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IL DRAMMA CHE COLPISCE I BAMBINI IN DARFUR

Italians For Darfur con Articolo 21 e Amnesty International, Associazione rifugiati del Darfur, Ugei e Bené Berith Giovani, hanno ricordato l'emergenza che vive la popolazione darfuriana e, in particolare, hanno puntato l'attenzione sul dramma che colpisce i bambini, vittime principali del conflitto. Per l'occasione è stata allestita una mostra di disegni realizzati dai piccoli rifugiati nei campi profughi che testimoniano come i loro occhi vedono la guerra.
La Corte penale internazionale lo scorso novembre, dopo aver visionato 500 composizioni dei bambini che hanno trovato accoglienza nel vicino Ciad (raccolte dall'associazione Waging Peace) ha annunciato che hanno valore di prova nel procedimento per crimini di guerra e contro l'umanità commessi in Darfur durante i cinque anni di conflitto. I disegni mostrano attacchi che colpiscono civili e bambini, case date alle fiamme in villaggi distrutti, decapitazioni, corpi senza vita in pozze di sangue, donne incatenate tra loro per essere trascinate via e fosse comuni.Molti degli autori di queste opere non hanno più padri o fratelli, rimasti uccisi in Darfur. Nei disegni si vedono anche elicotteri con mitragliatrici, carri armati con la bandiera sudanese, militari in divisa affiancati dai miliziani Janjaweed a bordo di veicoli dotati di mitragliatrice. Gli aggressori sono sempr e ritratti con la pelle chiara, mentre le vittime hanno la pelle scura.Per denunciare la ‘distruzione’ dell’infanzia in Darfur, l'edizione del Global Day del 2008 è dedicata proprio ai bambini. Ogni giorno 75 di essi si spengono per la di fame.
“In Darfur si continua a morire – sottolinea Antonella Napoli, presidente di Italians for Darfur – e le azioni dell'Onu risultano essere sempre poco efficaci. La risoluzione 1769 che nel luglio 2007 è stata approvata all'unanimità dal Consiglio di sicurezza dell'Onu, una sorta di 'road map' sudanese che di fatto però non sancisce il disarmo dei ribelli e il cessate il fuoco definitivo, non riesce ad essere attuata a pieno. Troppo distanti le posizioni e gli interessi dei membri del Consiglio permanente: da una parte chi difende il governo del Sudan, considerato ispiratore delle violenze nei confronti dei darfuriani, dall'altra quei paesi che aspirano a mettere le mani sul greggio sudanese. Nel mezzo il Darfur. Un paese poverissimo dove si continua a morire per un mare di petrolio. E' per questo che serve una pressante ed efficace mobilitazione mondiale&rdqu o;.
“E’ importante che vi sia la mobilitazione del mondo della cultura e dell’espressione internazionale su questioni come il Darfur – affermano Giorgio Santelli e Stefano Corradino, direttori di Articolo 21e – su tutte le vicende che riguardano la difesa dei diritti umani del mondo. Ed è importante che grandi personaggi, come Gorge Clooney, siano in prima fila nella mobilitazione complessiva, come quella del Darfur organizzata, in Italia, da Italians for Darfur insieme ad Articolo 21. Noi continueremo a farci promotori come associazione, grazie ai tanti nostri iscritti appartenenti al mondo del cinema, del teatro, della cultura e del giornalismo, per la nascita di una grande rete internazionale di “artisti per i diritti umani” affinché nei loro spettacoli, nei loro concerti, nel loro rapporto artistico con la gente, vi sia sempre spazio per una parol a, per un atto anche simbolico, a difesa dei diritti umani nel mondo. Oggi per il Darfur ma anche per il Tibet e per le tante aree del mondo dove la libertà viene calpestata, negata, offesa”.
“Maggiore attenzione deve essere prestata ai minori vittime del conflitto nel Darfur – ha dichiarato Gabriele Eminente, direttore della Sezione Italiana di Amnesty International – “Tutte le parti in conflitto devono fermare immediatamente gli attacchi contro i civili; gli stati membri delle Nazioni Unite e dell’Unione africana devono garantire il completo dispiegamento della missione UNAMID e dotare la missione di risorse adeguate; devono inoltre assicurare l’effettiva protezione di tutti i civili e in particolar modo dei bambini”.
“Noi, nipoti dei sopravvissuti e custodi della memoria – sottolinea Daniele Nahum, Presidente dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia – abbiamo il compito di svegliare la coscienza e l´opinione pubblica affinché un altro genocidio non passi nell´indifferenza collettiva come è successo sessanta anni fa. Dal 2003 in Darfur, come riconosciuto formalmente dalla comunità internazionale, è in atto uno sterminio di massa. Per questo, ci appelliamo alle Istituzioni ed alle forze politiche del nostro Paese, affinchè adottino dei provvedimenti immediati nell'ambito del diritto internazionale umanitario per fermare questo massacro”.

Uno di questi è l'arresto di Ahmad Harun, un ministro del governo sudanese, e Ali Kushayb, uno dei capi della milizia Janjaweed, condannati per crimini di guerra dal Tribunale Penale Internazionale. Italians for Darfur, in collaborazione con altre ONG e la Save Darfur Coalition, ti invita pertanto a firmare l'appello per la campagna internazionale “Wanted for War Crimes”.

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