di popolo contro l’occupazione nazi-fascista che darà poi le più solide basi di massa all’azione insurrezionale dell’aprile 1945.

( stralcio tratto dall’intervento del Direttore della Fondazione Di Vittorio, Prof. Adolfo Pepe – Atti del convegno tenutosi al Palazzo delle Stelline a Milano il 10 marzo 2007 dal titolo: I lavoratori, il Sindacato e la lotta di Liberazione. “Dagli scioperi del Marzo 1943 ai GAP “

ANNO 1- N. 1 1 settembre 1943
LA FABBRICA – GIORNALE SINDACALE

Area di diffusione Milano e nelle grandi aziende industriali( Caproni,Breda,Pirelli).

Presentazione del giornale

Esce il primo settembre 1943 il Giornalino LA FABBRICA (indicato nel sottotitolo come Giornale sindacale).

Prima che l’ Italia si ritrovasse spezzata in due, sotto il governo Badoglio, nel momento di maggiore disorientamento delle classi dirigenti del Paese, venne concluso l’accordo Buozzi- Mazzini per il riconoscimento delle Commissioni interne nella consapevolezza che la Nazione non poteva sopravvivere
senza riaprire quantomeno il dialogo con il mondo del lavoro. Il giornale che evidentemente si rivolgeva agli operai e ai lavoratori delle grandi industrie .formato da un unico foglio fronte retro,dà un grande spazio alle funzioni delle Commissioni Interne evidenziando in grande a fondo pagina che “Le Commissioni interne devono essere liberamente elette dagli operai,risultando così la genuina espressione della massa. In nessun caso gli operai devono accettare per loro rappresentanti persone di fiducia indicate dalla Direzione. “. Quello che colpisce maggiormente è la consapevolezza che la fine del regime fascista è oramai imminente e che oltre alla lotta politica e sindacale,occorre salvaguardare il patrimonio industriale nazionale dallo smantellamento o dalla distruzione nazifascista.
L ‘organizzazione sindacale che distribuisce questo giornale dimostra di essere ben organizzata e radicata nelle principali fabbriche : la Pirelli,la Breda e la Caproni. Accanto alle rivendicazioni sindacali ,
viene attivata anche un’azione “istituzionale” con una serie di incontri con rappresentanti di Governo e Prefetto per creare consapevolezza e unità di intenti nel gestire una difficile fase di transizione ,senza rinunciare però alla richiesta di un deciso taglio col passato fascista,chiedendo l’espulsione dalla fabbriche di squadristi e attivisti del regime e dichiarandosi pronta ad affrontare la lotta armata contro i tedeschi
Siamo alla vigilia dell’8 settembre……

Questi i titoli degli articoli:

Editoriale senza titolo sulla cacciata di Mussolini

Le richieste dei lavoratori milanesi esposte al Ministro Piccardi

I rappresentanti delle Commissioni interne ricevute dal Prefetto

Un appello degli operai milanesi ai lavoratori italiani

Il funzionamento della mutua

Le funzioni delle Commissioni interne

Dalla Caproni

Dalla Pirelli

Dalla Breda

L’editoriale del Direttore

In un editoriale non firmato e senza titolo viene espressa una ferma condanna del fascismo.

“ La cacciata di Mussolini dal Governo non è che un aspetto della dissoluzione del fascismo; contro le cui sopravvivenze la lotta deve continuare. Se il fascismo è sinonimo di terrore,di abbrutimento e di miseria è nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro in genere che la sua ferocia più duramente e spietatamente ,ha premuto e ancora preme. Poichè il fascismo distruggendo le organizzazioni operaie,sopprimendo la stampa proletaria,il diritto di sciopero e di manifestazione,aveva tolto alle masse lavoratrici le sole armi di cui poteva disporre per difendere i suoi legittimi interessi di classe….Ma il lavoro non può essere soppresso senza sopprimere la stessa società,nessun ordinamento sociale può esistere senza il lavoro.
Gli scioperi di marzo sono stati il principio della fine del fascismo. Ed ora i lavoratori chiedono che risorgano i loro gloriosi sindacati,che siano riprese le libere discussioni,che risorgano i loro organi rappresentativi di fronte ai padroni e alle autorità…Sulla strada delle rivendicazioni vuol marciare questo giornaletto per guidare,discutere e agitare. Sotto la bandiera dell’unità di tutti gli italiani nella lotta per la conquista della civiltà.”

Le Commissioni interne incontrano le istituzioni milanesi

Incontro con il Ministro Piccardi

Il giornale dà notizia che “il giorno 21 c.m il Ministro Piccardi, presenti i Commissari Confederali Buozzi e Riveda,ha ricevuto una rappresentanza delle Commissioni interne delle fabbriche milanesi.”.I lavoratori,invitati ad esprimere le loro opinioni hanno chiesto con forza la pace e la fine della odiata guerra fascista ,avvertendo che “se i tedeschi volessero soffocare la volontà del popolo italiano ,questo si solleverà per difendere la libertà e l’indipendenza e i lavoratori saranno all’avanguardia nelle officine e nel campo di battaglia”.
I lavoratori nel corso della riunione hanno richiamato l’attenzione del Governo “sulle gravi condizioni di vita della popolazione milanese e sulla necessità di risolvere in modo urgente i bisogni più pressanti :
a) corresponsione di un sussidio,vestiario,alloggio all famiglie dei sinistrati;
b) Disporre per il trasporto gratuito per gli sfollati sulle tramvie interurbane e ferrovie;
c) Rendere effettivo il decreto prefettizio di requisizione nelle ville signorili fuori Milano per i bambini e donne sfollati.Si rende pertanto necessario la formazione di comitati composti di cittadini delle località e di sfollati per la scelta dei locali liberi;
d) Corresponsione di un sussidio ai disoccupati in seguito ad incursioni
e) Aumento delle razioni base dei generi alimentari

I lavoratori chiedono il riconoscimento delle autorità delle Commissioni interne e del diritto di libera eleggibilità con una celere creazione di liberi sindacati.”

Il Ministro Piccardi pur riconoscendo le giuste aspirazioni dei lavoratori dichiarò l’assoluta impossibilità del Governo di venire incontro alle masse in misura maggiore di quanto si stava facendo.

PS. Leopoldo Piccardi fu ministro delle Corporazioni (commercio e industria) nel I Governo Badoglio dal 26 luglio 1943 all' 11 febbraio 1944: in questo ruolo propose la nomina a commissari straordinari delle confederazioni sindacali di Bruno Buozzi, Guido De Ruggiero, Giuseppe Di Vittorio, Achille Grandi, Oreste Lizzadri, Gioacchino Quarello, Giovanni Roveda, Ezio Vanoni.

Incontro con il Prefetto di Milano

Una rappresentanza delle Commissioni interne delle più importanti fabbriche milanesi fu ricevuta dal Prefetto di Milano , il giorno 27 ,per farsi interprete “ dello stato d’allarme delle masse lavoratrici ,provocato dalle notizie di un possibile colpo di mano dei fascisti ,tendente alla restaurazione e all’intervento dei tedeschi per soffocare la volontà di pace e di libertà del popolo italiano”. I lavoratori ,è scritto sul giornale ,preoccupati di questo e della “posizione provocatoria e disfattista dei dirigenti delle fabbriche fecero due proposte concrete :
le autorità dovevano “favorire la la formazione di una Guardia nazionale armata,inquadrata da ufficiali dell’esercito,composta dalle masse popolari da affiancare al nostro esercito per stroncare il pericolo nazifscista “ e “procedere alla immediata formazione della sede sindacale provinciale,sotto la guida di un commissario che riscuota la fiducia delle masse lavoratrici milanesi.”A questo carica fu proposto Nicola Giovanni,vecchio organizzatore milanese appena liberato dal confino.

L’appello degli operai milanesi ai lavoratori italiani per tutelare l’occupazione negli stabilimenti danneggiati dalla guerra.

“Compagni Lavoratori
In seguito alla distruzione e al danneggiamento totale e parziale di fabbriche e di stabilimenti industriali,la condizione nostra di operai che in essi lavoravano è diventata particolarmente tragica . I datori di lavoro parlano di licenziamento in massa. E di che cosa dovremmo vivere,noi e le nostre famiglie,costretti ad una disoccupazione senza salario? La cessazione del lavoro non dipende da noi che,è superfluo dire,non avendo beni immobiliari,né mobiliari non possiamo che essere ridotti alla fame. Eppure siamo operai mobilitati per la produzione bellica :cioè operai costretti a dover lavorare in quel dato stabilimento ed a quelle determinate condizioni,con divieto di abbandonarlo,sotto pena di essere perseguiti dalla giustizia militare.
Lo Stato però risarcirà l’industriale,il capitalista del danno patito per azione di guerra:solo noi operai dovremmo essere esclusi,perché abbiamo il torto di non possedere che le nostre braccia…Noi ci permettiamo di sollecitare tutti i lavoratori ed in particolar modo le Commissioni interne di tutti gli stabilimenti danneggiati o no per l’immediata costituzione di un Comitato Direttivo che tratti coi datori di lavoro o con le Autorità competenti per ottenere : La corresponsione di un salario giornaliero pari a quello medio da noi percepito prima dell’immobilizzazione dello stabilimento e fino a quando questo non abbia ripreso l’attività lavorativa,o fino a quando l’operaio non abbia trovato altra occupazione retribuita….

Dalla Caproni

La Commissione Interna degli impiegati e degli operai …hanno stabilito in perfetto accordo con i dirigenti della Soc.Aereoplani Caproni quanto segue:

1) Allontanamento dai Reparti di fascisti indesiderabili; dei fascisti attivi o Squadristi…Saranno pubblicate le distinte degli individui allontanti.

2) Mensa –Refettorio :Un controllo diretto formato da tre elementi scelti tra fiduciari di Reparto e componenti la Commissione che rimarranno in carica per la durata di un mese. Tale controllo verrà esercitato con criterio adeguato alle contingenze attuali sia per la qualità che per la quantità della razione.

3) Paghe : I dirigenti della Ditta hanno provveduto con urgenza all’adeguamento delle paghe inferiori per operai con lavoro ad economia e specie per il Reparto Lavori Vari dove si era creato uno squilibrio ..

4) Mutua : Il funzionamento di tale ufficio continuerà con forma alacre ma disciplinata ..Si chiede una vera comprensione reciproca che deve snellire il lavoro portando all’espletamento delle pratiche di liquidazione…

Dalla Pirelli

A decorrere dal giorno di lunedì 26 corr.,verrà sospesa l’applicazione degli attuali sistemi di cottimo. …ciascun operaio percepirà una paga fissa corrispondente al guadagno medio orario percepito nell’orario normale nella quattordicina di migliore rendimento fra le ultime tre
precedenti la data anzidetta. La Società inoltre,per solennizzare la nuova sistemazione,corrisponderà ad ogni operaio un premio straordinario una volta tanto di L. 60
per gli uomini e L. 36 per le donne e i minori di 18 anni e concederà pure una volta tanto a tutti gli aventi famiglia a carico una somma eguale a quella che ciascuno percepisce in una quattordicina per assegni familiari.

Richieste ottenute:

1) Abolizione del sistema Bedeaux e dei cottimi
2) Miglioramento assistenza saniataria
3) Abolizione retta ospedale
4) Pagamento (!) detenuti politici
5) Allontanamento di tutti gli squadristi e di tutti coloro che risultassero dannosi ai lavoratori
6) Distinzione delle categorie operaie
7) Assistenza famigliare medica e medicinali
8) Cure medicinali interne allo stabilimento

Dalla Breda

I delegati delle Commissioni Interne sono venuti a contatto con i rappresentanti della Soc. E.
Breda per discutere le seguenti rivendicazioni:

1) Partecipazione al Consiglio di Amministrazione della Fondazione Breda
2) Controllo della mutua
3) Controllo dei refettori con parità di trattamento tra operai e impiegati
4) Partecipazioni culturale tecnica al notiziario Breda
5) Gestione dell’ex Dopolavoro Breda
6) Revisione base minima dei cottimi e paghe conglobate
7) Aumenti per gli appartenenti alle categorie manovali comuni e servizi vari e per gli impiegati con stipendi non proporzionati al costo della vita
8) Riassunzione dei licenziati per motivi politici o per motivi non abbastanza plausibili (esempio: il motivo indeterminato di scarso rendimento dopo 20 di servizio
9) La giornata del 26 luglio sarà pagata integralmente

Le sopraelencate rivendicazioni in linea di massima sono state tutte accettate.
La Direzione ha chiesto un minimo di tempo indispensabile per un accordo definitivo.

La C.I. degli Stabilimenti Breda costituite immediatamente dopo la caduta del fascismo e prescelte dall’unanime volontà delle masse lavoratrici hanno posto fra le altre richieste ,l’espulsioni di tutti gli scagnozzi che perseguitavano le maestranze nel periodo della schiavitù fascista; ed hanno dichiarato di declinare ogni responsabilità per gli incidenti che potrebbero determinarsi se non si tenesse conto della volontà degli operai. Hanno pure chiesto la riassunzione dei licenziati per motivi politici.

Un invito non del tutto accolto dall’azienda , segnalato da un trafiletto finale sul giornale nel quale si informa “ che la Direzione aziendale reiteratamente tenta di riammettere in officina alcuni elementi indesiderati,già allontanati e che gli operai dal canto loro,rispondono con la sistematica riespulsione degli stessi con metodi sbrigativi – Benissimo! Bravi gli operai della Breda.

Daniele Marconcini
Gruppo Storico del Circolo della Stampa Lombarda
www.lombardinelmondo.org

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

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