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LUGANO: CHIUDONO LE OFFICINE FRANZI

di Claudio Pozzetti

I SINDACATI CGIL (ITALIA) E UNIA (SVIZZERA) A FINACO DEI 112 FRONTALIERI COINVOLTI

Nuovi segnali preoccupanti per l'occupazione dei frontalieri italiani in Canton Ticino: rischiano di chiudere le Officine Franzi di Lugano, un'azienda con 130 anni di attività, suddivisa in due settori principali, il metalmeccanico e quello della metalcostruzione; per quest'ultimo in particolare non sembra esserci alcuna possibilità si sopravvivenza.
Il 15 marzo il Tribunale d'appello di Lugano aveva concesso l'effetto sospensivo parziale al fallimento delle officine, ma oggi si apprende che il medesimo organismo ha negato la moratoria concordataria richiesta al fine di tentare di salvare almeno il settore metalmeccanico.
Le Officine Franzi occupano 122 dipendenti, di cui ben 112 sono frontalieri italiani, provenienti per la maggior parte dalla provincia di Como, in particolare la zona di Porlezza e dell' alto Lario, oltre che da Como città e hinterland; gli altri dalla provincia di Varese, soprattutto dalla zona di Pontetresa.
Il sindacato svizzero UNIA è in questo momento ancora impegnato in un estremo tentativo per cercare una soluzione: la CGIL, come sempre, si schiera con i lavoratori frontalieri per la difesa del loro posto di lavoro e, in ogni caso, li invita, insieme ad UNIA, a rivolgersi con fiducia al sindacato che darà loro qualsiasi tipo di assistenza.
Chiediamo un impegno a favore dei lavoratori anche alle istituzioni, alle altre forze sociali, politiche ed economiche e agli organi di informazione.

Responsabile nazionale CGIL frontalieri, Consigliere CGIE

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