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PENSIONATI IN ITALIA E ALL’ESTERO

In Italia milioni di cittadini sono pensionati e vedo alcune autentiche ingiustizie che vorrei cambiare nella prossima legislatura. In particolare trovo ingiusto che nel determinare le pensioni minime si debba tener conto del reddito del coniuge nei riguardi di persone che non hanno altri redditi e spesso hanno comunque pagato anni di contribuzione, pur non sufficienti al minimo. Ho in mente il caso concreto di una signora ultrasessantenne che ha versato 13 anni di contributi, il cui marito guadagna 18.000 euro l’anno (ovvero una pensione mensile di 1.500 euro, non mi sembra una mostruosità!) ma che per questo non ha diritto neppure alla pensione minima o sociale: non è giusto! Almeno dovrebbe prendere i 13/20 del minimo visto che ha pagato per anni i contributi oppure che – quantomeno – le siano rimborsati i soldi pagati e non utilizzati, debitamente rivalutati ISTAT!
Per quanto riguarda invece I PENSIONATI ALL’ESTERO i problemi sono molto più complessi e coinvolgono una buona parte dei nostri connazionali, spesso in difficoltà economiche e che non godono neppure dei servizi sanitari che comunque ci sono in Italia. Su proposta di una ASSOCIAZIONE DI PENSIONATI ITALIANI che opera nel continente americano sottopongo una serie di spunti che mi sembrano assolutamente condivisibili e che quindi inserisco nel programma elettorale del PDL per l’estero:
1) I pensionati italiani residenti in un qualsiasi paese estero che si iscrivono all' AIRE (anagrafe degli italiani residenti all’estero) hanno diritto alla detassazione della pensione(come in Italia), ma non hanno diritto all'assistenza sanitaria che c’è in Italia. Perchè allora non vengono stipulate dallo Stato delle polizze di assicurazione internazionali per tutelare la propria salute e quella dei familiari nella nazione in cui si trovano? Bisogna andare ben oltre i piccoli tentativi che sono stati messi in atto e che prevedono comunque un rimborso successivo alle prestazioni imponendo l’anticipo delle somme spese.
2) Occorre garantire che il pensionato che si iscrive a l'AIRE non deve essere cancellato comunque dalla assistenza in Italia, perche' continua a pagare le tasse in Italia e quindi deve poterci ritornare in caso di necessità di cura, senza i limiti dei 3 mesi di assistenza.
3) Ai cittadini italiani residenti all'estero ed iscritti AIRE che si trovano in condizione di obbiettivo bisogno deve essere riconosciuto dallo stato italiano uno speciale assegno mensile che però non può essere di 90 euro come da proposta (peraltro rimasta inapplicata) del governo Prodi, ma parametrata alla pensione sociale minima italiana.
4) Va verificata l’organizzazione dei patronati e soprattutto dei “corsi di formazione” organizzati all’estero dai sindacati che spesso coprono autentici sprechi: da un risparmio per queste voci salterebbero fuori buona parte dei fondi necessari per una vera assistenza ai connazionali più bisognosi!

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