IL MOLISE STRACCIA IL PROTOCOLLO DI KYOTO

Il presidente APER
Roberto Longo

LETTERA APERTA AI RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI MOLISANI

La promessa di 1000 MW di nuova energia eolica – contenuta nelle due
proposte attualmente in esame da parte del Consiglio regionale Molisano –
nei fatti corrisponde a nessuna realizzazione. La Regione contro l’Europa. Il
Molise ostacola la diffusione delle rinnovabili e pregiudica il raggiungimento
degli obiettivi del protocollo di Kyoto.
Ultima fra le Regioni a tentare il colpo contro l’eolico, anche il Molise boicotta
consapevolmente il raggiungimento da parte dell’Italia degli obiettivi comunitari al
2020 in materia di energia da fonti rinnovabili. Boicotta quando invece dovrebbe
creare coesione sociale e promuovere lo sviluppo integrato delle rinnovabili nel
territorio. Il Consiglio regionale del Molise, che pubblicamente promuove di sé
un’immagine pro-rinnovabili, in realtà mosso da pregiudizi ideologici anti-eolico sta
per approvare due provvedimenti volti a contrastare illegittimamente lo sviluppo
dell’eolico nella regione.
I provvedimenti ipotizzati sono antistorici e distorti: dall’applicazione puntuale delle
norme, ne scaturirebbe una vera e propria paralisi del settore. Anzitutto, le proposte
indicano soglie massime consentite e non obiettivi minimi da perseguire, così come
nello spirito di tutte le direttive europee. Poi, con il pretesto dell’introduzione di zone
di rispetto, si estendono ulteriormente e arbitrariamente le aree già oggetto di
limitazioni, e si raggiunge il risultato di vincolare troppa parte del territorio molisano:
le limitazioni imposte oltre a essere tecnicamente errate e prive di senso, non
appaiono sorrette da valide motivazioni legate alla tutela del territorio stesso, e sono
perciò squilibrate rispetto allo scopo perseguito, violando così il principio generale di
proporzionalità.
Anche per quanto riguarda l’off shore la situazione non è diversa: la Regione
arbitrariamente decide di sfidare lo Stato, invadendone consapevolmente la sfera di
competenza. Pur essendo il rilascio dell’autorizzazione unica necessaria alla
realizzazione e all’esercizio degli impianti di competenza del ministero dei Trasporti,
si vieta la costruzione di parchi eolici off-shore, arrivando a considerare l’intero
territorio del mare come una zona protetta.
In sintesi, si dimostra quanto sia prioritario che lo Stato chiaramente indichi
in modo univoco quanto è concesso alle Regioni, e cosa è invece loro vietato.
E poi la perdita annunciata per l’economia: i provvedimenti potrebbero essere
addirittura retroattivi, coinvolgendo quindi anche investimenti già in corso e che
giocoforza saranno sottomessi alla mannaia del provvedimento. Quanti soldi, quale
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perdita per il territorio, e chi ne risponderà di fronte ai cittadini e alle imprese? In
questo modo, di fatto, vengono bloccati da un lato milioni di euro di investimenti,
dall’altro i Comuni si precludono possibilità di sviluppo del territorio, con potenziali
ricadute sull’occupazione.
Il caso molisano dimostra ancora una volta che, senza un attento coordinamento e
controllo da parte dello Stato della delega conferita alle Regioni in materia di energia,
l’Italia non raggiungerà gli obiettivi comunitari concordati.
APER chiederà allo Stato italiano l’esercizio dei poteri sostitutivi nei
confronti delle Regioni inadempienti e segnalerà la responsabilità e il
boicottaggio consapevole degli obiettivi europei ed italiani in materia di
sviluppo delle rinnovabili al 2020 da parte di provvedimenti regionali come
quello molisano.
L’Associazione, qualora fosse necessario, non mancherà di denunciare l’inerzia del
Paese innanzi alla Commissione Europea per il mancato rispetto e la mancata
implementazione delle direttive comunitarie a favore della promozione delle fonti
rinnovabili, così come aveva già fatto in occasione dell’entrata in vigore del decreto
legislativo 387/2003.
APER tornerà quindi da protagonista a lamentare a Bruxelles l’eventuale inerzia nel
contrastare i provvedimenti non coerenti con il piano di azione “Clima ed Energia”
della primavera 2007, che anche l’Italia, come gli altri 26 Paesi dell’UE, si è
impegnata ad attuare attraverso obiettivi vincolanti di promozione delle fonti
rinnovabili.
L’incoerenza della disciplina molisana va vista in un’ottica più generale e
meno locale, e va fermata!

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