di TOMMASO MERLO
Nella noia mortale che accompagna l'ennesima campagna elettorale, le idiozie politiche di Ferrara offrono paradossalmente un segno di speranza. Non è vero che la politica è morta, è morta una classe dirigente (anche se non se non lo vuole ammettere) e il periodo storico ad essa legata. Cosa confermata dai contestatori di Bologna come dai milioni di disillusi che si tengono alla larga dai candidati. E' del resto un fatto appurato che nonostante gli sforzi, i protagonisti del calderone pseudo moderato non sono più in grado di toccare i nervi della società. Nervi tesi per colpa di una qualità della vita in drammatica ascesa, e che dovrebbero quindi scattare al minino stimolo, al minimo fronzolo retorico. Ed invece no, un immenso alone di triste disillusione avvolge tutto ciò che è campagna elettorale, tutto ciò che è politica.
Situazione attribuibile semplicemente alla credibilità. Quel sentimento che vige nelle relazioni tra uomini in tutte le arti e mestieri, e quindi, in teoria, anche in politica. La credibilità ci permette di aver fiducia nella capacità dell'altro di fare quello dice, di comportarsi come dice di essere. Un sentimento faticoso da conquistare ma facile da perdere soprattutto per chi si propone addirittura come rappresentante politico. La classe politica italiana ha perso la sua credibilità non perchè ha fatto male, ma perchè non ha fatto nulla, o comunque ha fatto molto meno delle aspettative e i problemi si sono accumulati indegnamente. Un deserto di risultati agghiacciante, e oggi, sull'orlo del baratro, non interessa a nessuno se è colpa dell'incompetenza, della malafede, dell'avversario o di chi sa chi. Quel che conta è uscirne anche da soli.
La situazione si è deteriorata con i cicloni degli scandali che periodicamente hanno attraversato il deserto di fatti ed idee. Solo fino a qualche anno addietro bastavano le promesse per animare le campagne elettorali, ma oggi, nel deserto odierno, gli italiani non riescono più nemmeno a credere ai miraggi. Ebbene, a Bologna Ferrara viene giustamente preso a pesci in faccia mentre solo qualche mesa addietro, la stessa piazza era colma di giovani intenti a mandare accorati vaffa alle nomenclature. Segno che toccati i nervi, sia in positivo che in negativo, il corpo sociale reagisce eccome. Gli italiani che oggi girano canale quando trovani i soliti noti che li intortano in tv, stanno in realtà solo aspettando l'opportunità per riprendersi il ruolo che gli spetta nella vita politica del proprio paese. E' solo questione di tempo.