SE LA SCHEDA NON VA ALL’ ELETTORE…..

Ritardi e disguidi nelle operazioni di voto a Madrid. Ecco la mia esperienza…

Siamo proprio fortunati noi italiani all'estero. Facciamo parte di quella categoria di cittadini privilegiati che possono vantare il diritto di voto pur non risiedendo nel proprio Paese. Un importante modo per mantenere viva l’italianità che ci contraddistingue e che amiamo ostentare all’estero. Questo, ovviamente, se la macchina elettorale funziona a dovere. Due anni fa per esempio, in occasione delle consultazioni amministrative che portarono alla formazione del Governo Prodi, il plico elettorale arrivò puntuale nella mia cassetta delle lettere e mi permise di esprimere comodamente da casa la mia preferenza.

Due anni fa per esempio, in occasione delle consultazioni amministrative che portarono alla formazione del Governo Prodi, il plico elettorale arrivò puntuale nella mia cassetta delle lettere e mi permise di esprimere comodamente da casa la mia preferenza. Fu una bella sensazione quella di far sentire la mia voce seppur da lontano e fu ancor più intensa vista l'importanza decisiva che a posteriori ha avuto il voto degli italiani all'estero. Nel bel mezzo della XV legislatura, l'instabilità politica derivata dall'attuale legge elettorale ci ha portato a dover nuovamente esprimere una preferenza e si è così rimessa in moto la macchina elettorale.
Questa volta però sembra che qualcosa si sia inceppato. Ecco la mia esperienza…
Scaduto il termine ultimo per ricevere il materiale a casa e preoccupato per il mancato recapito dello stesso, contatto il Consolato Italiano a Madrid che mi informa prontamente con una e-mail: “il nominativo indicato in calce [cioè il mio] è iscritto nell' elenco degli elettori residenti all'estero fornito dal Ministero dell'Interno, e pertanto allo stesso è stato inviato il plico elettorale nei termini e modalità stabilite dalla legge”. Dopo questa rassicurazione mi rilasso e attendo qualche altro giorno per permettere al servizio postale di smaltire il cumulo di plichi elettorali che aveva evidentemente intasato il sistema. Niente. La mia cassetta delle lettere rimane deserta.
Lo confesso il voto mi sta molto a cuore e allora comincio a chiedere permessi lavorativi per potermi recare all'ufficio elettorale in un orario peraltro estremamente agevole per qualunque lavoratore 10 – 13 / 15.30 – 17.30. Si dirà: “Facile, scegli un giorno e ti organizzi!” Falso! Si tratta infatti di una non-scelta: né il lunedì né il giovedì poiché dedicati ai connazionali di madrelingua spagnola e neanche il mercoledì perchè attualmente sospeso a causa della preparazione delle liste elettorali (meno male che si preparano!). Non mi resta molta scelta, per cui mi presento il venerdì mattina costretto ad una levataccia fantozziana per evitare la celeberrima fila chilometrica di fronte alla cancellata del Consolato e finalmente, dalla porta di servizio, ritiro l’agognato plico.
Ora, io fortunatamente vivo a 50 metri dalla sede consolare e, come ho già riferito sopra, ho particolarmente a cuore il tema politico, ma mi domando: quante persone hanno la volontà, la pazienza (o forse sarebbe meglio chiamarla testardaggine), il tempo, il senso del dovere, necessari per esercitare questo diritto? È proprio il caso di dire che questa volta la scheda non è andata all'elettore; è l'elettore che è andato alla scheda. Naturalmente non è finita qui. L’evidente ritardo che rende ormai impraticabile l’invio per posta del plico a causa del termine perentorio fissato per il giorno 10 Aprile, mi costringe (altra giornata in Consolato) alla consegna delle schede “a mano”. Cosa peraltro non scontata dato che oggi nel bel mezzo della porta laterale di Calle Cristobal Bordiu troneggiava un bel cartello con la scritta “Ufficio elettorale chiuso”.
Certo, del resto, perchè mai tenerlo aperto visti tutti i problemi di mancata consegna – come testimoniava la turba di italiani perplessi ed attoniti di fronte all’avviso? Rompo questa surreale situazione di inebetimento generalizzato suonando vigorosamente il campanello e riesco a parlare con un carabiniere di servizio che si rifiuta di accettare la busta sigillata insistendo sul fatto che, trattandosi di un voto per corrispondenza, doveva essere espletato per posta. Ineccepibile, tranne per il fatto che se in 10 giorni non avevo ricevuto il plico elettorale che avrebbe potuto fare il povero sistema postale nelle quarantotto ore rimanenti?
Data l’insistenza e compresa la mia fermezza, il malcapitato milite dell’Arma getta la spugna e mi fa parlare con un’altra persona che con il sorriso sulle labbra mi ringrazia per essere passato a consegnare la busta e mi saluta cordialmente. Missione compiuta! Avevo votato! Ad onor del vero bisogna dire che sul sito del Consolato si specifica che a causa dell’aumento del 400% dell’utenza di concittadini, i servizi consolari possono soffrire alcune irregolarità. Ma nonostante ciò, è possibile che per esercitare un diritto-dovere così fondamentale e scontato il cittadino debba accollarsi quella che più che ad un banale voto per corrispondenza assomiglia ad un’erculea fatica?
Possibile che ci fossero difficoltà oggettive per consegnare il voto faticosamente conseguito? E ancora, possibile che non si possa organizzare, che ne so, una consegna controfirmata delle schede, una sezione elettorale vera e propria nella sede Consolare? Le risposte le attendiamo tutti, magari dal prossimo Governo, magari dai responsabili Consolari.
In queste condizioni il voto rischia di diventare una ridicola formalità di facciata ed il privilegio di cui si diceva in apertura una mera illusione. Meditate gente, meditate…

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