Lettera aperta di Franco Narducci agli operatori della promozione della cultura italiana all’estero

Ritengo che gli Istituti Italiani di Cultura debbano essere un perno essenziale della nostra presenza nei diversi Paesi che li ospitano e un reale fattore di sviluppo culturale e civile delle nostre collettività.

Sono certo che la cultura, la nostra cultura nella sua accezione più larga, debba oggi, più che in passato, assumere una posizione di primo piano nel dibattito politico e nella crescita morale e civile del Paese, sia dentro che fuori i confini nazionali.

Dobbiamo però rilanciare la presenza all’estero della nostra politica culturale avendo ben chiaro il mutato contesto internazionale, soprattutto in Europa, per adeguarvi gli strumenti e i traguardi a cominciare da quelli più tradizionali, come la diffusione della nostra lingua.

Certo l’italiano non è ovviamente una lingua veicolare, ma non può e non deve essere considerata una mera “lingua della memoria”. L’italiano è una lingua viva e il dinamismo della nostra società civile e della nostra cultura nel mondo lo testimonia legittimandone la presenza a pieno titolo. Anche all’interno di una “emigrazione” non più espressione di stenti, separazioni e ricongiungimenti, ma come elemento di diffusione di preziosa intelligenza e coraggiosa iniziativa.

Proprio per questo ho presentato in Parlamento, e mi impegno a seguirla nella prossima legislatura, se rieletto, la riforma della legge 153/1971 tenendo ben presente tutti gli elementi nuovi e aggiuntivi emersi nel corso della XV legislatura. L’obiettivo è quello di sostenere iniziative per la diffusione della lingua italiana che rafforzino il legame tra i giovani nati all’estero e la terra d’origine superando i tradizionali steccati degli interventi assistenziali della vecchia concezione legislativa.

Così come mi impegno a presentare una proposta di legge per la revisione della legge 401/90 che riformò gli Istituti Italiani di Cultura, per potenziarne le strutture in termini di risorse umane, economiche e strumentali al fine metterli realmente in condizione di offrire ad alto livello iniziative per la diffusione della cultura italiana nel mondo, in una visione che valorizzi anche il ruolo delle università italiane e che promuova la riscoperta in termini culturali della memoria della diaspora italiana. Io credo che si debba fare degli Istituti di Cultura una vera e propria leva per la politica culturale all’estero, una sorta di “casa d’Italia” dove vengono attuate e coordinate tutte le iniziative in materia culturale e dove possano alloggiare tutte le persone “affette da italsintonia”.

Spero di poter contare sull’appoggio degli operatori culturali all’estero. Da parte mia sono e resterò aperto ad ogni segnalazione o proposta che si riterrà utile farmi pervenire.

Augurando un proficuo lavoro, saluto con la più viva cordialità

On. Franco Narducci

www.franconarducci.com

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