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Uscire dalla guerra

di Giovanni Sarubbi

Mentre si blatera sul nulla in campagna elettorale, il nostro paese non solo partecipa alle guerre in corso ma in Italia ci si esercita per nuove guerre.

USCIRE dalla guerra, far rientrare tutti i soldati italiani attualmente impegnati in missioni estere, chiudere tutte le basi militari USA nel nostro paese, bloccare definitivamente tutte le produzioni militari di cui il nostro paese è uno dei maggiori produttori mondiali a cominciare dalle armi cosiddette leggere; riconvertire a produzioni civili le industrie militari. Sono queste le idee su cui riteniamo sia necessario sviluppare un vasto movimento di popolo che sposti le ingenti risorse destinate alla guerra, e sono diverse decine di miliardi di euro per la sola Italia, verso il benessere della società, verso le scuole, gli ospedali, la salvaguardia dell’ambiente che le guerre e le produzioni militari connesse stanno irrimediabilmente distruggendo.
Siamo in piena campagna elettorale e siamo in piena guerra, che dura oramai da sette anni, ma è come se noi vivessimo in un altro mondo. La questione della guerra semplicemente non esiste nei dibattiti politici di queste settimane. Anche quelle liste, poche in verità, che hanno la questione della guerra nei loro programmi, c’è l’hanno al quindicesimo posto, con formule molto ambigue, come se si avesse paura di dire le cose per quelle che sono o, peggio ancora, come se fosse un fatto secondario, di nessuna importanza, come una semplice influenza che passerà, come se bastasse qualche briciola di salario in più o di pensione in più a farci sentire più tranquilli.
E intanto in Iraq i morti civili sono oramai oltre settecentomila e la maggioranza sono bambini innocenti che nessun male potevano fare a chicchessia e poi ci sono donne e vecchi e poi ci sono milioni di profughi. In Afghanistan i massacri di donne, vecchi e bambini sono oramai quotidiani. Massacri di cui, a parte i siti internet schierati contro la guerra, nessun mezzo di comunicazione parla e di cui anche il nostro paese porta la responsabilità perchè a quella guerra partecipa.
Parlano invece solo di ciò che gli eserciti sul campo vogliono far sapere. E come in tutte le guerre i nemici sono tutti terroristi, cattivi e perfidi e i civili uccisi “effetti collaterali” la cui responsabilità va attribuita proprio ai “terroristi” che si ostinano a combattere. Facevano lo stesso anche i tedeschi durante la seconda guerra mondiale.
Uscire dalla guerra è assolutamente necessario, è la cosa principale da fare oggi e da fare subito. Non soltanto per l’Italia ma per l’intera umanità che sta già vivendo una nuova e frenetica corsa agli armamenti da far impallidire tutte quelle precedenti con spese militari che hanno superato i 1200 miliardi di dollari annui e con nuove e più terribili armi, come se quelle finora esistenti non fossero già di per se terribili.
Non si può più continuare così. La guerra toglie il futuro alle giovani generazioni e quindi all’intera umanità. La guerra toglie qualsiasi futuro ai paesi poveri dove vengono finanziate guerre a ripetizione per impedire che quelle popolazioni possano prendere coscienza dei propri diritti e della possibilità di una vita degna di essere vissuta. Dove non arrivano le malattie, AIDS in testa, li arrivano i mercanti di armi che sono responsabili di immani genocidi in particolare in Africa.
Occorre uscire dalla guerra per ridare un futuro ai popoli dei paesi poveri che pagano con miseria, morte per fame, mancanza di acqua e guerre l’ingordigia del mondo capitalista che è oramai diventato un mostro insaziabile che tutto divora e tutto distrugge.
E proprio ieri 1 aprile, sembra uno scherzo ma non lo è, è iniziata in Sardegna, all’aeroporto cagliaritano di Decimomannu, una esercitazione aerea internazionale che durerà sino al 18 aprile, denominata Spring Flag 2008, a cui parteciperanno 76 aerei militari, 2000 militari da sette diversi Paesi e osservatori da Algeria, Brasile, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Finlandia, Giordania, Kuwait e Romania. E non mancheranno una quindicina di addetti militari accreditati in Italia e le giovani leve dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli perché il loro mestiere è la guerra e nessuno potrà dire di non saperlo visto che alla guerra vengono addestrati. Fra gli aerei italiani ci saranno 4 Eurofighter Typhoon del 4° stormo di Grosseto, 2 Eurofighter e 4 Tornado IDS del 36° stormo di Gioia del Colle, 5 Tornado IDS del 6° stormo di Ghedi, 5 AMX da Istrana e da Amendola, 6 Tornado ECR dal 50° stormo di Piacenza, 4 MB-339 da Lecce, 3 SF-260 da Latina, un G222 dal 14° stormo di Pratica di Mare e 3 Harrier AV8 del Gruppo Aereo della Marina Militare da Grottaglie. Di tutto di più per un programma di “giochi di guerra”, così li chiamano, che ha lo scopo di dimostrare la capacità dell’Aeronautica militare italiana di coordinare forse aeree di quelle che l’amministrazione Bush definisce “coalizioni dei volenterosi”, cioè di coloro che, anche al di sopra o contro il parere della maggioranza dell’ONU e in spregio a qualsiasi diritto internazionale, sono disponibili a condurre guerre di aggressioni a paesi ricchi di materie prime quali il petrolio come sta avvenendo in Iraq o in Afghanistan.
Anche queste imponenti esercitazioni avvengono nel più assoluto silenzio delle forze politiche, anche di quelle che si dicono pacifiste. Eppure palese è la violazione dell’articolo 11 della Costituzione che ripudiando la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali allo stesso modo ripudia l’esecuzione di esercitazioni militari finalizzati alla realizzazione di conflitti internazionali.
Non ci sono soldi per gli stipendi dei lavoratori o per i pensionati, ma ci sono i soldi, e sono tantissimi, per esercitazioni militari e poi per le guerre che a tali esercitazioni necessariamente seguono. Non ci sono soldi per la vita ma ce ne sono tantissimi per la morte, per l’inquinamento e la distruzione dell’ambiente.
Non sappiamo ovviamente chi vincerà le prossime elezioni. Noi ci auguriamo che non sia la destra propugnatrice di idee razziste e guerrafondaie. Ma chiunque vinca ci auguriamo che si riesca a ricostruire dal basso un movimento unitario che ponga il tema dell’uscita dell’Italia dalla guerra , con tutto ciò che ne consegue, all’ordine del giorno della politica e lo faccia in modo che nessuno possa dire “io non lo sapevo”, “io non c’ero quando è stato deciso la guerra”, “io ero contrario alla guerra ma nessuno mi ha avvisato”.
C’è bisogno che il tema dell’uscita dalla guerra sia portato avanti con tenacia, qualunque sia il governo in carica perché sul tema della guerra non vi sono “governi amici”, almeno fino a quando si permetterà che ci siano fabbriche che producono armamenti ed un uso delle risorse ingordo e finalizzato all’arricchimento di singoli.
Occorre uscire dalla guerra, occorre uscire dalla guerra, occorre uscire dalla guerra, occorre uscire dalla guerra, occorre …(Ildialogo.org)

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